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Rieti e le classifiche: non di sola economia

Il prossimo 24 maggio avrà luogo il secondo “Incontro di cittadinanza” promosso dal gruppo di lavoro di RiData, la realtà promossa dalla Chiesa di Rieti per agevolare una lettura della realtà fondata sui numeri concreti del territorio. Al centro dell’appuntamento ci sarà la dimensione economica, ma si può provare ad applicare il metodo anche ad altri settori. Ad esempio abituandosi ad enumerare le cose che vanno invece delle disfunzioni

Un indicatore interessante su cui fermare l’attenzione potrebbe essere quello della fiducia dei reatini nei reatini. Tante volte, infatti, si legge o si sente che il problema della città e del suo territorio risiede nel cattivo carattere dei suoi abitanti. Spesso ci dipingiamo chiusi, bellicosi, avversi al vicino. Siamo orgogliosamente campanilisti, ma fatichiamo a valorizzare le cose buone che abbiamo, talvolta pure a riconoscerle. In compenso sembriamo più che ferrati nell’arte di desiderare soluzioni lontane dalla nostra portata, nel sognare in grande senza prendere troppo in considerazione le reali dimensioni e possibilità del capoluogo e del territorio.

A voler essere oggettivi, però, questa vocazione allo scontento non ha troppe ragion d’essere: in giro ci sono più capacità e intelligenze di quante ne sospettiamo. E per rendersene conto basta ricorrere al semplice metodo dell’elenco. Una pratica – spiegava Umberto Eco – che in qualche caso può dare le vertigini, ma che torna sempre utile. Basterebbe usarla per mettere in fila le cose che funzionano e non le risorse inutilizzate o i motivi di malcontento. Perché è vero che non mancano i problemi dal punto di vista economico, che Rieti non sembra eccellere nel numero e nella qualità delle imprese, ma ce ne sono di originali e aperte al futuro delle quali non si tiene troppo conto.

E meglio che in economia, andiamo dal punto di vista culturale. Anche se non ci facciamo caso, viviamo in una realtà abbastanza vivace, nella quale, ad esempio, non manca la possibilità di incontrare intellettuali e artisti, anche di primo piano. Fare l’elenco degli scrittori che hanno presentato una pubblicazione nelle librerie cittadine, a teatro, in biblioteca, dà già un’idea. E la città stessa non è certo priva di intellettuali, di persone che pensano e scrivono, che ragionano sulle cose.

Anche la scena musicale ha le sue carte da giocare. In parallelo con il mondo dei libri si susseguono concerti ed esibizioni e non è da sottovalutare la presenza di musicisti del luogo. Il conservatorio e il liceo musicale formano tanti giovani talenti e anche fuori dall’ambito classico possiamo vantare qualche nome di primo piano: nella musica rock come nell’ambito della ricerca in equilibrio tra nuovo e antico. Abbiamo qualcosa da dire addirittura nella nicchia dell’elettroacustica, delle installazioni sonore e del “live electonics”, non solo dal punto di vista della proposta d’ascolto, ma anche nella divulgazione e nell’approfondimento.

Se poi guardiamo al terzo settore, Rieti e provincia si presentano ricche di realtà associative solide e affidabili, impegnate in campo sanitario, nella promozione culturale, nei mille rivoli del privato sociale. Un microcosmo composto sia da sedi locali di sigle nazionali, che da realtà spontanee, nate per rispondere a specifiche esigenze locali.

E un discorso a parte andrebbe fatto per lo sport. Basta provare a scrivere uno sotto l’altro i nomi delle società: si fatica a compilare un repertorio se si parte da quelle che gareggiano nelle prime serie e riempiono di orgoglio e si scende poi al complesso di realtà giovanili che scoprono e formano i talenti. Un campionario da estendere dagli sport di squadra e dall’atletica alle altre discipline, come le arti marziali, la ginnastica ritmica, il variegato mondo del ciclismo, il tennis, gli sport in acqua.

I nomi da inserire in ogni elenco li lasciamo al lettore, libero di riempire le caselle e scegliere come organizzarle. Compilando liste, talvolta ci si rende conto che gli elementi di una sono in relazione con quelli di altri elenchi. E l’esercizio non è banale: il modo in cui cataloghiamo la realtà dice molto su come distinguiamo ciò che è essenziale da quanto è accidentale. E di riflesso si può ragionare su quali cose conviene puntare.