Dal Concilio una donna senza “don”

Mercoledì 29 febbraio in cattedrale, la teologa Marinella Perroni, invitata dalla Consulta delle Aggregazioni laicali, ha tenuto una conferenza nell’ottica dei 50 anni dall’apertura del Vaticano II, centrando il tema della presenza del loro ruolo delle donne e nell’ultimo Concilio.

La teologa Marinella Perroni ha intrattenuto piacevolmente una cattedrale piena non solo di nonni pressoché disoccupati, ma anche di diversi giovani e ha raccontato il Concilio dal punto di vista delle donne con grande lucidità, senza risentimento e senza rimpianti, ponendo anche in luce episodi che oggi farebbero ridere il cardinale più retró. Ma cinquanta anni fa le cose non erano così scontate, soprattutto nella Chiesa. E il Concilio ha partorito documenti dalle grandi aperture con gestanti che si erano formati su documenti del 1500 che cristallizzarono la teologia medievale. Miracolo fu.

La teologa ha descritto la partecipazione timida e speranzosa, ma non troppo, delle donne teologhe di allora che non potevano ottenere titoli accademici e delle quali una sola aveva la capacità e la “faccia tosta” di tradurre all’impronta dal latino i dialoghi abbottonati di patriarchi per lo più conservatori.

Ha riconosciuto che i cambiamenti sono molto lenti nella Chiesa, quando si è voluto alludere al sacerdozio della donna o alla questione ministeriale in genere e che la piena partecipazione della donna alla vita della Chiesa non si esplica solo sul piano del ministero ordinato.

Ma da una teologa donna, pur se in una cattedrale cattolica in piena comunione con la Sede Apostolica, ci si sarebbe aspettata almeno una timida analisi riguardo alla questione del “potere” nella Chiesa non necessariamente associato al ministero ordinato, come per esempio l’amministrazione delle parrocchie e degli enti religiosi o il ministero della Parola nella liturgia da parte dei laici e quindi delle donne, quando il ministro ordinato fosse impossibilitato o impedito da ragioni di salute o di scarsa conoscenza della lingua, come accade sempre più spesso.

Ma la riflessione sul Concilio continua.