Una classe d’altri tempi. Su Rai 2 il (semi)nuovo format “Il Collegio”

È il convitto di Celana a Caprino Bergamasco la location scelta per “Il Collegio”, nuovo format di Magnolia, in onda in prima serata su Rai 2 da lunedì 2 gennaio per quattro puntate settimanali. Protagonisti 18 adolescenti – 9 ragazze e 9 ragazzi – fra i 14 e i 17 anni che, sotto la guida didattico-educativa di 1 preside, 7 professori e 2 sorveglianti, devono comportarsi come i bravi alunni di una volta per riuscire a ottenere la licenza di Scuola media… del 1960.

Già, perché la caratteristica specifica del programma è una sorta di ritorno al passato e alle modalità didattiche della scuola di cinquant’anni fa, quando era d’uso osservare una rigida disciplina, studiare a memoria le poesie, curare la calligrafia, salutare i professori alzandosi in piedi al loro ingresso in classe e svagarsi con i giochi e passatempi di una volta. Nella vita da collegio, oltre che nello studio scolastico, i ragazzi devono impegnarsi in lavori pratici e le ragazze in cucina o nel cucito, secondo i rigidi stereotipi di un tempo.

Un’altra peculiarità è il ricorso all’archivio delle teche Rai per rivedere, attraverso il televisore nella sala a disposizione degli studenti, spezzoni dei programmi televisivi degli anni Sessanta e riascoltare, tramite un giradischi tradizionale, le canzoni che erano la colonna sonora di quegli anni. A Giancarlo Magalli è stato affidato il ruolo della voce narrante.

La proposta di Magnolia è nuova soltanto in parte. Come succede per molti format contemporanei, “Il Collegio” è la versione italiana di “That’ll Teach ‘Em”, prodotto da Twenty Twenty Television per Channel 4 e già esportato dalla Gran Bretagna in diversi Paesi come Belgio, Cile, Francia, Germania, Norvegia e Spagna.

Nelle intenzioni degli autori l’esperimento non vorrebbe proporre (soltanto) una “operazione nostalgia”, ma dovrebbe aiutare ragazze e ragazzi a prendere consapevolezza diretta delle fatiche che sono state affrontate dai loro predecessori. Per i 18 studenti è una sfida nella sfida quella di dover studiare e fare i compiti senza l’ausilio delle nuove tecnologie – pc, Internet, cellulare… – oggi ormai integrate non solo nell’apprendimento scolastico.

In tema di alfabetizzazione televisiva, agli spettatori di più lungo corso può facilmente tornare alla mente “Non è mai troppo tardi”, storica trasmissione della Rai delle origini realizzata in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione e condotta dal maestro Alberto Manzi. Si trattava di una vera e propria scuola “a distanza” – antesignana per alcuni aspetti di ciò che oggi si definisce e-learning – che consentiva agli adulti analfabeti di conseguire la licenza elementare seguendo in televisione le lezioni che Manzi teneva a classi formate da adulti.

Trasmessa nella fascia preserale per poter essere vista anche da chi lavorava, la trasmissione andò in onda per oltre 480 puntate fra il 1960 e il 1968, quando venne sospesa grazie al consistente aumento della frequenza della popolazione italiana alla scuola dell’obbligo. Proprio nel 1960, grazie alle lezioni di Manzi, furono ben 35.000 le persone che ottennero l’agognato titolo.
L’eventuale paragone fra i due programmi sarebbe improprio, data la diversità di strutture, modalità e obiettivi di “Non è mai troppo tardi” e “Il Collegio”. Se nel primo era esplicita la finalità didattica, la (semi)nuova proposta odierna evidenzia i meccanismi caratteristici del reality-show, che mette alla prova persone più o meno comuni in situazioni non (più) comuni alimentando più che la voglia di imparare la voglia di vedere come se la cavano i protagonisti.