I terremoti non si possono prevedere. I danni dei terremoti sì

Mercoledì 28 settembre presso la sezione antica della Biblioteca Paroniana si è svolto l’incontro degli Amici della Biblioteca sul tema “Terremoti, assistenza e ricostruzione dal XIII al XX secolo”, condotto dalla professoressa Ileana Tozzi.

In apertura, la studiosa ha chiarito come la riflessione storica sul terremoto non sia oziosa, perché può dare a sua volta spunti di riflessione per la ricostruzione.

Fin dagli anni ‘80 la Tozzi si è interessata all’argomento per conto dell’Enea. Il suo racconto è stato composto su tre tappe fondamentali. La prima in ordine cronologico riguarda il terremoto del novembre 1298. Ad essere colpito dal sisma fu addirittura Bonifacio VIII. A questo Papa si deve il cosiddetto “arco del vescovo” ovvero la struttura che collega il vescovado al palazzo antistante. Un’opera architettonica che sarebbe più corretto, per l’appunto, chiamare “arco di Bonifacio”, eretta sia a consolidamento e sostegno degli edifici, sia come simbolo della superiorità del potere religioso.

Il secondo episodio riguarda la lunga serie di terremoti che colpì il reatino nel 1703, con sismi fino al 10° grado della scala Mercalli. Di quell’anno terribile resta traccia in un epigrafe murata proprio ad Accumoli.

Il terzo evento risale al 1898 e in questo caso la documentazione fotografica è straordinaria. La prof.ssa Tozzi ha mostrato infatti bellissime immagini di una Rieti completamente puntellata. Tra l’altro questi documenti erano cartoline, a dimostrazione che già allora si faceva commercio degli eventi catastrofici.

Questa mole di testimonianze ci interroga sui motivi della scarsa cultura sui terremoti nel nostro paese e a Rieti in particolare: «Abbiamo forse perduto la memoria, i nostri nonni hanno vissuto questa stagione» sottolinea infatti la Tozzi. E anche il gemellaggio con la città giapponese di Ito dovrebbe allargarsi forse a questo aspetto culturale. Prima di concludere, la professoressa si è concentrata sull’attualità: «Uno dei problemi sarà la conservazione del patrimonio culturale, magari è l’ultimo ma c’è».

Dopo la relazione, un attento pubblico ha posto domande e riflessioni all’attenzione della prof.ssa Tozzi. Nel complesso è purtroppo chiaro che nemmeno una storia millenaria a contato con la terra che trema ha rafforzato il nostro approccio alla catastrofe e alla prevenzione. Perché, se è vero che i sismi sono imprevedibili, «prevedere i danni dei terremoti è possibile», e in questo lo sguardo storico è indispensabile.