Discorso alla Città / Nell’esempio di Barbara ritrovare energia e speranza

«Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?» È la domanda che pone l’apostolo Paolo ad offrire lo spunto del “Discorso alla Città” del vescovo Domenico, durante i primi vespri alla vigilia della solennità di Santa Barbara: «una domanda che risuona anche per noi».

Perché l’esempio della martire che «non ha indietreggiato dinanzi ai suoi carnefici», in un tempo in cui «siamo tentati di abbandonarci alla cronaca triste di ogni giorno e di perdere la fiducia di vivere» può aiutarci a «ritrovare la sua energia e la sua speranza».

«La testimonianza che ci è chiesta non è probabilmente quella della dott.ssa Fossaceca che è stata brutalmente uccisa in Africa qualche giorno fa nella sua missione a favore dei bambini» ha spiegato mons. Pompili: «Più semplicemente ci è chiesto di risvegliare l’energia e la fiducia in tempi di crisi e di sfilacciamento dei rapporti».

Ed in questa direzione si è collocata l’intera riflessione sulla nostra Città e sulle sue prospettive di benessere, da parte del vescovo, che ha indicato nella capacita di cambiare e aprirsi al mondo, ma senza rinunciare a conservare il meglio di sé, valorizzando il proprio patrimonio storico e naturale, la chiave di un futuro possibile. Trovando in questo suggerimento anche un conforto nell’iconografia tradizionale.

Santa Barbara è raffigurata con accanto una torre. Per alcuni è il luogo in cui sarebbe stata segregata dal padre perché non si convertisse al cristianesimo. Per altri invece è ciò che la mise in salvo per evitare temporaneamente la violenza. In ogni caso la torre è sempre segnata da alcune porte, tre o quattro, a seconda delle rappresentazioni. Mi sembra che nel simbolo ci sia l’appello a conservare la robustezza della storia della Città, anzi ad esserne nuovamente consapevoli, e insieme ad aprire nuove porte e creare nuovi ponti: come l’accessibilità, l’invenzione di nuove forme di lavoro, facendo leva anche sull’acqua.

Sono obiettivi ambiziosi, per ottenere i quali occorre la forza che deriva dalla risposta di San Paolo alla domanda iniziale: «“Sono persuaso che né morte né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezze, né profondità, né alcun’altra creatura potranno mai separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. Questa certezza genera la fiducia necessaria anche oggi per creare insieme attraverso le mura porte e ponti» ha concluso il vescovo.

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Foto di Massimo Renzi.