La Regione, l’indignazione e il sistema

Oggi sono tutti indignati. Il vaso di pandora è stato aperto. Parliamo ovviamente dei conti allegri del Consiglio Regionale del Lazio. La cosa è interessante: prima che Fiorito si sbottonasse, pare nessuno sapesse nulla.

Eppure i soldi i consiglieri li spendevano a mani larghe. E qualcuno li doveva pur incassare. Basta ascoltare le parole del consigliere Lidia Nobili per rendersene conto.

Fiorito accusa: «Mi assillava. Ero perseguitato da Lidia Nobili. Voleva sempre soldi, più di quanti gliene spettassero. Ormai era diventato un caso umano».

E la consigliera si difende: «non mi dava mai il denaro che mi spettava. Non potevo più camminare per strada dalla vergogna: tutti a chiedermi conto di pagamenti che non potevo saldare».

Insomma, non è che i soldi del Consiglio li prendessero solo i consiglieri: se li godevano in tanti. Arrivavano a pioggia su radio, tv e giornali, tipografie, orchestre di liscio, sagre, agenzie di comunicazione, ristoranti, catering, gruppi di pagliacci e chissà cos’altro.

Così va il mondo. Non è che qualcuno abbia rifiutato scandalizzato. Le fatture, gonfiate o meno che siano, rendono buona testimonianza. Certo, il lavoro è lavoro e va pagato. Da dove vengano i soldi è un problema del cliente: chi offre la propria opera, dopo tutto, non è tenuto a saperlo.

Ma non ci vuole nemmeno tanto a immaginarlo: quando la politica non ha più nulla da dire non le resta che spendere per acquistare la poltrona. È il gioco delle parti? Può essere.

Ma quando si dice «non poteva non sapere» si guarda sempre – giustamente, intendiamoci – verso i vertici. Eppure a mangiare erano in tanti. Chissà se i tagli di spesa della Regione incideranno sulla crisi…