Giugno

Il migrante sant’Antonio maestro della presa in carico delle fragilità e delle ingiustizie

È stata celebrata nella basilica di Sant'Agostino la liturgia nel giorno del Giugno Antoniano dedicato alla pastorale sociale e del lavoro

«Sant’Antonio, che ai suoi tempi si impegnò tanto per la giustizia sociale, ascolterà sicuramente questa preghiera»: padre Luigi Faraglia, nel saluto rivolto al termine della Messa che ha concelebrato con don Valerio Shango, ci tiene a sottolineare quanto la figura del santo di Padova ben si adatti a un momento dedicato alle problematiche sociali e del lavoro. Quello che il competente ufficio diocesano ha organizzato anche quest’anno nell’ambito del Giugno Antoniano Reatino, accogliendo volentieri l’invito della Pia Unione Sant’Antonio.

La celebrazione dedicata al mondo del lavoro ha raccolto nella basilica di Sant’Agostino rappresentanti delle forze sociali, dei lavoratori, delle istituzioni. In prima fila le autorità, con il sindaco del capoluogo Antonio Cicchetti, il deputato reatino Gabriele Lorenzoni, i sindaci di Contigliano, Paolo Lancia, e di Monte San Giovanni, Salvatore Mei, il vice sindaco di Greccio Fiorenzo Marchetti. Tra i presenti, la rappresentanza dei sindacali confederali Cgil, Cisl e Uil, delle organizzazioni di categoria Confartigianato, Unindustria, Coldiretti, Federlazio, esponenti della Pastorale sociale e delle aggregazioni ecclesiali, e poi rappresentanti delle imprese e delle professioni.

A loro si rivolge il direttore dell’ufficio, don Valerio, nell’omelia, rifacendosi al brano evangelico della tempesta sedata – risuonato nella liturgia domenicale – e ricordando quanto il territorio reatino sia stato pesantemente colpito, prima che da quella della pandemia, dalle “tempeste” della crisi economica generale innescata a livello mondiale nel 2008 e poi del terremoto. Crisi che ha colpito una terra ancora più fragile, per l’invecchiamento della popolazione, il forte spopolamento, la fuga continua dei giovani, le difficoltà del mondo produttivo.

Ma da saper affrontare, questa crisi, in un’ottica globale e con lo sguardo aperto al mondo, compreso quel Sud del pianeta considerato povero eppure così ricco di risorse, come la sua nativa terra africana, ma sottoposto allo sfruttamento e agli interessi del mondo occidentale che non si è mai fatto scrupoli nel sostenere corruzioni e dittature che opprimono e impoveriscono i Paesi africani. Anche l’immigrazione, che guerre e miserie intensificano, va però vista in un’ottica diversa, secondo don Valerio: quella di un arricchimento reciproco e di una ripresa demografica che può aiutare anche il lavoro e la previdenza.

Senza dimenticare come lo stesso sant’Antonio, portoghese approdato in Italia, era ai suoi tempi – a differenza «dell’italianissimo san Francesco» – un migrante. E uno che prese fortemente a cuore le fragilità e le ingiustizie del suo tempo. Alla sua intercessione ci si è affidati nella preghiera che ha ricordato le emergenze del territorio, dei lavoratori, dei sofferenti, le vittime della pandemia e tutta la realtà sociale.