Massaggi subliminali. A quanto pare anche in piccole città come Rieti e Frosinone la vendita del sesso trova terreno fertile. È infatti da diversi mesi che nei due capoluoghi di provincia laziali, sotto le sembianze di centri per massaggi, veniva gestito un giro di prostituzione in cui sfruttatori e sfruttate erano di origine cinese.
La recente operazione dei Carabinieri ha portato a 4 arresti e alla chiusura delle due attività. La macchina organizzativa messa in piedi era molto efficiente. Le giovanissime ragazze erano reclutate da Roma, Reggio Emilia e Prato e venivano sostituite frequentemente. Tutto il processo era gestito anche dal punto di vista mediatico, con periodici aggiornamenti su diversi siti web.
Dall’inchiesta emerge che il centro riscuoteva un notevole successo. Complici probabilmente i prezzi contenuti (30 euro il costo base) e la comoda posizione al centro storico (Via della Verdura). Tra i centinaia di clienti si annoverano imprenditori, professionisti e pensionati. A dimostrazione che anche quel vizio è il più antico e universale del mondo.
Le teorie, più o meno informate, sulla possibile soluzione del fenomeno vanno dalla creazione di quartieri a luci rosse a misure restrittive ancora maggiori, dallo scontato “riapriamo le case chiuse” a “anche loro devono pagare le tasse”. Nessuno ricorda che il primo e più doloroso problema è quello dello sfruttamento.
Ad essere venduto non è soltanto il corpo, ma l’intera vita delle ragazze tra malattie, violenze e perdita della dignità. Venduto per pochi minuti di gioia finta, felicità artificiale. Con le parole di Francesco Guccini:“il rimpianto di non poterci amare”.
di Caterina D’Ippoliti e Samuele Paolucci