“Tombolata della Misericordia” nella Parrocchia di San Biagio a Castel Sant’Angelo

Al ritorno tra i banchi di scuola i bambini e i ragazzi della Parrocchia di San Biagio, a Castel Sant’Angelo, avranno molto da raccontare nel tradizionale tema “Per me il Natale è”.

Martedì 29 dicembre, infatti, si sono riuniti intorno ad un lunghissimo tavolo verde per dare il via alla prima “Tombolata della Misericordia”. Anche se per la disperazione di chi ormai allergico anche alla sola parola “tombola”, è andata in scena una vera e propria gara di solidarietà.

Al posto della solita puntata in monete sonanti i ragazzi hanno portato regali, con tanto di fiocco, frutto dei loro sacrifici durante il periodo di Avvento: si tratta di generi alimentari, o di conforto, come sciarpe, cappelli, guanti, indumenti invernali nuovi, o semplicemente quaderni. Tutti piccoli doni che però possono rendere speciale il Natale, e non solo, per molte persone.
Accanto agli ambiti premi in palio, offerti dalla Parrocchia, dalle Suore di Maria Bambina – cuore pulsante di questa piccola comunità – e dalla generosità degli animatori e di alcuni negozianti della zona, il dono più grande che questi ragazzi hanno assaporato è Cristo.

E in quest’ottica sembra ancora più significativo, a posteriori, l’augurio con cui Papa Francesco in persona ha salutato, a sorpresa, lunedì 4 gennaio i giovani riuniti a Greccio in occasione del meeting, fortemente voluto e sostenuto dal vescovo Domenico. Il Santo Padre ha suggerito di seguire “la stella” e i ragazzi di Castel Sant’Angelo sembra la stiano già facendo, riconoscendo la mitezza, la piccolezza di quel bambino, in cui Cristo ha scelto di farsi carne, nel volto degli ultimi, degli indifesi, nel volto, insomma, di ciascuno di noi.

Ed ecco che quel singolo pacco di pasta donato, la semplicità e l’amore con cui quei pacchetti sono stati preparati altro non sono che la testimonianza concreta del mistero che siamo chiamati a vivere in questo periodo di Natale, soprattutto alla luce del Giubileo della Misericordia.

Proprio Misericordia, infatti, è la parola chiave: avere il cuore umile, capace di struggersi per le sofferenze dei nostri vicini e avere il coraggio e la volontà di fare la differenza. Quell’essere ventre, come ricorda il significato originario del termine in ebraico, a cui tutti dovremmo aspirare; un ventre che si lascia toccare dall’Amore di Cristo e ne mantiene vivide le cicatrici, un ventre capace di accogliere e “servire” il Bambino Gesù, sull’esempio della Vergine Maria, un ventre che sceglie di seguire la stella come i magi, che non “ha la spuzza sotto il naso”, e che come i pastori ha il coraggio di perdersi in Cristo, e tornare così a vivere, e “non vivacchiare nella mediocrità”.

La Tombolata della Misericordia a Castel Sant’Angelo rappresenta, allora, in piccolo quello che la tre giorni dei giovani a Greccio ha testimoniato in grande e le parole del Pontefice, nell’umiltà e nel calore di un padre, hanno consacrato: Cristo è Vita, noi siamo Vita in Cristo.
È Vita nella fatica e nella forza di chi ha donato il proprio tempo e talento per organizzare il meeting, come nella generosità di chi dona anche solo un pacco di pasta, nell’entusiasmo di chi ha fortemente voluto e sostenuto queste iniziative, nel coraggio di chi ha scelto di esserci, nel sapore e nell’odore di una Chiesa che sa interrogarsi e ritrovarsi “per portare frutto”, riconoscendo la diversità come sale di tutto. E’ Vita anche e soprattutto in quel “Pregate per me” sussurrato dal Santo Padre a termine della sua visita.
Allora cosa aspettiamo ad afferrare e ad assaporare questa Vita, ad essere Ventre?