Wi-Fi libero: l’Italia Riduce il gap

Con l’approvazione del cosiddetto “Decreto del Fare”, è stata varata la norma che consentirà la liberalizzazione dei servizi di connessione. Il nostro Paese ha ancora seri problemi di banda larga e una parte non marginale della popolazione, nei fatti, non ha ancora accesso al web veloce.

Con l’approvazione del cosiddetto “Decreto del Fare”, è stata varata la norma che consentirà la liberalizzazione dei servizi di connessione Wi-Fi. Il mondo dei media ha salutato con enfasi la notizia. Il nostro paese ha ancora seri problemi di banda larga e una parte non marginale della popolazione, nei fatti, non ha accesso al web veloce. Con la liberalizzazione del Wi-Fi il problema potrebbe essere parzialmente risolto. Ma il testo, che ha avuto un iter molto sofferto, non esclude che in futuro siano imposte ulteriori modifiche da parte dell’Unione europea.

Liberalizzazione e non tracciabilità degli utenti.

Il punto dirimente della nuova normativa è la “liberalizzazione” dell’accesso. La legge, infatti, stabilisce che “L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite tecnologia Wi-Fi non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori…”. Ma gli osservatori sono preoccupati. Raffaele Barberio, direttore e fondatore del sito specializzato in new media “Key4biz”, scrive: “Il Decreto dovrà essere notificato alla Commissione Europea e prevedibilmente quest’ultima inviterà l’Italia a modificare ulteriormente il testo, ottemperando a quanto previsto dalla normativa europea in materia di identificabilità degli utenti che accedono a internet”.

Le due criticità della legge ed eventuale correttivo della Ue.

I due punti che rischiano di rendere inefficace la nuova normativa sono quello relativo all’identificazione e quello relativo alla “tracciabilità”. Nel primo caso, infatti, la legge limita la procedura liberalizzata alle attività nelle quali “…l’offerta di accesso (a internet, ndr.) non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio”, ovvero bar, ristoranti alberghi, esercizi commerciali di ogni tipo. Sono pertanto esclusi gli Internet cafè ed esercizi assimilabili, nei quali l’accesso alla rete rappresenta la principale attività, ma anche tutte le Società che attualmente operano nel campo dell’accesso a internet tramite Wi-Fi, che restano vincolate agli obblighi e agli oneri della precedente regolamentazione. Il secondo punto, se possibile, è ancora più intricato. L’abolizione del comma 2, relativo alla tracciabilità degli utenti, è stato cassato in modo del tutto sommario, senza alcuna considerazione di eventuali vincoli europei. L’eliminazione della tracciabilità e il conseguente annullamento di qualsivoglia custodia dei file relativi alla navigazione degli utenti, svincola da qualunque obbligo di privacy e di rispetto delle norme imposte dal Garante della Privacy, e disattende le prescrizioni della normativa europea (Direttiva 24/2006/CE) relativa alla identificazione degli utenti. È facile prevedere, a questo punto, un intervento correttivo da parte dell’Unione europea.

Il governo è soddisfatto.

Il governo però è soddisfatto. È “un passo avanti”, ha dichiarato il viceministro con delega alle Comunicazioni, Antonio Catricalà. “Il pasticcio è stato risolto con il buonsenso” e l’approvazione di un emendamento al decreto che va nella direzione di un’effettiva liberalizzazione dell’accesso al Wi-Fi, ha spiegato. Nello stesso decreto anche la decisione del governo di ridurre di 20,75 milioni (su 150) gli stanziamenti per la banda larga, per evitare di tagliare le risorse per le Tv locali. Ma Catricalà ha assicurato che le risorse tolte alla banda larga per coprire parte delle misure del “Decreto del Fare” verranno ripristinate nella Legge di stabilità.