Rieti, presentato il primo studio sull’incidenza dei tumori

Rieti è una delle provincie del Lazio nella quale ancora oggi non esiste una raccolta sistematica di dati mediante Registro Tumori. Nell’attesa che si dipanino i fili della burocrazia, l’associazione Alcli Giorgio e Silvia e la Sabina Universitas, insieme, hanno dato il via ad un’analisi preliminare dei dati relativi alla mortalità per patologia tumorale, al fine di ottenere informazioni utili alla programmazione di interventi di Sanità Pubblica in questo ambito. Si tratta del primo di una serie di lavori, che prende in considerazione gli anni 2008-2009 utili a capire l’incidenza delle patologie oncologiche nella provincia di Rieti. A capo del gruppo di lavoro Vincenzo Mattei responsabile del laboratorio di medicina sperimentale e patologia ambientale del consorzio universitario Sabina Universitas.

Nel 2014 sono stati analizzati i dati del biennio 2008-2009, nel 2015 quelli del biennio 2006-2007 che stanno per essere validati e nel 2016 verranno analizzati gli anni 2010 – 2011 completando il progetto prefissato che era su un arco temporale di sei anni.  I dati 2008-2009 sono stati messi insieme e pubblicati in uno dei  più grande data base internazionali di supporto ai ricercatori di tutto il mondo.

Dal 2008 al 2009 c’è stata una diminuzione della mortalità da 463 a 446 persone. Generalmente la mortalità è più alta nei maschi fino agli 80, 84 anni, poi diventa superiore nelle donne.

“Le tipologie tumorali più rappresentative nella nostra provincia  – ha spiegato Mattei -sono trachea, bronchi e polmoni, colon retto e stomaco. Nel gruppo “trachea, bronchi, polmoni” l’andamento è in aumento e aumentano soprattutto le donne, un trend simile a quello nazionale dove tra il 1999 e 2010 l’incidenza del tumore al polmone e’ diminuita del 20% tra gli uomini, mentre si registra un +36% tra le donne,anche a causa della preoccupante diffusione del vizio del fumo.

Santina Proietti, presidente dell’Alcli ha ringraziato tutti i volontari che da 25 anni si occupano dell’assistenza ai malati e del sostegno alle loro famiglie.

“L’abbiamo fatto – ha spiegato Proietti – con tutti i mezzi possibili, cercando di farli sentire meno soli, con un servizio di trasporto verso Rieti ma anche nel resto d’Italia, ovunque il malato deve andare il volontario è sempre presente. Siamo in ospedale, dove a volte si ha paura di chiedere al medico e la presenza dei volontari è di sostegno al paziente e anche all’ospedale che può così migliorare l’accoglienza. Tre giorni fa abbiamo inaugurato tre nuovi studi medici al day hospital oncologico, mentre quattro anni fa abbiamo costruito una casa per i malati che vengono a curarsi a Rieti. Da allora ne abbiamo accolti oltre 200. Un altro progetto realizzato grazie alla fiducia, al sostegno, alle offerte che riceviamo”.

“Questo studio – ha detto nel suo intervento il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili, ringraziando tutti coloro che vi hanno lavorato – ci aiuta ad entrare in una prospettiva che spesso sfugge. Siamo portati ad una sorta di autocontrollo e sottovalutiamo l’impatto dell’ambiente. Lo studio fatto ci aiuta a recuperare il tempo perduto, il rapporto tra uomo e ambiente, offrendo la possibilità di reagire e di non subire passivamente quello che può sembrare solo un destino”.

Il vescovo cita poi le parole di papa Francesco e dell’enciclica Laudato Sì. “Doppiamo capire che tutto è connesso, ciò ci aiuta a ritrovare una dimensione ecumenica. Osservando ciò che ci circonda con uno sguardo integrale, se ne deduce che la natura non può essere considerata come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Se noi continuiamo invece in questo sapere specialistico finiamo per andare incontro a pericolose derive. È necessario, perciò, cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le soluzioni richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura”.

Numerose le prospettive che si aprono dopo questo lavoro, che Mattei spera diventi sistematico. “Potremo – dice – organizzare monografie sul tumore X e vedere come cambia nel tempo in provincia di Rieti e nei diversi distretti, potremmo promuovere la ricerca scientifica collaborando con la Asl, con altre università, con centri di ricerca. Vorremmo inoltre realizzare percorsi di prevenzione entrando nelle scuole e mettendo a disposizione un premio tesi per la migliore in ambito oncologico”.