A cosa (e come) crediamo di credere / 4

In questa puntata della nostra serie pensiamo in grande. Innanzi tutto parleremo di come i giovani vedono Papa Francesco. Poi lo confronteremo con la figura del prete e il concetto di peccato.

Piace. Il giudizio sul Papa è a grandissima maggioranza positivo. Sembra che ognuno si riconosca perfettamente nelle sue idee, nel suo linguaggio e nel suo peculiare modo di essere. Ha spiazzato tutti ma soprattutto i giovani, disabituati ad ascoltare e sentire vicina la figura del pontefice massimo.

Di primo impatto risulta molto simpatico, poi i termini si ingigantiscono e si passa da “forte”, a “rivoluzionario” fino a “straordinario” e via crescendo in elogi. Alcune sue espressioni vengono citate a memoria o postate su Facebook.

Con il prete della parrocchia è diverso. Da piccoli è un’autorità (sempre meno a dire il vero), crescendo perde fiducia e pian piano cade nell’indifferenza o comunque manca di centralità nella vita dei giovane.

Per la figura dei preti in generale c’è addirittura una vera e propria ostilità, fomentata dai casi di pedofilia denunciati in tutto il mondo. Se la cavano meglio i religiosi che diventano “personaggi mediatici”, pensiamo a don Gallo, don Mazzi e pochi altri.

Il rapporto con il peccato ha lo stesso andamento. Mano a mano che si diventa grandi il concetto perde la sua influenza sul comportamento dei ragazzi. Chi lo vive come un retaggio medievale e chi semplicemente lo ignora. In entrambi i casi è sostituito con regole di pura ragionevolezza, che rischia a volte di scivolare.

di Caterina D’Ippoliti e Samuele Paolucci