Gmg, l’entusiasmo dei reatini a Rio

Ciò che sembrava essere improponibile, impensabile, irrealizzabile, soprattutto per il forte impegno economico che avrebbe comportato – cui poi si è potuto far fronte grazie all’impegno degli stessi giovani, delle parrocchie interessate e dei contributi di diversi benefattori, primo tra tutti il nostro Vescovo monsignor Lucarelli – è divenuto realtà per 34 giovani reatini. Insieme a quattro accompagnatori, tre catechisti e il sottoscritto presbitero, tutti appartenenti alle comunità del Cammino Neocatecumenale nelle parrocchie reatine di S. Francesco Nuovo e di S. Agostino, abbiamo avuto il dono di essere tra gli oltre tre milioni di giovani che a Copacabana hanno partecipato a un evento tanto straordinario da sembrare irreale. Giovani che hanno pregato la sera con il Papa e il giorno dopo hanno partecipato alla più grande Messa della storia del Brasile, che sono rimasti per dieci minuti in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento in un silenzio impressionante, davanti al quale sembrava che anche le fragorose onde dell’Atlantico avessero ceduto il passo. Abbiamo vissuto questa straordinaria avventura aggregandoci alla parrocchia romana dei Santi Martiri Canadesi, comunità “madre” del Cammino a Rieti: in tutto 320 giovani pellegrini, tra i quali una ventina di accompagnatori, di cui dieci presbiteri. “Pellegrini”: è così infatti, come un vero e proprio pellegrinaggio incontro al Signore Gesù Cristo, presente nella persona del Papa, che nel Cammino Neocatecumenale abbiamo imparato a vivere queste giornate mondiali della gioventù. Il nostro pellegrinaggio è stato l’incontro con il Padre, Creatore di quel cielo e di quella terra che in Brasile e a Rio de Janeiro si presentano in tutta la loro straordinaria bellezza; è stato l’incontro con Gesù Cristo, che abbiamo incontrato senz’altro nella presenza del Papa, ma anche e soprattutto nella gente povera delle periferie di Brasilia, nei barboni, in quella gente fatta di crack che stava in praça da Sé (la piazza centrale di San Paolo), dove ci siamo fermati per annunciare il kerigma, l’annuncio di Cristo morto e risorto. Abbiamo vissuto la settimana precedente l’incontro con il Papa a Rio da pellegrini e missionari del Vangelo, dando testimonianza della nostra fede: è così che alcuni che in praça da Sé ci hanno ascoltato, hanno poi voluto seguirci e sono venuti con noi a celebrare l’Eucarestia: una celebrazione quotidiana e solenne, momento pasquale di incontro con il Risorto, che nei ritmi non facili delle nostre giornate costituiva veramente il ristoro, “la sorgente e il culmine” del peregrinare.

Se in questo pellegrinaggio-missione abbiamo incontrato Dio Padre Creatore e il Signore Gesù Cristo, la presenza dello Spirito Santo si è fatta senz’altro sentire in modo potente per tutti noi nell’incontro con Kiko Argüello, iniziatore del Cammino. Non solo per le chiamate vocazionali a cui hanno risposto circa 3mila ragazzi per il Seminario e circa 2.500 ragazze per la vita religiosa; il primo aspetto che sempre impressiona in questi incontri è vedere migliaia di giovani (questa volta circa 80mila) provenienti dai cinque continenti, appartenenti a popoli e ad etnie più diverse, a volte anche in contrasto tra loro, che qui parlano la stessa lingua, cioè vivono lo stesso cammino di fede e senza conoscersi sono già in comunione gli uni con gli altri; giovani che amano Cristo e la Chiesa e si donano a Lui; giovani tra i quali, al momento della chiamata, molti si alzano e si presentano per servire il Signore nel sacerdozio o nella vita consacrata; e anche se, durante il cammino di discernimento vocazionale, parte di essi se ne torna a casa, gli 87 seminari “Redemptoris Mater” aperti nel mondo non sono certo venuti dal nulla. La catechesi che portiamo ai giovani, durante questi pellegrinaggi in occasione delle JMJ, è sì a carattere vocazionale, ma in senso ampio: un incoraggiamento a discernere il progetto che Dio ha preparato per ciascuno, cominciando dal matrimonio, vocazione più che mai eroica ai nostri giorni: non sono poche, nelle nostre comunità, le famiglie cristiane sbocciate grazie alla partecipazione ad una JMJ, così come non sono poche, anzi sono veramente molte – chi vi parla ne sa qualcosa – le vocazioni al presbiterato e alla vita monastica venute alla luce grazie a questi pellegrinaggi.

Infine non si può non ricordare che per noi questa esperienza è stata possibile anche grazie all’ospitalità e all’accoglienza calorosissima dei fratelli delle comunità neocatecumenali di Brasilia e di San Paolo, prime tappe del nostro cammino. Se a Brasilia abbiamo goduto dell’ospitalità di famiglie più agiate (e – diciamolo pure – abbiamo apprezzato le delizie della cucina brasiliana), a San Paolo abbiamo sperimentato un’accoglienza straordinaria di persone povere che, insieme a riso e fagioli ci hanno dato tutto e soprattutto ci hanno fatto sentire in Brasile come a casa nostra. Per non parlare della lingua portoghese-brasiliana che abbiamo scoperto essere in molte casi veramente simile al nostro dialetto reatino! Difficile per un italiano trovare un paese più accogliente dell’Italia… ma ora sappiamo che il Brasile è proprio così!

(F. S.)

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