“Il sito archeologico di Ponte del Diavolo tra vecchi dati e nuovi aggiornamenti”. Di questo si parlerà nel secondo importante evento previsto a Ponticelli il 15 settembre, alle ore 17, nell’ambito del progetto di valorizzazione dell’antica Via del Sale denominato “L’archeologia della Via del Sale come strumento di marketing territoriale”, commissionato dalla locale Università Agraria e finanziato dal Consiglio Regionale del Lazio. Presso l’Auditorium “Antica Via del Sale” sarà presentato per la prima volta il rilievo fotogrammetrico del Ponte del Diavolo, realizzato con l’ausilio di moderne tecnologie dalla Cattedra di Topografia Antica del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza – Università di Roma.
Relatori del convegno saranno Francesca Lezzi (Museo Civico di Rieti), Carlo Virili (Sapienza Università di Roma), Laura Ebanista (Sapienza Università di Roma), Alessandro Jaia (Sapienza Università di Roma).
Il Ponte del Diavolo è un monumento ascrivibile al periodo romano (II secolo a.C.), la cui funzione rimane ancora in parte avvolta nel mistero. Per il futuro la realizzazione di una carta archeologica relativa all’intera area, compresa tra Ponticelli e Scandriglia, sarà cruciale per la messa in sicurezza delle aree archeologiche e di conseguenza per una valorizzazione turistica.
Fenomeni di furto dei reperti sarebbero stati subiti, in particolare dalla villa dei Bruttii Praesentes, durante precedenti campagne di scavo, fin dagli anni Novanta e a partire dal 1800. Come ricordato nel convegno del 29 luglio dall’archeologa Francesca Lezzi, «Questo progetto rappresenta una continuità con le attività svolte dalla Soprintendenza, venticinque anni fa vennero effettuati scavi che interessarono una piccola porzione della villa, per estensione paragonabile a Villa Adriana. Furono rinvenute molte emergenze archeologiche, poi però fu necessario ricoprire per difendere l’area da continui atti di vandalismo. Ad esempio le terme hanno subito una grave devastazione, qui tutto è stato smontato e distrutto». Anche le strutture romane realizzate in opera mista e ricorsi di laterizi sono purtroppo danneggiate, avendo risentito di saccheggiamenti sin dall’Ottocento.
Nella metà del XIX secolo, con l’obiettivo di recuperare e vendere sul mercato la statuaria, noti antiquari portarono avanti gli scavi nella villa dei Bruttii Praesentes. Lo Stato Pontificio inizialmente ne avrebbe bloccata la vendita, ma nel 1836 il ricco patrimonio scultoreo entrò nella collezione di Francesco Borghese, il quale per primo ebbe l’idea di creare un Museo Sabino. Altre sculture finirono nell’Acheillon di Corfù, villa dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria e Raffaele Carito. Tra le sculture rinvenute, le famose Muse. Uno studio sulla decorazione scultorea rinvenuta a Monte Calvo (2001), ad opera di Serena Brusini, chiarisce le caratteristiche del gruppo di muse ivi rinvenute. L’autrice, come riportato nell’Annuario della Scuola Archeologica di Atene, arriva a ricostruire una serie di nove statue di muse: Melpomene, Polimnia, Erato, Euterpe (Musa con nebrìs) stanti; Clio, Calliope, Talia, sedute; una Urania ed una testa di musa non identificata. Di queste, solo sei sono oggi alla Ny Carlsberg Glyptotekdi Copenhagen. La scultura di Satiro Danzante fu portata invece alla luce durante gli scavi della Villa sempre presso Monte Calvo, nel 1824. Restaurata intorno al 1830 da Bertel Thorvaldsen, venne nel 1834 acquistata dalla famiglia Borghese.
Chissà se nel futuro si potrà avere, a Ponticelli Sabino, un Museo riportando se non tutte, alcune sculture e comunque ospitando altro importante materiale archeologico rinvenuto nella villa durante la campagna di scavi degli anni Novanta e nel corso di future indagini archeologiche. Un ringraziamento particolare va dal presidente dell’Università Agraria Valter Petresca al Consiglio Regionale e al suo presidente Antonello Aurigemma, per avere creduto nell’ambizioso Progetto.