Siamo tutti invitati ai talk dell’ombelico

Il Califfato dell’Isis? Niente di drammatico. La crisi Ucraina-Russia? Bazzecole. La vera guerra è tutta a casa nostra e si svolge tra ombelichi: stasera riparte il confronto tra i talk politici e la fibrillazione se non è atriale poco ci manca. Prende il via il duello tra Rai3 e La7 alla conquista degli ascolti e dall’una e l’altra parte si schierano i campioni di categoria, adeguatamente equipaggiati di fidi aiutanti. Giannini-Benigni contro Floris-Crozza: l’intellettuale che si accompagna alla satira, coppie persuasive nel nome della superiorità ironica che rende leggero il pesante e zavorra di misura il frivolo.

Sarebbe banale ricordare il re e il suo giullare, quindi saltiamo la battuta facile e concentriamoci sulla disfida. I due cavalieri si fronteggiano da lontano, aspettando di misurarsi tra poche ore a singolar tenzone. La scelta delle armi (o degli ospiti, è uguale) è avvenuta e non resta che lanciarsi al galoppo, lancia in resta e comico a staffa. Certo, per non lasciar nulla al caso, (in caso appunto qualcuno avesse ancora dei dubbi se rifugiarsi nei Cesaroni), prima ancora di cominciare è comunque partita la macchina della polemica, vero e unico motore di trasmissioni che scontano una crisi di ascolti più temuta di quella della mezza età. Così si rincorrono le dichiarazioni e le accuse a mezzo stampa, seguite da smentite e precisazioni, attestazioni di stima e rimpalli pungenti.

Ma non sarà che si nutre la polemica solo per alimentare aspettative che celano il grande nulla? Il duello sarà su chi sa incalzare di più il politico di turno o su chi lo doma con maggior efficacia, al netto della frusta e dello sgabello? La stanchezza e la disaffezione sono patologia endemica per i programmi che si atrofizzano e il gridato in tv ha fatto il suo tempo. Avete mai seguito un talk senza volume? Provate, è un’esperienza antropologicamente formativa. Si capisce tutto lo stesso, anzi, meglio: la mimica e la gestualità, liberate dal velo delle parole a vuoto, rivelano senza ombre e in egual proporzione indifferenza e protervia, sarcasmo e insofferenza, smarrimento e ipocrisia, furbizia e ingenuità.
Guardarsi l’ombelico è un simpatico vizio dell’informazione e non solo in Italia, soprattutto quando a scontrarsi sul metaforico ring dell’audience è il diffuso complesso del “ve lo faccio vedere io”. Senza che il giorno dopo resti traccia di cotanto chiacchiericcio. Fu vera gloria? Ai telespettatori l’ardua sentenza. In fondo, oggi è il giorno della professionalità dei conduttori, domani quello delle giustificazioni dei direttori di rete.