Un piano per l’Auditorium dei Poveri

Grazie alla sinergia di più realtà, questa mattina è stato consegnato l’Auditorium dei Poveri un pianoforte di buona qualità, messo a disposizione per arricchire l’offerta culturale e ed il ventaglio delle sue possibilità della sala.

È con lo sforzo congiunto di Confraternita degli Artisti, Confraternita di Misericordia di Rieti e Associazione Musikologiamo che arriva un pianoforte all’Auditorium dei Poveri. Una novità accolta con curiosità e positivo entusiasmo dalla comunità dei musicisti di Rieti già al momento della pubblicazione di una prima foto dello strumento su Facebook e Whatsapp.

A raccontarci qualcosa in più dello strumento è Silvio Ciampi, titolare dello storico negozio di pianoforti in via Vespasiano, a Roma, a due passi dal Vaticano. Informato del desiderio delle tre associazioni di dotare l’Auditorium dei Poveri dello strumento, ha preso in simpatia, sostenuto e deciso di accompagnare in prima persona il progetto, proponendo per la sala un bel “codino” Petrof: «È un ottimo strumento, in perfette condizioni, dotato di tutte le componenti originali. La tavola armonica è perfetta. Il buono stato del pianoforte si vede anche dalla tastiera in avorio: integra, senza segni, senza scheggiature. Da un certo punto di vista mi dà quasi un dispiacere: vuol dire che lo strumento è stato suonato poco».

Noi proviamo ad azzardare che il piano sia stato solo tenuto bene dai precedenti proprietari, magari perché molto amato. Ma il signor Ciampi non ci prende troppo sul serio: «Allora lo strumento non è stato amato nel modo giusto. Avere un pianoforte e non suonarlo è un po’ come limitarsi a contemplare una bella donna!»

Cediamo alla sua autorità: 70 anni di attività non sono uno scherzo. Ha troppa esperienza per sbagliarsi. Il nucleo originario del negozio risale al 1945. Ad avviarne la storia il capostipite, Mario Ciampi: nell’immediato dopoguerra lavorò puntigliosamente con chi costruiva e restaurava questi affascinanti strumenti. Si impadronì così della meccanica del pianoforte, dei segreti dello strumento, dei suoi più reconditi aspetti artigianali. Una passione per la qualità e un amore per il suono che unite ad un felice istinto imprenditoriale hanno fatto del punto vendita una sorta di piccolo tempio, consacrato alla musica colta e raffinata.

Non a un caso la Petrof, storica casa cecoslovacca di pianoforti, conosciuta in tutto il mondo per l’alta qualità dei suoi strumenti, elegge Ciampi come unico referente italiano: «La storia della Petrof in Italia ha camminato in parallelo con la nostra» spiega Ciampi. «Credo sia il maggior produttore di pianoforti in Europa. All’epoca, negli anni ‘50, vendeva circa 20 pianoforti l’anno in Italia. Nel periodo migliore della nostra collaborazione abbiamo superato le 2000 unità».

Divenuto un polo di eccellenza, il piccolo tempio del pianoforte di via Vespasiano vede musicisti di chiara fama si rivolgersi a Ciampi per assicurarsi i migliori strumenti per le loro esecuzioni: a frequentano il negozio Arthur Rubinstein, Franco Mannino, Svjatoslav Richter, Fabrizio Campisi, Piero Piccioni, Nino Rota e tanti altri grandi nomi. Noi ci permettiamo di chiedere un ricordo in particolare, quello di Arturo Benedetti Michelangeli: «si serviva della nostra Sala Prove, trovava che i nostri strumenti rispondevano perfettamente alle sue esigenze. Ma con lui nacque un rapporto di vera stima e profonda amicizia. Nei suoi passaggi romani Michelangeli frequentava la nostra casa con abitudine. Conservo con particolare amore il pianoforte su cui era solito studiare. Oramai è un pezzo di storia, ma per me è anche il ricordo di tempi, forse meno difficili di questi».

Ciampi è partner di numerose grandi istituzioni musicali: il Teatro dell’Opera di Roma, l’Auditorium Parco della Musica, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, i Musei Vaticani, la Casa del Jazz. A partire da questo punto di osservazione “alto”, gli chiediamo un commento sulla situazione delle realtà più piccole: «Un tempo le case erano più grandi – ci dice – 120 metri quadrati in media. Oggi siamo scesi circa a 90 o meno. Vuol dire anche che c’è meno spazio per la musica. Anche nello spazio pubblico manca. Da questo punto di vista l’iniziativa del vostro “Auditorium dei Poveri” rimane originale, insolita, e per questo mi sembra preziosa».