Si è svolta il 27 gennaio presso l’Auditorium Varrone una iniziativa dell’Istituto Magistrale per celebrare la Giornata della Memoria. E l’occasione ha raccolto anche un ragionamento sul tema del vescovo Domenico, che ha riconosciuto l’importanza di «continuare a raccontare, prima di tutto a se stessi per non dimenticare, e poi a chi non ha vissuto la stessa esperienza ma può imparare da essa qualcosa di importante».
Un atteggiamento che mons. Pompili ha ad esempio riconosciuto nella figura del pittore Aldo Carpi, finito in campo di concentramento perché si era rifiutato di cacciare due ragazze ebree dalle sue lezioni di pittura.
Lui è sopravvissuto solo perché sapeva dipingere e ha resistito scrivendo un diario su minuscoli foglietti nascosti tra i colori. Il diario poi è stato pubblicato dai suoi figli, ed è una delle tante testimonianze che ci aiutano nel prezioso lavoro della memoria. Nei suoi quadri ha scelto di non dipingere direttamente il lager, ma di trasfigurare, attualizzare, rendere più ‘universali’ i suoi ricordi. Così per esempio nasce il quadro dell’arresto di Gesù bambino, inerme e benedicente, da parte di due nere figure, senza volto e in uniforme, che rappresentano il potere oppressivo, anche se magari legittimo. Un male che comunque non riesce a sconfiggere il bene, che continua a emanare la sua luce e ad accendere la nostra speranza.
«La memoria va conservata, per non ripetere gli stessi errori» ha sottolineato il vescovo. «Va raccontata in un linguaggio che renda comprensibili, presenti, vivi i fatti anche a chi non li ha vissuti. Va attraversata per guardare la realtà in altro modo, continuare a farsi domande ed essere sensibili di fronte al dolore di oggi e dalla parte di chi soffre ingiustamente».
«Perché anche dal dolore – ha concluso don Domenico – possa nascere qualcosa di buono, come si è augurata Etti Hillesum, morta ad Auschwitz, nel suo Diario: “Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e delle cose superflue di questa vita, è stato inutile”».
Foto di Massimo Renzi.