Chiesa di Rieti

Ritorniamo a Lui con nuova passione

La Basilica di Sant’Agostino quasi non bastava a contenere i fedeli che si sono riuniti per vivere insieme i riti della Domenica delle Palme presieduti dal vescovo Vito

La Basilica di Sant’Agostino quasi non bastava a contenere i fedeli che si sono riuniti per vivere insieme i riti della Domenica delle Palme presieduti dal vescovo Vito.

Una partecipazione favorita dal cielo terso di una giornata dal sapore primaverile, iniziata sul sagrato di San Michele Arcangelo, che ha visto convergere i fedeli delle parrocchie del centro per vivere insieme l’inizio della Settimana Santa.

Purificare la nostra idea di Dio

Davanti alla chiesa del borgo cittadino, monsignor Piccinonna ha benedetto i ramoscelli di ulivo e le palme. Quindi i parrocchiani di Santa Lucia, della Cattedrale, di San Michele e Sant’Agostino hanno raggiunto la grande chiesa di piazza Mazzini in processione, attraversando il centro storico. Un percorso che don Vito ha invitato a vivere tenendo a mente l’immagine di Gesù a dorso di un asino, per «purificare la nostra idea di Dio»: un Messia che a volte scambiamo con qualcosa di maestoso e potente quando invece «viene senza armi, con un desiderio infinito di mettersi a disposizione salvandoci, offrendo tutto se stesso per noi».

Intimità

Una riflessione su chi sia Dio e sulla sua relazione con l’uomo proseguita anche in Sant’Agostino, nell’omelia, dopo la lettura del lungo brano evangelico della Passione secondo Matteo, facendo leva su due parole. La prima è Intimità, perché il racconto della Passione «convoca tutti i nostri sentimenti, tutti i gesti con cui quotidianamente ci poniamo, a volte senza saperlo, davanti a Gesù». E spesso sono «gesti di tradimento», come accade a Pietro e Giuda, perché crediamo di «onorare il Messia nei perimetri sacri delle nostre chiese, ma poi, con le scelte effettive, quotidiane, nelle nostre famiglie, sui luoghi di lavoro, per strada, nelle nostre amicizie, persino nelle nostre comunità cristiane, abbiamo fatto altro». Eppure il racconto della Passione non può lasciarci distanti e indifferenti. Gesù «sembra mendicare più amore, più vicinanza, più intimità, da volto a volto, da cuore a cuore, da vita a vita». E non è certo l’intimismo di chi crede di poter fare della fede una questione privata tra sé e Dio: è l’intimità dell’amore di chi dice: «non posso perdermi nemmeno una parola e un gesto di questa vicenda perché mi riguarda, Gesù l’ha fatto per me».

Passione

Questa Passione di Dio per l’uomo è l’altro termine sottolineato da don Vito. Un invito a non fermarsi ai chiodi, alle catene, al sangue, alla sofferenza della croce, ma a cogliere in essi il volto di un «Dio appassionato di noi, della nostra vita, dell’umanità di tutti e di ciascuno», capace di esservi accanto incarnando la nostra piccolezza, la nostra fragilità, le nostre ferite. «A nessuno di noi compete il giudizio, a ciascuno di noi compete la vicinanza, la solidarietà, la prossimità sull’esempio di Gesù», testimonianza di «un Dio che non si è risparmiato, ma ha perso la faccia per l’uomo e l’ha fatto per amore».

«Non teniamoci a distanza, lasciamo stare la nostra indifferenza, il nostro torpore. Riconosciamo che tante volte siamo andati ad abbeverarci a sorgenti che ci hanno lasciato più delusi di prima. Ritorniamo a Lui. E allora – ha concluso il vescovo – anche i nostri impegni da cristiani prenderanno nuova linfa, nuova energia e nuova passione».