Sì alla nuova viabilità. Ma dalla Sardegna dubbi sulle trivellazioni

Lo stanziamento di 224 milioni di euro si aggiunge ai 400 del Fondo di sviluppo e coesione per il completamento della statale “Sassari-Alghero” e la messa in sicurezza degli svincoli della statale 131. Riserve sulle estrazioni d’idrocarburi in mare e in terraferma. Le opinioni del professor Luciano Cau, di Maria Giuseppa Sechi (Mlac) e dell’arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna.

Il decreto Sblocca Italia del presidente del Consiglio Matteo Renzi approda anche in Sardegna. Ma non convince pienamente gli isolani, che si dividono in favorevoli e contrari. Edilizia e viabilità, infrastrutture, politica energetica, sono gli interventi previsti nell’isola. Tra le azioni previste nel pacchetto c’è lo stanziamento di 224 milioni di euro per le infrastrutture e la viabilità, una somma che si aggiunge ai 400 milioni del Fondo di sviluppo e coesione e che servirà per il completamento della statale “Sassari-Alghero” e la messa in sicurezza degli svincoli della statale 131. Lavori che dovrebbero iniziare entro una data certa, pena il blocco del finanziamento e il suo dirottamento verso un’altra opera. Al di là delle valutazioni politiche sul decreto (a favore o meno) ci si chiede quali siano le priorità per lo sviluppo della Sardegna e se questo pacchetto d’interventi è sufficiente o solo un primo passo verso un rilancio dell’economia isolana.

Meno tasse e burocrazia.
Dunque prima si inizia meglio è. Ben vengano le infrastrutture, ma non basta. “Certo, gli svincoli della 131 e il completamento della Sassari-Alghero sono importanti. Ma è esagerato pensare che questi interventi (e altri simili in giro per il Paese) costituiscano la soluzione della crisi in Sardegna”, sostiene Luciano Cau, ricercatore e docente di geografia economico-politica all’Università di Cagliari, esperto in sviluppo e territorio. Secondo Cau per la crescita dell’isola bisognerebbe snellire la burocrazia e abbassare le tasse. “L’Italia, secondo la Banca mondiale, è al 65° posto per la facilità con cui si può fare impresa. Eppure è il privato, specie con la piccola e media impresa, a creare sviluppo: soprattutto con problemi strutturali come i nostri, in primis il crollo demografico per bassa natalità (che sta portando all’estinzione di buona parte dei paesi della Sardegna) e il conseguente invecchiamento della popolazione. Se la popolazione attiva diminuisce e la produttività non aumenta ci troviamo in una recessione strutturale insolubile”. Per il docente il primo passo verso lo sviluppo sarebbe prima di tutto “semplificare l’attività d’impresa, snellire le pratiche burocratiche, abbassare la tassazione, facilitare l’accesso al credito, attrarre i turisti e gli investimenti stranieri, infine favorire l’export”.

Idrocarburi: sì o no?
Il decreto prevede poi nuovi investimenti per l’estrazione di idrocarburi sul territorio nazionale. In Sardegna questo darebbe il via libera alle trivelle della società Saras ad Arborea (Oristano) e della Schulemberg al largo della costa nord-occidentale dell’isola. Nel caso di Arborea parte della popolazione ha protestato anche in passato contro il cosiddetto progetto “Eleonora”. Anche se la valutazione di impatto ambientale per la ricerca degli idrocarburi a mare e la proposta di attivare le trivelle al largo e sulla terraferma deve essere condotta a livello nazionale “la Regione – come si legge in una nota – è tenuta a esprimere il suo parere, evidenziando con valutazioni tecniche ponderate tutte le criticità del progetto”. Secondo Cau “le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime e l’apertura di nuovi mercati di approvvigionamento possono far fallire società minerarie anche all’apparenza solide. Il risultato sull’ambiente di un’attività estrattiva incauta lo possiamo vedere quasi ovunque in Sardegna, dove non mancano i resti abbandonati di cave e miniere”. Ma d’altra parte “abbiamo un sottosuolo ricco di risorse e questo è da considerarsi un vantaggio – prosegue il docente -. Sono necessari sicuramente una valutazione caso per caso e garanzie finanziarie certe per i ripristini ambientali”. In alternativa, conclude Cau, “è legittimo preferire un ambiente incontaminato allo sviluppo ma allora molti giovani dovranno rassegnarsi a fare quello che stanno già facendo: la valigia e sognare la bella isola incontaminata, ma lontana”.

Investire su mobilità interna. Migliorare la viabilità dell’isola può aiutare il turismo, l’agricoltura e l’allevamento, secondo Maria Giuseppa Sechi, delegata del Movimento lavoratori dell’Azione Cattolica: “La Sardegna e la sua economia, che come sappiamo conta molto sulle risorse naturali e ricettive, necessita di collegamenti adeguati tra l’isola e il resto del mondo. Il fatto che si investa poco su questo aspetto fa perdere valore alla bellezza del suo territorio, e apre la strada al suo sfruttamento senza limite con le trivellazioni, così l’isola continua a pagare tributo a quel sistema di mercato sganciato da altri settori tradizionali come il turismo, ma anche l’agricoltura e l’allevamento”. Della necessità di valorizzare risorse umane e naturali dell’isola parla anche l’arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna, che assieme a un’adeguata politica del lavoro, delle infrastrutture e del turismo auspica “meno lentezze burocratiche” e “più sostegno alla famiglia e alla scuola”. La dispersione scolastica “è molto diffusa – afferma l’arcivescovo al Sir – e questo fatto tarpa le ali ad ogni forma di sviluppo umano, sociale ed economico”.