Comunicazioni Sociali

Chi l’ha scritto? I media locali tra storia e nuove tecnologie

«“Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia». È il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: nel giorno di san Francesco di Sales soffermarsi sull'argomento e vedere quali corde tocca anche nel panorama mediatico locale

Come ogni anno il 24 gennaio papa Francesco rende pubblico il Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il giorno non è casuale, perché è quello in cui si fa memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Quest’anno il tema aperto dal Pontefice prende spunto dal Libro dell’Esodo e si rivolge al rapporto tra comunicazione e memoria. In anni di notizie omologate, partorite dal copia e incolla e destinate all’usa e getta, il Papa richiama a qualcosa di più esigente. Invita gli operatori della comunicazione a tenere presenti quei meccanismi che nel tempo trasformano la cronaca in storia. Questa consapevolezza richiede maggiore radicamento nella vita vissuta, un di più di autenticità, perché le dinamiche della memoria consegnano l’attualità in forma di storie, speranze, sogni ed esperienze da una generazione a un’altra. Attraverso il racconto, la comunicazione mette in connessione la memoria con la vita. Il racconto stesso, infatti, nasce dalla vita, dall’incontro con l’altro.

Papa Francesco sembra volare alto, ma il richiamo funziona anche nel nostro piccolo contesto. Come spesso accade, le parole di Bergoglio suonano bene su diversi registri, anche quelli più semplici, senza riuscire banali. Se ne può ad esempio ricavare un invito a ridimensionare l’abitudine di pubblicare sistematicamente gli articoli precotti che giungono alle redazioni. È vero: nella generale carenza di risorse e personale dei piccoli giornali di provincia i comunicati stampa sono un aiuto importante. Temperare l’automatismo del «riceviamo e pubblichiamo» sarebbe dunque un sacrificio notevole.

Ma potrebbe anche essere una scelta lungimirante da parte di chi vuol vivere di scrittura, giornalismo, comunicazione. Perché i compiti poco qualificati del copia e incolla già oggi nei grandi sistemi mediatici sono svolti da appositi software, da apparati d’intelligenza artificiale. E non è neppure un’evoluzione troppo recente. Sono passati più di dieci anni dalla redazione del primo articolo sportivo da parte di un sistema di narrazione automatica. Il programma ricava i dati dalle partite e li sistema secondo gli schemi preconfezionati della cronaca sportiva. Un po’ quello che succede in alcuni evoluti videogiochi di calcio, la cui telecronaca viene sintetizzata in tempo reale con la voce dei cronisti più popolari, seguendo lo svolgimento della partita.

Il sistema non è limitato allo sport, ma si può estendere a qualunque ambito ricavi il proprio testo dai dati, come nel caso delle previsioni meteo, degli andamenti in borsa o dell’esito delle elezioni. Le grandi Media company utilizzano ampiamente le tecniche automatiche per generare contenuti. Gli algoritmi vengono utilizzati per realizzare sommari, relazioni, descrizioni partendo esclusivamente da grafici, report, dati grezzi. Ma l’intelligenza artificiale aiuta anche le redazioni a capire le tendenze, a decidere le direzioni di indagine, a puntare sui temi caldi. Al momento si tratta di tecnologie costose, ma come accade spesso in queste cose, si può scommettere su una veloce diffusione verso il basso.

E non sembra poi tanto male: già oggi internet, i social media e i telefonini hanno fornito nuovi strumenti ai giornalisti. Grazie all’intelligenza artificiale le macchine potranno supportare il lavoro editoriale in molti altri modi, permettendo a redattori e giornalisti di concentrarsi maggiormente sulle cose che contano e sanno fare meglio: intuire la bellezza e l’importanza di una storia e saperci mettere anima, spirito critico e capacità di giudizio.

Per questa via si riesce a fare della comunicazione ciò che suggerisce papa Francesco: uno strumento per costruire ponti, per unire e per condividere la bellezza di essere uomini in un tempo segnato da contrasti, divisioni e profondi cambiamenti.