Verso l’eurocrisi?

La moneta di oggi, l’euro, non è moneta di nessuno, letteralmente, e questo significa che tutti gli Stati che lo usano, quando spendono per i cittadini, non possono più emetterlo creandolo dal nulla e teoricamente senza limiti come accade nei Paesi a moneta sovrana (USA, Giappone ecc.).

I membri dell’ “Europa monetaria” devono sempre prenderlo in prestito da qualcuno, dai mercati privati dei capitali, devono cioè comportarsi come un normale cittadino che per spendere deve sgobbare o andare a prestiti. Di conseguenza, oggi il nostro debito pubblico è veramente un problema, perché lo Stato non lo deve più a sè stesso, ma a figure private precise, che oltre ad esigere pagamenti senza storie, decidono anche i tassi d’interesse con cui il nostro Tesoro prenderà in prestito i prossimi euro. Messi in questo modo, cioè governi impiccati ai capricci dei privati, abbiamo perso ogni garanzia di autorevolezza monetaria e finanziaria, per cui i mercati stessi ci stanno bocciando a man bassa. Significa perdita di investimenti immensi, che significa perdita di posti di lavoro, sterminio di tutto ciò che è pubblico, e dunque miserie infinite per infiniti cittadini. E questo, si badi bene, vale per tutta l’Eurozona, senza scampo, perché tutti siamo in questa trappola; la Grecia è la prima mattonella del Domino a cadere.

La combinazione imposta di due fattori – povertà e paura del debito pubblico – innesca la falsa urgenza verso tagli e svendita dei beni comuni ai privati per far cassa. Ed ecco che il capitale privato degli speculatori acquisisce beni pubblici a prezzi stracciati. Tanto è vero, che in sede di accordi commerciali internazionali (GATS, WTO) si sta spingendo per la privatizzazione di servizi essenziali, come acqua, telecomunicazioni, energia, sanità, assistenza sociale, ecc. Quelli cioè di cui nessuno può fare a meno, e per cui saremo costretti a pagare, volenti o nolenti, le loro tariffe. Cioè: profitti garantiti a tavolino per i privati, indipendentemente dagli andamenti di mercato. Anche perché poi, come si è già visto con le telecomunicazioni e altre utenze, i privati fingeranno quella concorrenza che in realtà è ‘cartello’ finalizzato al rialzo continuo delle tariffe.

La ricetta per cucinare a puntino l’Europa, e noi tutti, prevede la creazione di sacche di lavoro sottopagato in percentuali alte nella popolazione, per fare incassare nell’immediato ai nuovi caporali (ricordate il film di Totò?) i profitti dell’export europeo; poi le privatizzazioni dei servizi essenziali come Sanità, acqua e utilities, previdenza e trasporti, per una seconda tranche di profitti; l’acquisizione dei mercati nazionali a prezzi stracciati a causa della crisi ad arte innescata, terza tranche di profitti; la speculazione finanziaria, che l’economista Alain Parguez ha descritto con queste parole: «È, per costoro, il mondo perfetto, dove la speculazione garantisce immensi profitti senza dover pagare i lavoratori», ancora ricchezza nelle loro mani.

E quando questo progetto porterà inevitabilmente al collasso delle economie europee, i nuovi caporali incasseranno di nuovo, poiché è noto che mentre agiscono con una mano per distruggere incassandone i profitti, con l’altra scommettono coi prodotti finanziari derivati sulla rovina delle nostre società, da cui incasseranno altre montagne di profitti.

Sono scommesse impossibili da perdere, perché è come il vetraio che prima incassa vendendoti i vetri, poi incassa di nuovo perché è colui che di notte gira per la città a spaccarli e quindi ripararli. Non è fantascienza, è ciò che sta accadendo alla Grecia, già rovinata da imperi finanziari che oggi attraverso gli Hedge Funds scommettono sulla sua rovina con le polizze denominate Credit Default Swaps.