Rieti, quale ottimismo?

Piazza Vittorio Emanuele

C’è una certa voglia di rialzare la testa, di arrivare ad un qualche miglioramento. Ma alla fine dei giochi la spuntano sempre la conservazione e la restaurazione.

In una città come Rieti, avvezza all’autocommiserazione e al rimpianto del tempo che fu, una sferzata di ottimismo non potrebbe che fare bene. Ma proprio qui si apre il problema: dove guardiamo per trovare un margine di miglioramento?

Anche messa da parte una nostra sfiducia generica, totale, a volte irrazionale, che appiglio abbiamo per dire che le cose vanno meglio? Nonostante la buona fede di chi ci mette del suo, non sembra si riesca a cambiare di molto. E chi se ne stupisce pecca di ingenuità.

Volendo tralasciare il carattere del reatino e la sua sfiducia sistematica – con le sue cento ragioni storiche – basterebbe guardare al panorama nazionale. C’è una certa voglia di rialzare la testa, di arrivare ad un qualche miglioramento. Ma alla fine dei giochi la spuntano sempre la conservazione e la restaurazione.

Nonostante tante facce poco credibili e a tratti ridicole, i manovratori di ieri riescono ancora a dettare legge. Ecco spiegata la rielezione di Napolitano. E speriamo che la favola del senso di responsabilità delle classi dirigenti non serva ancora una volta a giustificare provvedimenti “lacrime e sangue”.

Ma torniamo alla città. Qui le facce sono cambiate, è vero. E si riescono pure a riconoscere tante buone intenzioni. Ma ad un anno dalle elezioni lo dovremo pure ammettere: le scelte che contano sembrano essere prese – o almeno condizionate – da qualche altra parte.

Attenzione: non facciamo un complottismo da quattro soldi e su scala urbana. Lo ha ammesso pure il sindaco. Ha detto di procedere a fatica perché incontra resistenze «tanto più forti e trasversali quanto radicati erano certi comportamenti e certi interessi».

Messa la cosa in altri termini, potremmo dire che ci troviamo di fronte ad una carenza di socialità. Non sarà che «certi interessi» trionfano perché la solidarietà a Rieti non supera quasi mai la dimensione corporativa?

Giudicate voi. Però guardiamo ai fatti: negli ultimi vent’anni la città si è trasformata sull’onda di una sorta di interventismo maniacale, personalistico e sconclusionato. L’ansia di fare, di lasciare la propria l’impronta, è stata messa davanti alla ricerca di una meta condivisa che giustificasse la spesa e l’impresa.

Certe scelte ci hanno consegnato una città disordinata e frammentaria e si sono sprecate fin troppe risorse. Infatti oggi non ce ne sono più. In compenso c’è rimasta quella smania migliorista e riqualificatrice che ci fa guardare con un certo timore alle ristrutturazioni prossime venture.

Perdonateci se lo facciamo notare, ma per pedonalizzare il centro non serve mica di rifare tutte le piazze. Basterebbe renderlo inaccessibile alle auto e dare – quella sì! – una bella ripulita. E pazienza se questo non corrisponde a «certi interessi», o se la città rimarrà – come dicono certi bene informati – fin troppo tranquilla, se non depressa.

Dal nostro male oscuro verremo fuori in qualche altro modo, forse con il dialogo. Magari prima o poi la congiuntura ci obbligherà finalmente ad ascoltare le ragioni tutti – per quanto anacronistiche o radicali – e a trovare punti di incontro per fare le cose insieme sul serio.

2 thoughts on “Rieti, quale ottimismo?”

  1. Niccolò Eusepi

    IL SINDACO DENUNCIA UN COMPLOTTO POLITICO CONTRO DI LUI: MA LUI, DA CHE PARTE STA?

    Carissimo Fabrizi,
    ha perfettamente ragione e colgo l’occasione della Sua riflessione per dire due cose in fila.

    A Rieti abbiamo un Sindaco ed Assessori che – anche oggi! – gridano ai 4 venti il complotto politico contro di loro e questo soltanto perché ….una associazione di genitori gli ha contestato il licenziamento di 3 persone senza motivo, venendo poi a sepere che il Rieti ha chiuso un centro per handicap adulto (e sappiamo quanto sia prezioso) addirittura di un altro Comune che aveva fondi e gestione ultra-decennale e riconosciuta con progetto regionale!!!

    Può essere questa richiesta di chiarimenti (che ad oggi non sono mai arrivati e le operatitici sono ancora senza lavoro) un complotto politico?

    E’ una vera vergogna, un abominio, che contro i più fragili (pazzienti ed operatrici sociali) si scateni la guerra di religione, mi scusi, con invettive da guerra civile (addirittura insulti sul sito del Comune indirizzati all’associazione benemerita che si è ‘permessa’ di sollevare il problema, quindi grave abuso di potere perpetrato da pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni!!). Ma chi è il consigliere del Sindaco?

    Inoltre, avendo l’associazione sollevato un dibattito nella città a causa di questa arroganza inqualificabile e proprio per superare quel tasso di indifferenza civica che Lei denuncia, essendo ancora ad oggi il centro Rigliani chiuso con utenti e famiglie lasciate alla deriva, il Sindaco denuncia gravi pressioni ‘politiche’? Ma non si rende conto che è distrazione di fondi pubblici, levarli a Greccio e metterseli in casa senza dare il servizio? Cosa fanno, cercano di fare bilancio nelle casse disastrate del Comune di Rieti togliendo i fondi ai centri disabili di Greccio?

    E quindi ci dica il nostro caro Sindaco chi sarebbe che fa pressioni ‘politiche’ contro di lui? Cosa vogliono questi poteri da lui? Ci piacerebbe saperlo, per trasparenza. Ma credo proprio che le pressioni gravi le abbia soprattutto in casa sua, sia politiche che private. Noi abbiamo solo chiesto 3 mesi fa l’immediata riassunzione delle operatrici sociali del Rigliani, e questo non è un fatto politico, è un fatti di tutela della dignità delle persone, mentre le politica è la lotta per il potere, caro Sindaco, che notoriamente schiaccia tutto e tutti, alla faccia del buon governo (lo spieghi alla Mariantoni, perfavore, che pare incollata alla poltrona e non usa mezzi termini). Solo una malvagia malafede può dire che tutelare le persone, come fanno le associazioni ed il sindacato, sia un attacco politico.

    Che poi la nostra campagna stampa abbia sollevato il velo su un Comune che non riesce a fare un solo Bando secondo il codice degli appalti, rischiando ogni volta denunce e attacchi mediatici, non è certo colpa dei cittadini e delle loro associazioni. Chiediamo quindi che il Comune possa impiegare personale più qualificato – come se la colpa fosse del personale ! -, che si applichi il codice degli appalti, e lo si esegua pedissequamente, se non si vogliono avere attacchi di alcuna natura e non solo quelli politici, che sono quelli peraltro che preoccupano meno tutti, ormai e purtroppo.

    E che si smetta di rispondere, ad ogni puntuale e documentata richiesta di chiarimenti con le sole due frasi ridicole che sanno dire:
    a) è un attacco politico
    b) fatemi causa

    Sul primo punto penso il sindaco ci dovrebbe riflettere bene: se PD e PDL si associano al Governo, e il Sel con il 2 % dei voti è fuori, cosa resta delle Giunta Petrangeli? Uno specchietto per le allodole? Unica strada sarebbe governare bene, per essere credibili, ‘alternativi’.

    Il punto b) è invece l’apoteosi del sistema della Casta, che non dà risposte a nessuno e sta bloccando tutti i territori (poi ci sorprendiamo se c’è la crisi?), e mi domando se non vogliano dirci che questa Giunta può contare su un tribunale compiacente?

    Non credo proprio che sia così e, se necessario, lo verificheremo.

    Ma intanto, la domanda è: da che parte sta questa Giunta? Essere o non essere, questo è il problema.

    Niccolò Eusepi
    Segretario Age

  2. Maria Laura Petrongari

    Determinante è il valore dello staff di consiglio per ogni governatore che si rispetti. Anche il Sindaco di Rieti dovrebbe conoscere ed apprezzare di più le opportunità che il tessuto culturale umano cittadino e dell’interland può offrire nello spirito di partecipazione dei cittadini al buon governo della collettività senza nulla togliere alle competenze istituzionali riservate dalla legge agli organi di governo municipali. Voglio dire che mi pare non esista una propensione a ricercare, ad invocare o avocare collaborazioni gratutite che persone serie, preparate, esperte in vari settori, istruite e motivate possono dare per la proposizione di soluzioni a problemi altrimenti non risolvibili per carenze di risorse economiche del Comune. Anche individuare attraverso strumenti articolati come consulte tematiche comunali, sportelli di civicità , i bisogni primari diffusi che , ove non soddisfatti, fanno covare nel lungo termine risentimento per la mancata attenzione da parte della politica , può costituire una modalità di buon senso per entrare in contatto con le persone favorendo il dialogo con le istituzioni locali e sicuramente portando altri effetti positivi come ad esempio il sentimento di solidarietà, di cooperazione, e una cultura civica superiore a quella oggi esistente a Rieti. Ciò che impedisce la realizzazione di un tale nuovo modo di fare secondo me è l’incombente e permanente visione esclusivista, egocentrica, partitica, settorialistica che finisce sempre per connotare l’agire politico di chi governa e l’agire di molte altre aggregazioni. E’ una distorsione ed una seduzione alla quale è molto difficile sottrarsi da parte di rappresentanze di poteri pubblici. Sta a questo punto ai singoli cittadini svegliarsi e sorvegliare esercitando attraverso l’intelocuzione il proprio diritto di partecipazione alla gestione della cosa pubblica.
    E se i saperi, l’istruzione, il saper fare, non vengono considerati come risorse indispensabili da impiegare per rendere competitivo il territorio, il nostro futuro è segnato, in quanto l’indolenza , la mediocrità , il disimpegno non portano alcun bene a nessuno.
    Maria Laura petrongari

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