Italia

Sotto inchiesta l’esame di italiano di Suarez per avere la cittadinanza

Per il calciatore test farsa secondo il capo della Procura Cantone. Indagati i vertici dell'Università per stranieri. Caritas: a migliaia di giovani nati in Italia servono 4 anni per la cittadinanza

Un aspirante cittadino italiano, come ogni studente dell’Università per stranieri di Perugia, viene torchiato dalla commissione per almeno due ore, con prova scritta e orale: chi vuole ottenere la cittadinanza o proseguire i suoi studi nel prestigioso ateneo di piazza Fortebraccio la lingua del nostro Paese la deve conoscere bene.

Ma a Luis Alberto Suarez Diaz, attaccante del Barcellona e della Celeste, come viene chiamata la nazionale di calcio dell’Uruguay, 33 anni, nativo di Salto, ai confini con l’Argentina, con moglie italiana (Sofia Balbi, di origini friulane, sposata nel 2009), per ricevere l’attestato, dopo un rapido corso a distanza sono bastati soltanto quindici minuti di “conversazione” con i professori. E per di più, con domande e risposte che avrebbero dovuto seguire un preciso “copione” scritto apposta per lui.

«Un esame farsa», lo ha definito il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, che ha aperto un fascicolo dove per ora si ipotizzano i reati di «rivelazione di segreti d’ufficio e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici». Altro che “aiutino”, qui c’è odore di truffa: argomenti concordati e voto stabilito prima dello svolgimento della prova, è scritto nell’ordinanza dei giudici. Le accuse vengono mosse sulla base di intercettazioni telefoniche a dir poco imbarazzanti: «Non spiccica una parola, non coniuga i verbi, parla all’infinito ma prende 10 milioni a stagione e all’esame deve passare, ma te pare che lo bocciamo?», avrebbe ammesso uno degli esaminatori.

Suarez, detto “El Pistolero” (per il gesto della pistola che fa con la mano destra quando mette a segno un gol), in forza al Barça e in procinto di passare alla Juventus (trattative troncate però, all’improvviso, a causa dei tempi di ingaggio troppo lunghi), doveva ottenere la cittadinanza italiana per poter giocare nel club bianconero, che ha già coperta la quota dei calciatori extracomunitari e quindi non l’avrebbe potuto tesserare. Per questo, il 17 settembre scorso, in una sessione straordinaria «organizzata ad hoc», ha sostenuto l’esame in un’aula del sontuoso Palazzo Gallenga Stuart, dove ha sede l’istituzione perugina fondata nel 1925, destinata agli stranieri e specializzata nell’insegnamento e nella diffusione della lingua e della cultura italiana.

La vicenda dell’esame truccato a promozione garantita «è stata scoperta per caso», ha dichiarato Cantone, mentre la procura perugina stava lavorando a un altro caso e si è imbattuta nelle scottanti intercettazioni. «A febbraio abbiamo cominciato a fare accertamenti per attività poco trasparenti dell’ateneo», aggiunge il colonnello della Finanza, Selvaggio Sarri, che coordina le indagini. L’ex capo dell’anticorruzione e i pm incaricati dell’inchiesta, Paolo Abritti e Giampaolo Mocetti, hanno iscritto nel registro degli indagati il rettore dell’università, Giuliana Grego Bolli, il direttore generale dell’ateneo, Simone Olivieri, il docente che ha esaminato il calciatore, Lorenzo Rocca (responsabile del centro linguistico), e l’insegnante di italiano incaricata di preparare il candidato per il test, Stefania Spina. Nell’elenco c’è anche Cinzia Campagna, che avrebbe preparato l’attestato di livello B1 (per avere il quale, in genere, occorrono circa quattro mesi) da consegnare al bomber il quale, per il momento, non risulta indagato. Ma che sarà a breve ascoltato dai pm «come persona informata dei fatti». Anche la Juve non c’entra, l’iniziativa sarebbe solo dell’ateneo. La Finanza ha perquisito gli uffici e sequestrato cellulari, tablet e pc degli indagati per trovare documenti utili a ricostruire l’accaduto. Dalle conversazione captate emerge che «gli argomenti della prova d’esame – dice la Procura – sono stati preventivamente concordati con il candidato e che il relativo punteggio è stato attribuito prima ancora dello svolgimento della stessa, nonostante sia stata riscontrata, nel corso delle lezioni a distanza svolte dai docenti dell’ateneo, una conoscenza elementare della lingua italiana». Ieri sono stati ascoltati dai due pubblici ministeri l’esaminatore Lorenzo Rocca e, in tarda serata, la docente del corso online, Stefania Spina.
In una delle conversazioni telefoniche intercettate, l’esaminatore Rocca esprimeva le sue paure al rettore Grego Bolli: «Sul verbale non ho problemi a metterci la firma perché in commissione ci sono io e mi prenderò la responsabilità dell’attribuzione del punteggio. Il mio timore è che poi tirando tirando, diamo il livello ed esce, i giornalisti fanno due domande in italiano e la persona va in crisi. Un po’ di preoccupazione ce l’ho perché è una gatta da pelare, come si fa, si fa male». Ma nelle otto pagine del fascicolo giudiziario si leggono anche altri stralci di colloqui compromettenti, come quello tra il docente Rocca e il rettore: «Eh, allora lui (Suarez, ndr) si sta memorizzando le parti dell’esame». «Eh, ma infatti è questo. Deve essere sul binario, ecco!».

Sta di fatto che la certificazione ottenuta a Perugia ora non servirà più al campione sudamericano che dopo le strane giravolte e gli ultimi colpi di scena del calciomercato (in chiusura il 5 ottobre) dovrebbe essere tesserato con l’Atletico Madrid: la Juventus, infatti, ha rinunciato all’affare ingaggiando lo spagnolo Alvaro Morata. Tanto meglio per il Pistolero che resterà in Spagna dove non ha certo problemi di comunicazione verbale, visto che lì si parla la sua lingua. Anche se ieri i social si sono scatentati: «In fondo Suarez un po’ d’italiano lo “masticava” già…», ai mondiali del Brasile 2014, quando morse a una spalla l’azzurro Chiellini che lo “francobollava” senza pietà in quella partita che costò all’Italia l’eliminazione dal torneo. Allora il centravanti della Celeste commentò: «Sono cose che succedono, in campo».
Il caso ha suscitato una valanga di commenti sui social e in rete. Anche la Caritas Ambrosiana è intervenuta con un tweet. “Il tempo per ottenere la cittadinanza italiana per migliaia di giovani nati in Italia è 4 anni” dalla maggiore età. “Ragazzi che nascono, crescono e studiano in Italia”.

da avvenire.it