Dibattito

L’Ordine degli Ingegneri sulla sicurezza delle infrastrutture: necessaria la manutenzione permanente

Il crollo del ponte Morandi sul Polcevera a Genova, continua a suscitare cordoglio e dibattito nel Paese. Ad intervenire c'è anche l'Ordine degli Ingegneri di Rieti, che invoca centralità delle competenze tecniche e snellimento delle procedure

Il crollo del ponte Morandi sul Polcevera a Genova, continua a suscitare cordoglio e dibattito nel Paese. Ma forse il tema della sicurezza delle infrastrutture è ancora più sentito nel nostro territorio, dove le preoccupazioni attorno al costruito sono legate agli eventi sismici di due anni fa. Ad intervenire, tra gli altri, è Vitaliano Pascasi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Rieti. «Ancora una volta – scrive in una lunga nota – le parole manutenzione e prevenzione diventano centrali nel linguaggio dei media e della comunicazione in generale, e ancora una volta la loro declinazione viene affidata alla dialettica, non sempre obbiettiva, delle forze politiche».

Pascasi pare diffidare dei «grandi piani Marshall per la ripresa politico-economica del nostro Paese o dei nostri territori», perché l’impressione è che si «cerchi di rincorrere gli eventi piuttosto che anticiparli con una corretta analisi e programmazione».

L’Ordine degli Ingegneri sostiene invece che «la cura, la sicurezza, la manutenzione e la prevenzione devono essere un abito da indossare in modo permanente e non nelle occasioni del lutto e del dolore», ricordando di aver proposto in più occasioni «soluzioni, sempre compatibili e congruenti con le grandi capacità del nostro Paese» e offerto il proprio contributo professionale nel rispetto dell’impegno alla sussidiarietà.

Tra le azioni concrete, in tema di prevenzione, Pascasi ricorda che il Consiglio Nazionale Ingegneri sta organizzando la campagna “Diamoci una scossa”, per promuovere gli interventi di riduzione del rischio sismico sul costruito, insieme al Consiglio Nazionale Architetti e alla Fondazione Inarcassa. Le iniziative su tutto il territorio nazionale partiranno nel prossimo mese di settembre.

Quanto al crollo del ponte Morandi, il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri preferisce non entrare nel merito delle cause materiali del disastro: dal momento della costruzione a oggi, infatti, molte cose sono cambiate: tecniche di costruzione, conoscenza dei materiali, innovazioni ingegneristiche.

Questo bagaglio scientifico e tecnico obbliga però a pensare a seri interventi di manutenzione sul complesso delle infrastrutture italiane. «I numeri delle infrastrutture lineari di trasporto, relativamente alle reti autostradali – ricorda Pascasi – sono molto importanti, con 1.608 ponti e viadotti per una lunghezza di 1.013 km su un totale di circa 6.000 km di rete. Ma nel complesso sono circa 61 mila i ponti e viadotti lungo i 255.000 km totali che compongono la rete stradale italiana fatta da autostrade, strade statali, regionali, provinciali e comunali per una lunghezza complessiva di 38.000 km».

Dati che vanno letti alla luce delle «problematicità poste dalla complessità dell’orografia del nostro Paese, che richiedono di dare organicità e sistematicità alle proposte già avanzate da più soggetti sul tema della manutenzione, aggiornandole e rendendole sempre più attuali».

Una prospettiva che vede l’Ordine intenzionato ad avanzare proposte che dovranno vedere coinvolte, per il loro sostegno, l’intera comunità degli ingegneri. Si tratta di dare contenuto concreto a parole come “restauro”, “conservazione”, “consolidamento” anche aiutando la politica a decidere «senza pregiudizi, sulla scorta anche di analisi specifiche sui costi di ricostruzione, la realizzazione di nuove infrastrutture in sostituzione di quelle non convenientemente riparabili». Un obiettivo per il quale si propone anche «la scrittura di un protocollo tra il mondo scientifico, quello tecnico-professionale e quello tecnico-amministrativo del servizio tecnico centrale – MIT- Consulp, che definisca linee guida di riferimento».

La nota dell’Ordine degli Ingegneri non manca inoltre di richiamare la necessità di «procedure semplificate sia dell’affidamento dei servizi che delle forniture e dei lavori, puntando su conoscenze, competenze, tecnologie», invocando a tal proposito la riscrittura del Codice dove questo è ridondante o inutilmente complicato.

In chiusura, Pascasi ricorda che tantissimi ingegneri italiani, «oggi emigrano all’estero, apprezzati per le loro competenze nella progettazione di opere infrastrutturali» non potendo «esercitare la loro professione in questo Paese che ha rinunciato ad investire sulle infrastrutture, con gravi ripercussioni sulla nostra economia». Una carenza evidente anche nelle pubbliche amministrazioni, e nei concessionari.