Carnevale saltato causa neve? Si fa alle Ceneri!

Chi l’avrebbe detto che l’ordinanza del sindaco Petrangeli, emanata la sera dell’11 febbraio per disporre la chiusura delle scuole a causa dell’emergenza neve, assieme a un po’ di polemiche per un presunto eccesso di zelo avrebbe avuto come conseguenza anche la profanazione del giorno di inizio Quaresima? E già: tale chiusura è venuta a capitare proprio il martedì grasso, rompendo le uova nel paniere a molti alunni pronti, in tale giorno, a spassarsela mascherati. Rovinata la festa di Carnevale, che problema c’era a recuperarla l’indomani? Poco importava, evidentemente, che ormai Carnevale fosse bello che finito e si fosse in un giorno che la tradizione cristiana vuole improntato a un clima di austerità, penitenza e riflessione: mica cascherà il cielo, han pensato tanti studenti – col gioco retto da presidi ben poco propensi a rendersi antipatici ai giovinetti rimasti delusi della mancata baldoria –, se i bagordi carnascialeschi li facciamo il giorno delle Ceneri! E a chi mai darà fastidio? Cosa vuoi che sia?

E così, in molte scuole superiori reatine, il mercoledì delle Ceneri è stato occupato dalla rinviata “assemblea d’istituto” (perché tale è, formalmente, l’uso delle ore che la normativa concede una volta al mese agli studenti over 14) consistente in mascherate e bisbocce che alla vigilia, nel giorno “giusto”, sarebbero state perfettamente in tono, ma che fatte a Carnevale ormai concluso non dovrebbero essere poi così normali… Tra i più piccoli, quelli di materne, elementari e medie, maestri e prof sono riusciti in diversi casi a soprassedere, spiegando ai ragazzini che ormai la cosa era andata, “pazienza se abbiamo perduto la festicciola dovendo star chiusi il martedì grasso, è stata pura sfortuna, sarà per un’altra volta, ma il calendario non possiamo essere noi a cambiarlo!”. Ma comunque il tentativo di dire “vabbé, che gli fa, facciamola lo stesso un po’ di festa anche se Carnevale è finito” c’è stato pure là, e in qualche caso con genitori piuttosto insistenti con “e dai, ’ste creature ci son rimaste male, che gli fa se è Quaresima, mica si offende nessuno!”… e a fronte di chi ha resistito alle pressioni c’è stato pure chi ha ceduto magari a un compromesso, con un po’ di festeggiamenti concessi non proprio il giorno delle Ceneri ma l’indomani. Insomma, i liceali tutti ben scatenati nell’inconsapevole “profanazione” della sacra giornata, con mascherate e divertimenti a crepapelle rigorosamente ritratti dalle foto pubblicate a piene mani su Facebook, i loro fratelli minori costretti a malincuore a riporre castagnole e stelle filanti con qualche genitore a fare rimostranze contro tanta assurda severità…

Riflessioni? Tante se ne potrebbero fare. Su quanto ormai il sæculum viaggi lontano mille miglia dalla nostra impostazione spirituale e quanto sia necessario veramente rievangelizzare da zero. Su quanto il mondo giovanile, e pure molte famiglie, sfuggano ormai del tutto ad ogni dimensione che sappia almeno vagamente di substrato cristiano. Ma anche, ci sia consentito, su quanto la scuola, almeno quella superiore, non esca certo bene da questa vicenda, dato che, a prescindere dalle questioni di fede (che ormai riguardano soltanto una parte minoritaria di utenti e personale scolastico), dovrebbe essere evidente l’inopportunità di situazioni del genere a livello educativo (e anche la forzatura sul piano normativo: non c’è stata per ragazzi e famiglie nemmeno la possibilità rifletterci un attimo sopra o di organizzarsi diversamente, dato che i pochi genitori e alunni eventualmente in disaccordo con tale “blasfemia” si sono trovati la cosa praticamente già decisa, senza nemmeno che fossero acquisite dai genitori dei minorenni nuove autorizzazioni in merito). Vero che la scuola è laica e agisce a prescindere da considerazioni confessionali, ma far credere che si possa cambiare il calendario a proprio piacimento e che non ci sia alcun problema a disturbare la sensibilità religiosa di alcuni, e a macchiare quello che è un clima che comunque ha un suo senso nella tradizione culturale, be’, non è proprio il massimo per l’istituzione educativa per eccellenza. Ci sarebbe da chiedersi: alunni cattolici, e soprattutto insegnanti cattolici (cominciando da quelli di religione) hanno detto niente? Hanno provato almeno a dissociarsi? O magari stavano lì in mezzo a far baldoria insieme alla gioventù troppo distratta per ricordarsi che, anche nel calendario laico, il Carnevale è tale perché arriva fino alla vigilia della Quaresima?

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