Caritas Rieti: una mano al lavoro

Lo sportello lavoro della Caritas diocesana di Rieti è uno dei servizi che la Chiesa reatina sta cercando di portare avanti per dare risposte concrete a una situazione di crisi sempre più drammatica.

Per capire meglio lo scopo e le attività di questo ufficio abbiamo conversato con Valeria Valeri, che si occupa quotidianamente di far funzionare il servizio.

Valeria, ci vuoi illustrare in breve cos’è lo “sportello lavoro”?

Si tratta di una attività della Caritas diocesana in funzione dal 2005 e finanziata con i fondi dell’8×1000. Lo sportello è aperto a italiani e stranieri in possesso di documenti in regola, ed ha lo scopo di favorire l’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro.

Come si svolge l’attività quotidiana dello sportello?

Quando le persone in cerca di una opportunità si rivolgono a noi, compiliamo una scheda con i dati anagrafici e tracciamo un profilo delle sue competenze lavorative basandoci sia sui suoi precedenti impieghi, sia sulle capacità e sui talenti che ognuno pensa di possedere e poter spendere.

E che tipo di incontri riuscite a combinare?

In genere si rivolgono alla Caritas persone che necessitano di assistenza, e quindi cercano badanti e collaboratori familiari. Da un po’ di tempo, però, riscontriamo un aumento di richieste per quanto riguarda le attività di tipo manuale e artigianale, anche se nell’ottica della saltuarietà o della stagionalità.

E dal punto di vista delle regole del mercato del lavoro?

È bene precisare che lo sportello lavoro di Caritas non effettua una vera e propria intermediazione. Quel genere di servizio rimane giustamente legato a strutture istituzionali come i centri per l’impiego. La nostra logica è piuttosto quella di portare le persone ad incontrarsi in vista della soluzione di problemi comuni. Se ci sono riscontri positivi guidiamo le persone che effettivamente riescono a instaurare rapporti di lavoro verso i patronati e i sindacati, in modo da garantire il regolare svolgimento della attività lavorativa. Il mercato del lavoro ormai prevede un ventaglio di soluzioni regolari anche per i lavori di più breve durata.

Come accompagnate le persone che si rivolgono a voi?

Va detto che non ci limitiamo a compilare una scheda e aspettare che qualcosa accada. Caritas, tessendo collaborazioni anche con altri enti come le Acli, la Cisl, l’Anof, o l’Inail propone anche percorsi di formazione e, nel caso degli stranieri, anche di conoscenza della lingua italiana. Ci interessa allargare il ventaglio delle possibilità di ognuno. La nostra sede diocesana, inoltre, è in collegamento con quella nazionale e con le Caritas delle diocesi più vicine. Una rete che aumenta le possibilità di riuscita.

Dal vostro osservatorio, in che modo si misura il disagio del nostro tempo? Qual è l’aspetto “cristiano” del lavoro?

Al di là del soddisfacimento dei bisogni materiali, della necessità di far fronte al quotidiano, il lavoro, trovato o ritrovato, è la base per restituire dignità a persone che sembrano aver perso il loro posto nel mondo. Il lavoro non è semplice occupazione. Basta la formula costituzionale per capirlo: il lavoro è fondativo, è la base su cui si costruiscono e realizzano l’individuo e la società. Come ogni altra attività della Caritas, anche lo sportello lavoro non può che guardare alla persona come immagine di Dio e sforzarsi di rendere giustizia a questa ineliminabile condizione dell’esistenza umana.


Il report dell’Osservatorio della Povertà e delle Risorse della Caritas Diocesana di Rieti è scaricabile dal link seguente:

[download id=”25″]