Abolizione delle province. Perché bisogna temerla

In un futuro poco lontano potremmo avere un consorzio per il monitoraggio della barbabietola o un proliferare di enti formativi con corsi sull’autostima!

È nelle intenzioni dell’attuale governo in carica abolire tutte le province. Bisogna aspettare del tempo, certo. La cosa non è così semplice e scontata soprattutto perché necessita di modifica costituzionale.

Le province, come tutti gli enti statali e parastatali esistenti hanno sofferto di un male tipico italiano, sono diventate dei grandi ammortizzatori sociali, in esse sono stati creati posti di lavoro inutili per il paese, ma utili alla sopravvivenza di chi vi lavora, per arricchire consulenti facendo loro «rivestire il nulla di pelle» (copyright non mio).

Mi spiego meglio facendovi un esempio. Uno dei momenti storici più importanti del nostro paese (dal 1958 al 1962) è stato segnato da quello che ricordiamo come boom economico, periodo in cui un’Italia piuttosto arretrata e uscita in ginocchio dal secondo conflitto mondiale, riusciva a risollevarsi rimboccandosi le maniche e diventando modello di sviluppo in tutto il mondo (sarebbe il caso per noi indegni successori andare a dare un’occhiata a quello che successe in quel frangente di storia, quanto sforzo profuso da milioni di persone che credevano in un futuro migliore, quante cose belle e funzionanti create con iniziativa, tanta buona volontà, e la creatività che tutto il mondo ci ha riconosciuto e invidiato nel tempo).

Pensate, le regioni italiane così come le conosciamo noi oggi non esistevano ancora. (Luglio del 1975 con la Legge n. 382). Solo questo vi basti per capire la loro (in)utilità nella vita di questo paese. Ecco, lo stesso dicasi delle province e di altri enti, utili solo a frenare lo sviluppo, ingegnerizzati per bloccare qualsiasi cosa funzioni.

Questo è il modo per loro di rendersi visibili, bloccando ciò che funziona. Ora, anche fossero abolite le province, il personale con contratto a tempo indeterminato che vi lavora, non potrebbe essere mandato a casa, e quindi continuerebbero ad esistere questi posti di lavoro. Accanto a quest’ultimi esistono una marea di consulenti e personaggi di nomina politica che vi galleggiano per tutto il mandato ricevuto.

Conoscete molto bene come me cosa può succedere in questi casi. Questi personaggi, finito il loro incarico non saprebbero cosa fare, nella migliore delle ipotesi non avrebbero più voglia di tornare a fare il loro lavoro, per due motivi molto semplici. Il primo, e forse il più importante, è lo stipendio spesso alto che si riceve rispetto a quello modesto o inesistente prima della loro nomina, il secondo perché di lavoro in questi posti se ne fa ben poco, spesso senza la responsabilità che caratterizza chi invece il lavoro deve procurarselo come i milioni di imprenditori.

Allora viene la parte tragica, che consiste nel fatto che a chi fuoriesce da questi grandi contenitori pubblici, si creano ad hoc posti nella migliore delle ipotesi di nessuna utilità per il popolo italiano, ma attraverso i quali gli interessati possano ancora sopravvivere, vivacchiare alle spalle di chi produce. Ecco spiegata la creazione di enti inutili.

Qui a Rieti in futuro potremmo aspettarci la costituzione di un consorzio/società per il monitoraggio della barbabietola, con un amministratore delegato, una presidenza con vice presidente, consiglio di amministrazione, dirigenti, funzionari, dipendenti, collaboratori, e soprattutto altri consulenti del nulla, e con milioni di euro dei poveri contribuenti andati in fumo. Oppure enti formativi con corsi sull’autostima a chi purtroppo si ritrova senza lavoro, magari a cinquant’anni, che nella vita ha tirato su famiglia superando una marea di ostacoli, ed ora si ritrova pischelli neolaureati o poco più che gli vogliono insufflare “problem solving” invece di aumentare le loro competenze tecniche (saper fare qualcosa di pratico) spendibili in altro settore lavorativo.

Tutto questo lo abbiamo già visto. Lasciamo le province così come sono, una loro eventuale abolizione sortirebbe effetti ancora più deleteri in questa nazione ormai sfibrata da un parassitismo senza fine. Altro che antipolitica e populismo.