Monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, traccia un bilancio delle giornate di studio e confronto sul tema ”Oltre la secolarizzazione dei saperi”. L’impegno a ”individuare strade nuove che favoriscano il dialogo tra ragione e fede, tra saperi e teologia, tra scienza ed etica”.
“Una significativa esperienza di comunione e di condivisione”. È soddisfatto monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, per le tre giornate di studio e confronto che, dal 14 al 17 settembre, hanno radunato, a Piacenza, docenti di teologia e assistenti pastorali dell’Università Cattolica. “È ormai una tradizione – spiega il vescovo – quella di ritrovarci all’inizio dell’anno accademico per vivere un momento prolungato di fraternità e per riflettere assieme su questioni importanti del servizio svolto presso l’Università. Sono più di cinquanta i teologi che insegnano presso l’Ateneo dei cattolici italiani e una ventina gli assistenti pastorali operanti nelle quattro sedi di Milano, Brescia, Piacenza e Roma. Abbiamo vissuto giornate molto intense, ricche di contributi e animate da un vivace confronto”. A fare da filo conduttore il tema “Oltre la secolarizzazione dei saperi”, affrontato – sintetizza Giuliodori – “sotto molteplici punti di vista, storico, filosofico e culturale, nel tentativo d’individuare strade nuove che favoriscano il dialogo tra ragione e fede, tra saperi e teologia, tra scienza ed etica”.
Eccellenza, a conclusione della tre giorni si è svolta una tavola rotonda su “Quale teologia per una Chiesa in uscita alla luce dell’Evangelii Gaudium”. Cosa è emerso?
“La tavola rotonda conclusiva, che ho introdotto evidenziando l’ampiezza e la novità delle indicazioni di Papa Francesco circa il ruolo e il contributo della teologia al rinnovamento missionario della Chiesa, ha visto la partecipazione di mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, mons. Pierangelo Sequeri, preside della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, e Francesco Botturi, prorettore dell’Università Cattolica. I relatori hanno offerto interessanti spunti per un ripensamento dell’insegnamento della teologia che deve svilupparsi a partire da un più profondo legame con la storia e la vita del popolo di Dio. È necessario, poi, seguire un percorso sapienziale che consenta di unificare la fede con la vita e di dialogare con tutti. L’obiettivo è quello di alimentare e sostenere la missione di una Chiesa in uscita che ha assunto i poveri come ‘categoria teologica’”.
In una Chiesa “ospedale da campo” occorre quindi una teologia, in missione, in dialogo, attenta alla provocazione dei poveri, ma anche, ha detto il Papa, una teologia che sappia valorizzare il contributo delle donne…
“La teologia per Papa Francesco ha una grande responsabilità in questo momento di profondo ripensamento della vita e della missione della Chiesa. Oltre a incoraggiare il dialogo e il confronto con tutti, a ogni livello e in ogni realtà, il Papa chiede di fare teologia stando in frontiera e senza sfuggire le sfide poste dai conflitti, dalle ingiustizie e dalle nuove emergenze come le migrazioni e la questione ecologica. Un particolare contributo alla riflessione teologica, secondo il Pontefice, può venire certamente dalle teologhe e dalla loro sensibilità spirituale e intellettuale. Non ci si può, del resto, accontentare di una ‘teologia da tavolino’ come ha spiegato con grande efficacia il Pontefice nel messaggio dello scorso 3 settembre per i 100 anni della Facoltà di teologia dell’Università Cattolica di Buenos Aires. Occorre disinnescare un certo accademismo, che si è diffuso anche in ambito teologico, per ritornare a una teologia radicata nella tradizione ma fatta con il popolo e per il popolo”.
Cosa viene chiesto, dunque, oggi ai docenti di teologia e agli assistenti pastorali dell’Università Cattolica? Come possono farsi interpreti di quanto sollecitato da Papa Francesco?
“A fronte delle puntuali e vigorose sollecitazioni del Papa diventa ancora più forte la consapevolezza che l’Università Cattolica sia un contesto privilegiato, su cui però ricade una grande responsabilità. È una specie di laboratorio permanente che vede la presenza dell’insegnamento della teologia in tutti in corsi di laurea favorendo così una formazione integrale delle persone e un dialogo costante e fecondo tra scienze e teologia. Gli studenti delle dodici Facoltà (ad oggi sono circa 40mila) frequentano ogni anno un corso di teologia nella triennale e svolgono un seminario tematico nella magistrale. Il dialogo è ben avviato, si tratta di farlo diventare ancora più profondo e sistematico”.
All’orizzonte ci sono tre importanti appuntamenti: Sinodo sulla famiglia, Convegno ecclesiale nazionale, Giubileo della misericordia. Come verranno vissuti nell’Ateneo?
“Nel contesto del cammino pastorale dell’Ateneo non sono mancati e non mancheranno momenti di preghiera e di presenza agli eventi della Chiesa italiana e universale. In particolare sono numerosi i contributi offerti alla preparazione del Convegno Ecclesiale di Firenze, considerato anche l’interesse per il tema del “nuovo umanesimo”, e diversi i professori che vi prenderanno parte. Ci siamo preparati a questi prossimi eventi anche con un pellegrinaggio dei Docenti in Terra Santa che si è svolto alla fine di agosto”.