Parrocchie

Socializzare riflettendo: l’esperienza del campo estivo della parrocchia di Piazza Tevere

Un’intensa esperienza di condivisione e riflessione per gli adolescenti di San Francesco Nuovo, che hanno trascorso sette giorni insieme a Bosco Chiesa Nuova, nel Veronese

Un’intensa settimana di condivisione e riflessione per gli adolescenti di San Francesco Nuovo.

A tutti i ragazzi del post cresima della parrocchia del quartiere Piazza Tevere è stato proposto come sempre un campo estivo. E dopo le restrizioni della pandemia, che negli ultimi due anni avevano obbligato a svolgere l’appuntamento in forma ridotta senza allontanarsi troppo da casa, stavolta si è potuta scegliere una formula “tosta”, con un bel camposcuola destinazione Veneto: a Bosco Chiesa Nuova, nel Veronese, nella casa che costituisce un tradizionale polo formativo degli Stimmatini (che, negli anni in cui erano presenti a Rieti, a Piazza Tevere erano ben conosciuti, dato che qualcuno – come l’indimenticato padre Marcellino – dava una mano alla parrocchia).

Accompagnati dal parroco don Giovanni Franchi e da quattro coppie di padrini, ovvero accompagnatori nel percorso dopo cresima, i ragazzi hanno vissuto un’esperienza formativa che ha permesso loro di imparare e condividere, pur divertendosi. «Ci incontriamo ogni settimana e li accompagnamo fino alla maturità, dando loro un tema al mese da commentare insieme», spiega l’educatore Maurizio, che illustra la settimana trascorsa in quel di Verona intorno al tema La verità vi renderà liberi.

Giornate intense, scandite da catechesi, liturgie, momenti di gioco, condivisione in gruppo, attività di confronto con la realtà umana e sociale da leggere alla luce della Parola di Dio: «Eravamo in una villa immersa nel verde con oltre mille metri quadrati di parco, questo ha permesso ai ragazzi di alternare spirtitualità a divertimento con i giochi a squadre che hanno consentito di stare insieme in condivisione e a contatto con la natura». Non sono mancati dunque momenti di allegria, escursioni e una gradita visita guidata alla città di Verona, pensando al vescovo Domenico che la Chiesa reatina si appresta a “donare” alla diocesi scaligera.

Nelle mattinate di riflessione sono stati affontati diversi temi: la schiavitù, la verità, la felicità, la ibertà, la passione da infondere nel compiere le cose. «È stato particolarmente importante – spiega Fabrizio – perché in alcuni casi i giovani sono svogliati, hanno poca capactià di attenzione. Abbiamo cercato di trasmettergli entusiasmo e voglia di fare». Una settiamana in cui si è discusso anche di resilienza, di capacità di superare le difficoltà, di oltrepassare gli ostacoli della vita, piccoli o grandi che siano. «Questi giovani hanno dimostrato tanta voglia di stare insieme senza fermarsi ai disagi incontrati. Non solo un lungo viaggio in bus, ma anche ad esempio la sveglia alle 4 del mattino, per celebrare la Santa Messa al sorgere del sole. In un contesto esterno ti rimangono più impressi certi insegnamenti, certe esperienze».

E poi, grande divertimento con la parte ludica: «È stata un’esperienza davvero molto bella – commenta il parroco don Giovanni Franchi – i ragazzi sono tornati felici e gratificati e hanno vissuto intensamente sia gli incontri culturali che spirituali, in maniera entusiasta, e non è poco».

«È stato davvero bello, ma soprattutto utile – dice Susanna – perché per ogni tema sono riuscita a trovare una risposta ai quesiti che man mano mi ponevo. Sono stata comtenta di aver partecipato ogni anno al campo estivo, così sono riuscita ad avere più o meno un dialogo con la parola di Dio. Oltre alla grande importanza che ha avuto la socializzazione».

Entusiasmo del ritorno anche da parte delle ormai grandi Benedetta ed Elisabetta, che raccontano quello che è stato il loro ultimo campo estivo: «Quest’anno finalmente il campo è stato svolto fuori dopo due anni di stop, un ritorno alla normalità che ci ha dato gioia e che ricorderemo come la fine di un ciclo di esperienze davvero belle. Bello anche il fatto che è durato più del normale, una settimana invece che cinque giorni, essendoci allontanati parecchio da Rieti. Un altro aspetto positivo è stata l’autogestione: abbiamo imparato ad organizzarci da soli, dovendo apparecchiare, sparecchiare oppure rifare le camere. Si sono poi create nuove amicizie, un filo che dura ancora e che difficilemente si spezzerà».