Schneider: in attesa dell’acquirente i lavoratori tornano a scuola

Dopo lo stop alla produzione dello scorso 30 aprile, alla Schneider sono iniziati oggi i corsi di formazione per i dipendenti. Si parte da inglese e informatica, in attesa di poter calibrare le lezioni sulle necessità della produzione nel momento in cui verrà trovato un acquirente. Dopo la firma dell’accordo con la multinazionale su incentivi per l’uscita dal lavoro e il trasferimento, dunque, nello stabilimento si respira un’aria d’attesa.

Sembra che in pochi siano disposti a rinunciare al lavoro, e che in pochi vogliano lasciare Rieti. E c’è anche una punta di orgoglio in questa posizione: quello di chi ha sempre tenuto alto il valore e la qualità della propria produzione. Rispetto alla loro storia, gli operai sembrano sentire giusta solo la prospettiva di una reindustrializzazione.

«Non potrebbe, né dovrebbe, essere diversamente» ci dice don Valerio Shango, che questa mattina si è recato presso lo stabilimento reatino per incoraggiare i lavoratori, e portare con i saluti del Vescovo la rinnovata vicinanza della Chiesa di Rieti. Rivolgendosi ai presenti, il direttore dell’Ufficio diocesano per i Problemi Sociali e il Lavoro si è rifatto proprio alle parole che mons. Lucarelli aveva rivolto ai lavoratori durante la Messa del 1 maggio, per poi impartire la benedizione. Un segno che arriva dopo la Pasqua perché sia di buon auspicio per un nuovo progetto sul sito industriale.

«Non solo siamo di fronte a lavoratori giovani, a famiglie con mutui da pagare – spiega don Valerio – ma ci sono anche competenze, capacità e professionalità che è a dir poco delittuoso sprecare. Fino ad oggi sono stati fatti tanti errori, e forse chi poteva aiutare non si è speso con la necessaria convinzione. Ma è inutile guardarsi indietro. Piuttosto è necessario stringere i denti e non perdere la speranza. Ed è fondamentale continuare a tenere le luci accese sullo stabilimento, e sollecitare una soluzione positiva ai problemi».

«Non è un tema legato solo ai dipendenti Schneider» aggiunge il sacerdote. «Alla lunga l’impoverimento e la mancanza di lavoro possono generare tensioni e conflittualità sociale. Solo dal lavoro viene la pace e la necessaria sicurezza di vita. Di conseguenza  – conclude don Valerio – la Chiesa non potrà che continuare a seguire con profonda partecipazione le vicende del lavoro, esortando sempre a soluzioni che mettano al primo posto le persone».