Verso l’ostensione della Sindone ”cammino di popolo”

Solo nel secolo scorso, e soprattutto dal 1978, l’esposizione del Telo è diventata un avvenimento non solo liturgico ma ”pastorale”. Grande l’attesa per un pellegrino d’eccezione: Francesco. Si attende che a breve il Papa comunichi la data del suo pellegrinaggio a Torino, un viaggio che sarà per lui anche un ritorno alle radici, come figlio di emigranti piemontesi.

È forse l’unico al mondo. Il pellegrinaggio alla Sindone è diventato, da 30 anni a questa parte, un “evento di fede” con caratteristiche sue proprie, molto diverse da ogni altra manifestazione religiosa cristiana. Non è un pellegrinaggio a un santuario, come Lourdes o Fatima, Santiago o Aparecida; ma non è neppure come un viaggio in Terra Santa, dove non si va per un singolo oggetto ma per vivere l’esperienza del ritorno alle radici stesse della fede cristiana. L’ostensione della Sindone non è permanente né periodica, viene decisa e preparata a distanza di anni per celebrare qualche anniversario della storia o un grande momento del cammino della Chiesa (come fu nel 2000 per il Giubileo).
L’ostensione è, prima di tutto, un “cammino di popolo”, un pellegrinaggio che coinvolge migliaia (milioni) di persone perché esse sono attratte dal fascino di questa immagine, dal Volto martoriato di un Uomo che richiama così direttamente la passione di Cristo come è testimoniata dai Vangeli. Questo modo di conoscere e visitare la Sindone è recente: solo nel secolo scorso, e soprattutto dal 1978, l’esposizione del Telo è diventata un avvenimento non solo liturgico ma in più di un senso “pastorale”, un momento forte del percorso di fede di singoli e comunità. È nel 1978, infatti, che si celebra la prima ostensione in cui la Sindone non è più sotto il “controllo” di Casa Savoia: e dunque quella prima ostensione è destinata non a celebrare qualche ricorrenza dinastica (come fu, per l’ultima volta, nel 1931) ma appunto a permettere a chi non l’aveva mai vista di conoscere quell’immagine. Vennero in tre milioni, allora (e fra essi c’era anche il cardinale Wojtyla, salito da Roma tra un conclave e l’altro). E altri milioni di persone furono a Torino nel 1998, nel 2000, nel 2010. Nel 2013 l’esposizione durò soltanto un’ora, ma venne vista in tutto il mondo, attraverso la diretta televisiva di RaiUno.
Nel 2015 la Sindone torna, in occasione del secondo centenario dalla nascita di san Giovanni Bosco: una delle ostensioni più lunghe, 67 giorni dal 19 aprile al 24 giugno. Con, anche questa volta, un pellegrino d’eccezione: Francesco. Si attende che a breve il Papa comunichi la data del suo pellegrinaggio a Torino, un viaggio che sarà per lui anche un ritorno alle radici, come figlio di emigranti piemontesi.
Insieme con Francesco, nei 67 giorni, si attendono milioni di persone (furono 2,186 milioni nel 2010), provenienti soprattutto dall’Italia del Nord e Nord Est, ma con presenze significative delle altre regioni. C’è da considerare un fattore nuovo, l’alta velocità – che nel 2010 non c’era ancora. Da Roma a Torino si arriva in meno di 4 ore, poco più di 2 da Bologna. Il treno potrebbe essere un incentivo potente. La visita alla Sindone è completamente gratuita, la prenotazione è obbligatoria e si può effettuare esclusivamente partendo dal sito ufficiale www.sindone.org.
I più attesi sono i giovani: a loro, come ai malati, l’ostensione vuole dedicare un’attenzione particolare. Quella del 2015 infatti è stata concessa dal Papa per la coincidenza con il giubileo per i 200 anni dalla nascita di don Bosco. I Salesiani hanno già iniziato le celebrazioni il 16 agosto dello scorso anno, ma puntano molto sul tempo dell’ostensione e sulla visita di Francesco per richiamare a Torino giovani da tutte le loro “case” nel mondo (http://it.donbosco-torino.org/bicentenaio-db/).
Quanto al mondo della sofferenza, la Sindone rappresenta un richiamo fortissimo, per il rimando alla Passione del Signore. In tutte le ostensioni precedenti si era sempre riservato un tempo e uno spazio per i malati e i loro accompagnatori: ora l’attenzione è diventata una casa, anzi due. All’ospedale “Maria Adelaide” e presso il Cottolengo sono stati allestiti due servizi di accoglienza, sul modello di Lourdes, per malati e accompagnatori, dove ci si può fermare per una o al massimo due notti e dove si trovano tutte i servizi base di assistenza. Altri 4 punti di accoglienza per i malati si trovano al Sermig, al santuario della Consolata, a Valdocco e al Cottolengo, per chi effettua la visita in giornata e ha bisogno di appoggio per pranzo, servizi, celebrazione dei sacramenti.
All’attenzione per giovani e malati risale anche la scelta del motto di questa ostensione: “L’amore più grande” (Gv 15,13). È l’amore di chi dà la vita, cioè di chi ne ha trovato il senso scoprendo la propria vocazione e dunque l’amore stesso di Dio. Il logo dell’ostensione è stato realizzato gratuitamente dall’Agenzia Armando Testa partendo dalle idee elaborate dai giovani dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
Il sacramento della riconciliazione è quello più “frequentato” per chi visita la Sindone. Anche quest’anno sarà approntato un servizio di “penitenzieria”, nelle vicinanze del Duomo di Torino, dove confessori, in varie lingue, sono disponibili ad accogliere i pellegrini.
Insieme con i pellegrini i “protagonisti” dell’ostensione sono i volontari: 3500 persone che si alterneranno lungo i 67 giorni per accogliere i visitatori, garantire i servizi di assistenza sanitaria e le richieste di accoglienza. Il volontariato alla Sindone è prima di tutto esperienza di Chiesa, perché gran parte di chi lo fa proviene dalle comunità cristiane della diocesi; ma è anche un momento di accoglienza, di incontro e di gioia. Nell’ostensione, per altro, l’intera città è coinvolta: con le iniziative culturali e molto di più con la fornitura di servizi indispensabili, come il sistema di coordinamento del traffico, i parcheggi, i servizi di base per la ristorazione, le proposte turistiche integrative della visita. Nel Comitato organizzatore siedono, insieme alla diocesi, i rappresentanti di Comune e Regione, delle due fondazioni bancarie cittadine insieme con i Salesiani, la Direzione regionale ai Beni artistici e la Città Metropolitana di Torino.