Si è conclusa oggi a Roma la “Conferenza mondiale su xenofobia, razzismo e nazionalismi populisti nel contesto delle migrazioni globali”. Papa Francesco ai partecipanti: «Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati. Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e, perfino, di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società».
La politica non «ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure» per «miopi interessi elettorali». E «coloro che traggono giovamento economico dal clima di sfiducia nello straniero», «dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, nella consapevolezza che un giorno dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato».
Usa parole durissime Papa Francesco per denunciare ogni forma di xenofobia e populismo che si sta diffondendo, ovunque nel mondo, in stretta correlazione con il fenomeno migratorio. Il Papa parla ai partecipanti alla Conferenza mondiale su “xenofobia, razzismo e nazionalismi populisti nel contesto delle migrazioni globali” che ha riunito, dal 18 al 20 settembre, a Roma leader, esponenti ed esperti di diverse Chiese cristiane.
A promuovere l’incontro per la prima volta insieme sono il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e il World Council of Churches (WCC), in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, nella consapevolezza della gravità di questi fenomeni che stanno avendo un impatto, forte e crescente, sulla vita sociale e politica a livello globale. In un discorso consegnato ai partecipanti, il papa scrive: «Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati. Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società».
«La gravità di questi fenomeni non può lasciarci indifferenti». Il Papa chiama tutti a collaborare per contrastare queste derive ideologiche e promuovere in ogni contesto il rispetto della dignità di ogni persona umana. Chiama la famiglia, «luogo in cui si imparano fin dalla tenerissima età i valori della condivisione, dell’accoglienza, della fratellanza e della solidarietà».
Chiama i leader religiosi e i responsabili delle Chiese cristiane perché «contribuiscano a costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana». Creati a immagine e somiglianza di Dio e pertanto tutti «membri di un’unica famiglia, fratelli e sorelle», la tolleranza «si trasforma in amore fraterno, in tenerezza e solidarietà operativa» e ciò – prosegue il Papa – «vale soprattutto nei confronti dei più piccoli dei nostri fratelli, fra i quali possiamo riconoscere il forestiero, lo straniero, con cui Gesù stesso si è identificato. Nel giorno del giudizio universale, il Signore ci rammenterà: ‘Ero straniero e non mi avete accolto’. Ma già oggi ci interpella»: Sono straniero, non mi riconoscete?
Tre giorni di dibattiti, confronto, prospettive. La Conferenza di Roma ha riunito circa 200 rappresentanti delle Chiese cristiane di tutti i continenti. I lavori hanno alternato momenti in sessione plenaria dove si sono analizzati i fenomeni della paura e del populismo, legati alle migrazioni, a momenti di condivisione divisi per aree geografiche. Un dato è emerso evidente: nonostante le tragiche storie del passato, anche recente, xenofobia e razzismo stanno riemergendo in tutti i Paesi del mondo e stanno influendo come un’onda di disprezzo e odio su cultura, media e politica. In un messaggio finale, che è stato diffuso al termine della Conferenza, le Chiese sono state chiare: «Rifiutare di ricevere e aiutare chi è nel bisogno è contrario all’esempio e alla chiamata di Gesù Cristo».
«Pretendere di proteggere i valori cristiani e le comunità cristiane escludendo coloro che cercano un rifugio sicuro dalla violenza e dalla sofferenza, è inaccettabile». Leader ed esponenti delle Chiese invitano «tutti i cristiani e tutti coloro che sostengono i diritti umani fondamentali a respingere tali iniziative populiste incompatibili con i valori del Vangelo», soprattutto – aggiungono – «al momento delle elezioni».
Parole molto dure vengono espresse anche riguardo al razzismo. Divide «i gruppi di persone in base al colore della loro pelle» e «nel nome di una falsa nozione della purezza e della superiorità di una specifica comunità» e come tale «il razzismo è un peccato», «radicalmente incompatibile con la fede cristiana».
«Tutti gli esseri umani sono uguali in dignità e diritti e devono essere ugualmente rispettati e protetti», scrivono le Chiese aggiungendo: «La migrazione è una caratteristica intrinseca della condizione umana. Appartiene all’intera storia dell’umanità – passato, presente e futuro – e all’intero racconto biblico. Siamo tutti migranti e residenti, e siamo tutti membri dell’unica famiglia umana».