Il problema della mobilità

Pur essendo «un falso problema», sono parole del Sindaco Giuseppe Emili pronunciate nell’ultima conferenza stampa sul tema, traffico e ZTL continuano a tenere banco nel dibattito cittadino.

Le polemiche attorno al rapporto tra auto e centro storico sono scoppiate di nuovo, in questi giorni, a seguito all’entrata in vigore dell’orario estivo di ZTL e all’attivazione dei varchi elettronici. Sul fronte delle contestazioni ci sono alcuni commercianti (forse speravano che i provvedimenti, da tempo annunciati, si risolvessero nell’ennesima farsa), ma non solo. Su un’altra barricata ci sono molti cittadini del centro storico, per lo più favorevoli alle limitazioni al traffico, ma assai meno concilianti con le tariffe loro riservate per l’accesso e la sosta.

Sono le conseguenze di una situazione mal gestita. La pluriennale vicenda ZTL, con tutti i disagi annessi e connessi, è il risultato di un atteggiamento amministrativo cerchiobottista, nei fatti se non nelle intenzioni. Certo, queste faccende – ha ragione il Sindaco – sono estranee alla «scienza esatta». Il problema però non è scientifico, ma politico. La mobilità, il sistema dei trasporti e l’urbanistica in generale, hanno certamente bisogno di soluzioni tecniche, ma senza un indirizzo politico certo e complessivo, qualunque strumento si metta in campo è destinato ad avere un successo ridotto e a creare scontento.

Chiudere il centro storico e poi cercare di quietare i dissensi con progressivi aggiustamenti, vuol dire affrontare il problema traffico con approssimazione, senza una vera progettualità. È vero che i provvedimenti in essere dal 15 giugno erano ampiamente previsti e risaputi, ma la chiusura del centro non può essere un fatto a se stante. Non si può semplicemente dire “oggi si chiude”. Occorrerebbe anche stendere un piano alternativo, servire diversamente le esigenze che finora hanno trovato soddisfazione dall’accesso al centro con l’auto.

Purtroppo, basta vedere lo stato di penoso abbandono in cui versa il trasporto pubblico urbano e il disinteresse della politica locale per i disagi dell’utenza e degli autoferrotranvieri ASM, per dedurre che un piano complessivo della mobilità, in Comune, non sanno neanche cos’è. Anche gli interventi in favore dell’uso della bicicletta, nonostante la pubblicità, risultano minimi e mal posti. Talvolta i ciclisti sono addirittura osteggiati ed in ogni caso passa un messaggio secondo cui la bici non è un mezzo di trasporto, ma un passatempo.

L’uso intensivo dei mezzi motorizzati, effettuato prevalentemente in forma individuale, rimane l’unica strada possibile ai cittadini. Ciò determina condizioni critiche della qualità dell’aria, sottrae alla fruizione collettiva spazi di vita altrimenti utilizzabili e comporta notevoli diseconomie ed inefficienze, accompagnando un degrado della qualità della vita che andrebbe contrastato attraverso una azione a largo spettro.

La progettazione della mobilità in una cittadina dai tratti medioevali come la nostra dovrebbe rispondere ad alcune domande: verso quale modello di città e di mobilità vogliamo andare? Come favorire pedonalità, ciclabilità e trasporto collettivo rendendo poco appetibili gli spostamenti in auto? Come si può ridurre la lunghezza di ogni singolo spostamento? Come si possono eliminare spostamenti non necessari, razionalizzando la mobilità degli individui e delle merci? Come liberare il centro dalle auto in sosta e restituire spazio e decoro alla città? Come si equilibrano le necessità dei residenti e la specificità del tessuto urbano medioevale senza gravare di costi i cittadini?

La ZTL, di fatto l’unico provvedimento adottato dal Comune per far fronte alle criticità dell’auto, lasciata da sola non può certo rispondere.

Se l’obiettivo è ridurre (o per lo meno stabilizzare) il bisogno di mobilità, occorrerebbe utilizzare in modo congiunto le “leve” dell’organizzazione del territorio e del sistema dei trasporti. Per attenuare la crescita della domanda di spostamento, bisognerebbe, ad esempio, contrastare la tendenza all’allungamento delle distanze determinata da una espansione urbanistica eccessiva e non sempre necessaria, rendere attraente il trasporto pubblico curandone le condizioni e l’immagine, disporre parcheggi di interscambio esterni alla città, promuovere seriamente la mobilità ciclistica, sostenere i percorsi pedonali, decentrare i servizi, incentivare i mercati di quartiere a dispetto dei supermercati, razionalizzare le operazioni di carico e scarico delle merci delle attività commerciali.

Ben poco di questo pare essere presente nelle azioni dell’Amministrazione comunale, salvo l’intenzione di voler (finalmente!) tenere ferma la disciplina per l’accesso delle auto in centro.

La nota positiva è che da un po’ di tempo i cittadini si riuniscono in associazioni, assemblee e dibattiti pubblici. Dopo anni di anestesia anche i reatini paiono risvegliarsi e voler dire la propria, anche in fatto di pianificazione urbanistica e viaria cittadina. È un buon segno.


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