Nel segno della spiritualità francescana i bambini di Amatrice hanno addobbato l’albero della speranza in piazza Vittori

E’ stata davvero una giornata speciale, quella vissuta martedì scorso dai bambini della scuola elementare di Amatrice, giunti in mattinata a Rieti per addobbare con i loro pensieri e disegni l’”albero della speranza”, in piazza Mariano Vittori.

Accolti nei locali del consultorio – che ha voluto, unitamente ad alcune associazioni della rete “Non sei solo”, questa iniziativa al suo secondo anno – i piccoli, accompagnati dalle loro maestre, hanno trovato ad attenderli i ragazzi della terza B del liceo delle scienze umane.

I giovani studenti – nell’ambito della cosiddetta “alternanza scuola / lavoro” concordata in convenzione fra l’istituto scolastico ed il consultorio “Sabino” – hanno fatto loro da “tutores” guidandoli nell’attività di realizzazione dei lavori che avrebbero poi adornato l’albero. E la scintilla, innanzitutto umana e di solidarietà, fra i giovani studenti ed i piccoli di Amatrice è scoccata immediatamente, confermando la bontà di un progetto che ha dimostrato di avere un profondo significato di condivisione, di sostegno e di aiuto. La piccola “carovana” di bambini e giovanissimi “tutor” si è poi incamminata – guidata dal prof. Alessio Valloni, docente del liceo e referente per il consultorio dei progetti/scuola – verso il luogo dove era stato posizionato l’abete che avrebbe poi “ospitato” i loro pensieri e disegni.

Ed in una sorta di immaginaria linea di continuità con una delle associazioni che ha sostenuto di più l’iniziativa – la “Mensa Santa Chiara” dell’Ordine Francescano Secolare – il piccolo e semplice abete è stato posizionato proprio dinanzi alla statua di san Francesco, in piazza Mariano Vittori. Con il sindaco Petrangeli, ancora una volta dimostratosi particolarmente sensibile sia al dramma del sisma che alla realtà dei bambini (non per niente, con la sua giunta, Rieti può fregiarsi del titolo di “città dei bambini”), ad accogliere i bimbi nel corso di una breve cerimonia il presidente del consultorio “Sabino”, Silvia Vari e il dirigente scolastico dell’”Elena Principessa di Napoli” prof. Geraldina Volpe. Sotto la statua del poverello di Assisi il clima, complice anche un insolito e gradevole sole nonostante il periodo, ha assunto i toni della comunione e della condivisione nel segno di una semplicità assai cara al poverello di Assisi, con uno scambio di emozioni che ha toccato i cuori dei presenti. Gli sguardi dei piccoli, ancora scossi dai tragici eventi di questi mesi, si sono per un attimo rasserenati e le parole di don Luca Scolari – consulente ecclesiastico del consultorio – hanno concluso splendidamente il piccolo momento di comunione. “La speranza nella vita degli uomini – ha detto don Luca – è un po’ come le radici di un albero, che lo nutre e lo fa crescere. Ed è importante – ha continuato – che queste radici poggino su una roccia salda, cioè Gesù. Nonostante a volte sembri il contrario – ha concluso – Gesù ci è sempre vicino e si fa bimbo, a Natale, proprio per farci capire la sua vicinanza”.

Dopo aver appeso i propri lavori, i bambini si sono trasferiti presso i locali del ristorante MA.BI. dove si è tenuto il pranzo. Inizialmente programmato presso la struttura di piazza Mazzini della mensa “Santa Chiara”, il pasto è stato invece servito nel noto esercizio reatino grazie alla straordinaria sensibilità del titolare, Marco Bartolomei, che ha messo a disposizione – oltre ai locali – il personale sia di sala che di cucina per la preparazione degli alimenti messi a disposizione dalla mensa. Come particolari e graditissimi “segna/posto” bambini e maestre hanno trovato dei piccoli presepi in miniatura offerti dal santuario di Greccio, presente nell’occasione nella persona del guardiano, padre Alfredo.

Unica nota stonata il tavolo riservato alle autorità, desolatamente vuoto. In un clima di grande empatia, infine, i bambini sono stati accompagnati a prendere il pullman che li avrebbe riportati ad Amatrice: bellissimo il momento del commiato con i “tutor” del liceo, divenuti a poco a poco quasi dei fratelli maggiori per i piccoli. Un altro segnale importante che testimonia di quanto sia feconda la solidarietà con chi soffre e di come l’amore possa riaccendere la speranza anche nei cuori più scossi.