Che ne faremo del Conservatorio?

La mobilitazione di tanti per la salvezza della sede reatina del Conservatorio di Santa Cecilia fa ben sperare. Del resto gli allievi sono senza dubbio determinati e propositivi. Negli ultimi giorni non si sono risparmiati: hanno portato la propria presenza ovunque fosse possibile per sensibilizzare l’opinione pubblica sul proprio futuro. Una spinta anche mediatica che ha sollecitato addirittura lettere aperte e qualche incomprensione sul ruolo del moderno mecenate.

Intanto i giovani musicisti non si perdono d’animo e rilanciano. Sabato 14 febbraio saranno tutti in Piazza Vittorio Emanuele II con il proprio strumento per dar vita ad un concerto all’aperto. Un avvenimento che proverà a coinvolgere la città dalle 9 di mattina fino alle 24. E alle 16 tutti i musicisti reatini sono invitati a partecipare con il proprio strumento in segno di solidarietà nei confronti degli allievi. Una iniziativa aperta anche alle scuole medie e superiori della città e dei dintorni.

Raramente a Rieti s’è vista una tale attenzione per un fenomeno culturale “dal basso”. E forse la novità dovrebbe richiamare all’ordine non soltanto le varie istituzioni e i manovratori di capitali, ma un po’ tutti i cittadini. Si potrebbe pensare ad una sottoscrizione popolare per il Conservatorio: tante piccole donazioni di singoli cittadini potrebbero stimolare i settori istituzionali e dare un segnale importante. Una volta per tutte si misurerebbe in concreto quanto la musica e la cultura stanno davvero a cuore ai reatini, al di là dell’indignazione di maniera e di certa vuota retorica.

Va però detto che nell’eventuale riuscita, l’esperimento diverrebbe solo il prologo di un altro problema. Si aprirebbe cioè la domanda su cosa fare del Conservatorio appena salvato. Un tema che in fondo gli allievi hanno dimostrato di intuire proprio con la loro crescente presenza pubblica.

E qui viene da dire che la musica – come altre attività culturali – dovrebbe essere ricondotta nel campo dei beni comuni. Sarebbe ad esempio bello immaginare un’orchestra stabile per il teatro Comunale, o assistere finalmente ad un dialogo del Conservatorio con gli eventi stabili del Rieti Danza Festival e del Reate Festival.

L’isolamento delle varie esperienze culturali in città, infatti, sembra un problema grande almeno quanto la cronica mancanza di fondi. Magari la ricerca di una qualche sinergia aiuterebbe a superare almeno in parte le difficoltà. Non è forse vero che l’unione fa la forza? Siamo tutti d’accordo sull’uscita dall’emergenza, ma il guanto di sfida che ci stanno lanciando i giovani musicisti di Villa Battistini in realtà è questo.

La città sarà così coraggiosa da raccoglierlo?