Proseguiamo nella lettura della “Evangelium Vitae”, enciclica scritta da Papa Giovanni Paolo II nel 1995, nel diciassettesimo anno del suo lungo e ricco pontificato.
Gli aspetti che cercheremo di approfondire riguardano temi importanti e attuali, come l’aborto, il rapporto con i diversamente abili, ecc, che sotto intendono un atteggiamento di fondo e un quadro valoriale di riferimento che la fede induce a guardare e comprendere con estrema attenzione.
Proprio al n. 12 dell’Enciclica il grande Pontefice affronta questo tema delicato e preoccupante, oggi più che mai di scottante attualità. Si tratta di una riflessione circa il senso e il valore della vita anche quando questa non si manifesta come ordinariamente l’uomo è abituato a sperimentare, una vita che può superare schemi e legittime attese, vite difficili, a volte segnate in modo drammatico dalla sofferenza.
La presenza di persone con disabilità, portatrici di particolari malattie o comunque di una qualche diversità, intacca equilibri personali e comunitari, provoca in qualche modo un’attenzione e un confronto con la propria coscienza. Spesso questa diversità è percepita come pericolosa perché in grado di mettere in discussione privilegi e sicurezze, prospettive e realizzazioni a cui aspirare, sono soprattutto vite che mettono l’uomo di fronte a delle responsabilità che preferirebbe evitare: dare amore anche a coloro che non solo non ricambiano allo stesso modo questo vissuto ma che costringono viverlo nella sofferenza e nel dolore.
Il Papa vuole in tal modo svelare quale effettive responsabilità si celano dietro un sì o un no alla vita: è davvero un atto d’amore abortire un feto con problematiche di carattere fisico o psichico ? Una tale scelta implica sempre e comunque evitare al feto una vita dolorosa oppure è più impegnativo per i genitori seguire un figlio con queste problematiche tanto da suscitare pietismo piuttosto che un impeto ancor maggiore di donazione e accoglimento?
Situazione difficile ma indiscutibilmente riducibile alla banale opzione dell’aborto per questioni sulle quali il potenziale bambino non può esprimersi?
Vivere, anche pochi giorni, anche in modo non ordinario, non è già un dono immenso? La qualità della vita è fondata veramente sulle opportunità materiali di cui si può godere oppure è data dalla qualità delle relazioni che l’uomo vive?
Il fatto è che la diversità chiama in causa spesso la debolezza e la fragilità. È proprio qui che si apre il solco che l’amore e la solidarietà può colmare. Ecco le parole del papa: «Chi, con la sua malattia, con il suo handicap o, molto più semplicemente, con la stessa sua presenza mette in discussione il benessere o le abitudini di vita di quanti sono più avvantaggiati, tende ad essere visto come un nemico da cui difendersi o da eliminare. Si scatena così una specie di “congiura contro la vita”. Essa non coinvolge solo le singole persone nei loro rapporti individuali, familiari o di gruppo, ma va ben oltre, sino ad intaccare e stravolgere, a livello mondiale, i rapporti tra i popoli e gli Stati».
In queste poche parole sono sintetizzate tante importanti indicazioni. Da una parte occorre riflettere proprio sulle caratteristiche dell’atteggiamento di fondo che l’uomo e la donna di fede deve avere nei confronti della vita, aspetto in qualche modo ripreso nelle righe appena più sopra. Dall’altra emerge una conseguenza sconvolgente: non si tratta di riflettere solo in termini individuali, la questione è assai più ampia perché investe la comunità mondiale intera. Gli attentati alla vita che l’umanità oggi mette in atto delineano uno spettacolo desolante e allarmante «[..] se pensiamo non solo ai diversi ambiti nei quali si sviluppano gli attentati alla vita, ma anche alla loro singolare proporzione numerica, nonché al molteplice e potente sostegno che viene loro dato dall’ampio consenso sociale, dal frequente riconoscimento legale, dal coinvolgimento di parte del personale sanitario» (n. 17).
Gli ambiti sono davvero molti: aborto, contraccezione, tecniche di riproduzione artificiale, diagnosi pre-natali, infanticidio, malati inguaribili e sui morenti, eutanasia, politiche contro l’incremento demografico, sterilizzazione, e altro ancora, per ciascun ambito occorre un approfondimento etico e teologico in grado di mettere l’uomo di fronte ad una verità da comprendere e accettare perché espressione dell’amore di Dio verso tutti e ciascuno ma questo sembra un percorso difficile e soprattutto è denso di contraddizioni.
Nell’Enciclica questi aspetti sono brevemente ricordati dal n. 13 al 16 e vale la pena leggerli con attenzione e umiltà.
Il Papa non manca di far emergere un paradosso inquietante al n. 18 che approfondiremo nei prossimi numeri: «[…] proprio in un’epoca in cui si proclamano solennemente i diritti inviolabili della persona e si afferma pubblicamente il valore della vita, lo stesso diritto alla vita viene praticamente negato e conculcato, in particolare nei momenti più emblematici dell’esistenza, quali sono il nascere e il morire».