Laudato si' / Pastorale sociale e del lavoro

Una voce da Greccio: «Sull’ecologia integrale i giovani danno speranza»

È stato Joshtrom Isaac Kureethadam, professore di filosofia della scienza all’Università Pontificia Salesiana e Direttore dell’Istituto di Scienze Sociali e Politiche a ragionare con i giovani del progetto Policoro sui temi dell’encliclica Laudato si’

Si dice, «lieto di stare con voi» padre Joshtrom Isaac Kureethadam, intervenuto a Greccio sul tema «Laudato si’ e futuro del lavoro, uno sguardo globale», in occasione del quarto corso “Campi aperti” su giovani e impegno sociale, promosso dall’Ufficio nazionale Problemi Sociali e Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana. «Pian piano, a partire dai giovani che ci danno speranza, dopo quattro anni dall’uscita l’interesse per l’enciclica di papa Francesco sta aumentando, e il mondo sta apprezzando questo capolavoro». Eppure, sottolinea padre Kureethadam, forse siamo noi che non ci accorgiamo ancora appieno «del tesoro che abbiamo tra le mani, perchè il Papa non parla di argomenti ambientali ma è più profondo, inquadra la terra come una casa comune, una casa speciale e unica in tutto l’universo».

Un pianeta bellissimo, ma molto fragile

Non manca un riferimento a cinquant’anni esatti fa, quando il quel luglio 1969 l’uomo mise per la prima volta piede sulla Luna, e gli scienziati, durante i viaggi preparativi per fotografarla, videro «quella gemma blu che sorgeva, The rising of the earth, il sorgere della terra. Un pianeta «bellissimo, ma molto fragile», come la definì l’astronauta Samantha Cristoforetti. Sì, perchè la nostra casa comune è in pericolo, e occorre salvarla, e velocemente. «Stando qui a Greccio non possiamo non parlare di san Francesco, – ha detto padre Isaac – la sera mentre guardavo la Via Lattea pensavo a san Francesco, e alla gioia di fare un pellegrinaggio in questa terra. Otto secoli dopo arriva un altro Francesco. E come san Francesco a San Damiano riparò la casa del Signore, papa Francesco ci chiede di ripararla di nuovo, la nostra casa. Una casa in rovina, in difficoltà, afflitta da crepe disastrose».

Dati allarmanti

Dati allarmanti, con consumi e sprechi che aumentano, risorse che diminuiscono. «Dagli anni Settanta consumiamo sempre di più. L’anno scorso avevamo già consumato tutte le risorse rinnovabili, entro il 2050 dicono gli scienziati che avremmo bisogno di un altro pianeta. Negli ultimi 10 mila anni la temperatura media della terra è cambiata di un grado ed entro fine secolo si avvierà verso i tre gradi e se non facciamo niente arriveremo a quattro, cinque o sei gradi».

Invertire la rotta in fretta

Previsioni tutt’altro che rosee, che ci indicano quella più ottimistica solo se saremo bravi ad invertire la rotta, e in fretta, «senza farci sfuggire le cose dalle mani». Intanto, dati allarmanti continuano ad arrivare dalla Groenlandia, che si sta sciogliendo quattro volte più velocemente del normale, e dai Tropici dove sarà sempre più caldo. Oltre all’enorme problema dell’Amazzonia, già deforestata per il 25%. Un tema fresco per i giovani, che avevano appena partecipato al Forum delle Comunità Laudato si’ di Amatrice. «Io provengo dall’India e ci sono le piogge amazzoniche indiane», racconta padre Isaac. «L’anno scorso abbiamo avuto un’inondazione, da quando ero bambino per tre mesi avevamo continuamente piogge, adesso invece piove nel deserto, perché le piogge si stanno spostando. Siamo ormai arrivati a un punto di non ritorno».

Plastica e rifiuti

E poi, l’altro problema toccato dalle Comunità Laudato si’ attraverso il Forum dello scorso anno, quello dei rifiuti e della plastica: «dicono che entro il 2050 avremo più plastica che pesci nell’oceano. Per questo papa Francesco dice che la nostra terra si trasforma in un deposito di immondizia».

Accesso all’acqua

Senza dimenticare il problema dell’acqua: «mi dicevano in alcune zone dell’Africa alcune donne che devono camminare sette chilometri all’andata e altrettanti al ritorno per prendere venti litri d’acqua. Questo è il grido dei poveri, dei bambini che vivono questa tragica situazione, che vivono sulla propria pelle il problema della siccità, che causa disagio e fame. Pensate che quando arriva un’inondazione in Bangladesh ci rimane per tre o quattro mesi. E l’acqua sporca uccide».

Una stretta relazione tra poveri e ambiente

Una relazione strettissima, quella tra poveri e disastro ambientale, sulla quale papa Francesco si sofferma molto, perchè sono certamente le classi già povere e disagiate a pagare il prezzo più alto. «Papa Francesco dice invece che è un problema spirituale, religioso. La risposta dovrebbe essere un’ecologia integrale, perché tutto è relazionato, collegato, connesso. Occorre quindi un nuovo modo di abitare questa casa comune, una nuova economia e una nuova politica». Emerge «una sfida culturale, attraverso lunghi processi di rigenerazione».

Il tema del lavoro

E poi il tema del lavoro. «Nella Genesi quando Dio crea il giardino lo affida all’essere umano. Coltivare e custodire la nostra casa è il primo lavoro che ci è stato affidato. Si pensava che l’essere umano fosse creato come schiavo, ma in realtà la Genesi parla di altro, di un Dio giardiniere e degli uomini co-giardinieri».

Le domande che dobbiamo porci sono tante, e molto profonde. Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi? «Certo, perchè sarebbe una grande ingiustizia quella di far pagare ai nostri figli, o ai nostri nipotini, la nostra irresponsabilità». È per questo che occorre muoversi, con la speranza e la paura a fare da pungolo perchè il futuro che lasceremo alle prossime generazioni sia sereno e fuori pericolo.