Poesia, che non è solo poesia: Baudelaire e “I fiori del male”

Spleen e Ideale, Quadri di Parigi, Fiori del male, Galanterie, Epigrafi e Buffonerie. Un passo alla volta, dalla testa al cuore, dal pianto al riso, dall’anima al mondo, dalla terra all’inferno: è il sentiero tracciato da I fiori del male. Non è una semplice raccolta di versi, ma allora cos’è? È Baudelaire, basterebbe dire. Non potremmo però fermarci qui, no. Dobbiamo sforzarci di andare oltre. Vanno lette le sue poesie, non tutte d’un fiato, non in ordine, non subito. Bisogna aspettare qualche anno magari, lasciarle per un po’ e poi riprenderle, all’improvviso, con un animo diverso. E leggerle di nuovo. Si devono assaporare, in modi differenti, perché non si possono afferrare all’istante. Forse. Capirle è un po’ come comprendersi, ci vuole tempo e anche coraggio, e non è per niente facile.

I fiori del male è un viaggio inventato dal poeta, creatura sensibile e superiore agli altri comuni mortali, ma proprio per questo maledetta, per raccontare una particolare discesa negli inferi della vita. Non sto qui ad analizzare le varie parti del libro, né gli aspetti peculiari di un componimento che legge l’esistenza in tutte le sue forme, dalle più virtuose alle più corrotte. Voglio solo riflettere su quello che T. S. Eliot ha definito, non a caso, “il più grande esempio di poesia moderna in qualsiasi lingua”. È una poesia che si armonizza con la prosa, che idealizza e sublima entità le quali, secondo l’estetica classica, appartengono alla sfera del “basso”, del “ridicolo” e del “grottesco”. Il comico viene quindi elevato a sublime.

Densi, febbrili, frenetici, vertiginosi, quasi impenetrabili, I fiori del male sono “paradisi artificiali”, “amori proibiti” e perversi che però illudono con la speranza di un conforto che non può esserci. La raccolta baudelairiana racchiude tutta la singolarità e il genio del poeta maledetto, angosciato e perseguitato dall’inquietudine e dalla morte. C’è Parigi con i suoi spiriti inquieti e su di lei incombe un’atmosfera di afflizione e disfacimento, intrisa dei segreti delle coscienze. Non è solo per la sua modernità, ma è certamente un “classico” da rispolverare, un classico quanto mai attuale e contemporaneo.