Grande partecipazione alla fiaccolata per il Lavoro promossa dalla Diocesi con i Sindacati

La “fiaccolata in difesa del lavoro” organizzata dal mondo sindacale e dalla Diocesi di Rieti ha avuto un notevole successo. In tanti sono scesi in piazza per manifestare il loro disagio rispetto alla situazione occupazionale. C’erano i lavoratori, i cassa integrati, le persone in mobilità. C’era chi un lavoro ancora lo ha e chi lo ha perso irrimediabilmente.

C’erano anche i sindaci di molti Comuni, esponenti politici e sindacali. Forte la richiesta: «lavoro, lavoro» e l’idea che non debbano essere i più deboli a pagare la crisi.

Il corteo partito dal piazzale della stazione di Rieti, ha sfilato lungo strade senza illuminazione, con le serrande dei negozi abbassate e le vetrine spente in segno di partecipazione e solidarietà. Giunta in Cattedrale, la folla si è radunata attorno al Vescovo Delio Lucarelli, che ha incoraggiato con un breve, ma apprezzato discorso i manifestanti a non perdere la speranza.

One thought on “Grande partecipazione alla fiaccolata per il Lavoro promossa dalla Diocesi con i Sindacati”

  1. Maria Laura Petrongari

    Un appello ai politici, quelli nativi e quelli importati da altre zone d’Italia ai quali i reatini hanno tributato fiducia ad ogni tornata elettorale.
    Credo che abbiano partecipato con animo desolato, anche loro, che hanno gestito, su nostra delega, il pubblico potere facendosi percepire spesso come una lobbi distante dalla vita vissuta dai più, all’esperienza mesta di ieri camminando a fianco delle famiglie e dei lavoratori che, da ultimi, sono in odore di licenziamento nella nostra terra, pur essendo impegnati da anni ed anni in una azienda in buona salute che però ha deciso di lasciare i nostri siti. Nel buio della tarda serata rischiarata solo dalle fiammelle delle torce, quasi sagome di vite fluttuanti sotto un vento freddo che preannunciava la notte dell’inverno, hanno certamente riflettuto sui programmi dei partiti che rappresentavano stilati ma non realizzati, sulle promesse di collegamenti territoriali mai fatti, sull’abbandono a se stessa di una sanità che non può più garantire una miglior sorte ai nostri malati e degenti, sui posti di lavoro perduti nei decenni in agricoltura, nell’industria, nel terziario e tra poco anche nel settore del pubblico impiego causa ridimensionamenti di uffici e trasferimenti verso altro territorio della nuova costituenda provincia distante anni luce da noi, privi anche di una ferrovia. La nostra casta che gode di benefici economici ragguardevoli se si pensa ai nostri pensionati che campano con 400 o 600 euro al mese o ai nostri piccoli borghesi (parlo dei famigerati impiegati pubblici ..) che portano a casa uno stipendio di 1300 o 1400 auro al mese, dov’era in tutti questi anni? La morte del nostro territorio e con essa lo spegnarsi delle speranze di crescita delle famiglie è stata una morte annunciata da tanto tempo.Ma nessuno se ne è preoccupato o comunque non tanto da incidere visibilmente sul fatale esito.Ho sentito che il Governo Nazionale ha mantenuto agli amministratori regionali il diritto a continuare a percepire quei lauti ed eccessivi emolumenti che i cittadini hanno largamente contestato stante la sfacciata disparità di condizione rispetto al resto delle persone che lavorano quotidianamente pur in possesso di professionalità a volte anche più elevate dei propri amministratori,non percependo però altro che magre retribuzioni bloccate da anni e sgrassate oltremodo da tassazioni e prelievi che sacrificano i diritti alla sopravvivenza e ad un livello di vita dignitoso per se e per la propria famiglia. Ora ci si aspetta che la partecipazione della casta alle sofferenze dei reatini per le condizioni dette sia seguita da atti concreti, di solidarietà visibile e rapida.Potrebbero infatti i nostri rappresentanti politici rinunciare volontariamente ad una parte delle proprie risorse versando la differenza tra il percepito e la soglia di stipendio di un impiegato statale (tanto per parlare di un lavoratore tacciato come privilegiato….) ad un fondo di solidarietà gestito da uno o più Comuni per aiutare i lavoratori in mobilità, quelli in cassa integrazione, quelli licenziati, gli anziani bisognosi e le mamme bisognose in attesa di un figlio che non sanno dove battere la testa per non essere costrette( proprio a causa della indifferenza di chi a loro dovrebbe provvedere) a rinunciare alla vita generata ricorrendo alla pratica abortiva.
    Partecipare ad una passeggiata o ad una marcia o ad una fiaccolata se è un segno esteriore apprezzabile non lo è in senso sostanziale: occorrono interventi corali e trasversali da parte dei politici presso le autorità governative nazionali. Ambire ad essere i primi della classe significa avere il coraggio di piegare sè stessi verso la condivisione dei bisogni e delle sofferenze del prossimo.La conversione , anche cristianamente parlando, fa parte di un processo di crescita umana individuale e sociale che porta buoni frutti: porta alla vita.L’amore per il prossimo, chi è più fortunato ( che equivale a dire chi dispone di più mezzi economici come i signori della politica e dei parititi) può e deve dimostrarlo con coraggio.Se così non sarà , allora, davvero è morta la speranza, ma prima di tutto quella che si ripone superficialmente nelle promesse preelettoralistiche che ormai non incantano più nessuno.
    d.ssa Maria Laura Petrongari

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