Chiesa di Rieti

A edificare la Chiesa è solo l’amore

In una Cattedrale ancora interessata dai lavori di restauro resi necessari dai terremoti del 2016, si è svolta lo scorso sabato 9 settembre la liturgia nella solennità dell’anniversario della dedicazione

In una Cattedrale ancora interessata dai lavori di restauro resi necessari dai terremoti del 2016, si è svolta lo scorso sabato 9 settembre la liturgia nella solennità dell’anniversario della dedicazione. Un’occasione che ha visto il vescovo Vito presiedere l’Eucaristia appena tornato da una settimana di formazione per i nuovi vescovi di tutto il mondo. Si erano ritrovati in 130 a Roma da 37 paesi, per un percorso concluso in udienza dal Santo Padre. Una coincidenza che ha dato modo a mons. Piccinonna di chiedere a papa Francesco una preghiera speciale per la nostra Chiesa diocesana.

Un insieme di situazioni che suggeriscono la bellezza del ritrovarsi sotto le volte di Santa Maria, ricavandone l’immagine dell’universalità della Chiesa. «Ci sono gesti che superano la potenza delle parole – ha spiegato il vescovo – sostiamo nella nostra Chiesa madre, nell’anniversario della sua dedicazione, per ravvivare soprattutto la certezza della nostra comune dedicazione, iniziata nel giorno del battesimo». Una condizione che non è data una volta per sempre, ma troverà compimento «solo nella nuova Gerusalemme». Pellegrini sulla terra, troviamo nelle chiese, e nella Cattedrale in modo speciale, una casa da riempire con «il desiderio di rendere la nostra vita personale ed ecclesiale più eucaristica».

Le impalcature e i teli da cantiere in Santa Maria paiono suggerire che la Chiesa non è mai data una volta per tutte. Gli interventi sulle mura e sulle volte sono una immagine efficace dell’edificio spirituale, le cui pietre vanno sempre di nuovo cementate. E a legarle non sono «le nostre capacità, le nostre prestazioni, i nostri giudizi, ma solo l’amore» e «un’intima confidenza in Dio, che ci ricorda che siamo opera delle sue mani, un’opera che il Signore non abbandona».

Ecco allora che nella chiesa cattedrale si scopre il segno del desiderio di farsi vicini al Signore, la volontà di conoscerlo, la determinazione a conquistare grazie a lui una vita più autentica. Come accade a Zaccheo, che salito sul sicomoro per vedere Gesù si ritrova in casa trasformato. «Quando Dio entra nella vita, quando Dio entra per davvero nella nostra casa, tutto diventa nuovo, ricomincia la giustizia, matura la carità, si osano strade nuove», ha sottolineato il vescovo. «I nostri occhi siano così aperti notte e giorno verso gli altri, verso chi ci sta accanto ma aprendoci sempre più agli orizzonti del Mondo, passando per la casa e per le case, per le strade degli uomini e delle donne del nostro tempo, dai più vicini, ma comprendendo tutti e il nostro sguardo», il suo invito ai fedeli, con un pensiero particolare a quanti soffrono per il terremoto in Marocco.

All’inizio della liturgia don Vito ha rivolto un pensiero grato ai suoi predecessori, un richiamo che ha trovato eco nella sosta in preghiera, con il clero presente, davanti alla tomba del venerabile vescovo Massimo Rinaldi, prima del termine della Messa. L’occasione della solennità della Dedicazione è stata inoltre scelta per annunciare l’avvio dell’attività della Mensa Santa Chiara all’interno degli spazi recuperati del Seminario.