Regione Lazio, riforma del Welfare: via libera alla proposta di legge

La riforma del Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali della Regione Lazio è stata approvata dalla Giunta regionale e ora passa all’esame del Consiglio. Soddisfatto l’Assessore Rita Visini: «Abbiamo costruito un testo partecipato e condiviso, l’equilibrio della nostra proposta è un grande risultato». Per il Presidente Zingaretti questa è «una promessa mantenuta, dopo 13 anni offriamo al Lazio una legge quadro sulle politiche sociali con l’ambizione di voltare pagina in un momento di crisi».

La Giunta regionale ha approvato oggi la proposta di legge per il “Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali della Regione Lazio”. Una volta in vigore, la legge riformerà l’intera rete dei servizi sociali regionali e recepirà finalmente le indicazioni della legge-quadro nazionale sulle politiche sociali, la 328 del 2000, che a 13 anni di distanza dalla sua adozione non ha ancora avuto una sua declinazione a livello regionale. Il sistema dei servizi sociali del Lazio è attualmente regolato dalla legge 38 del 1996.

Obiettivo della riforma è quello di definire un modello di welfare regionale più aperto alla partecipazione dei soggetti pubblici e privati che operano nel sociale, più efficiente ed efficace sotto il profilo della programmazione, dell’organizzazione e della gestione dei servizi, e più attento ai bisogni delle persone più deboli e fragili sia dal punto di vista sociale che sanitario. Le politiche sociali della Regione Lazio potranno contare finalmente su un welfare “plurale”, con un sistema allargato di governo basato sulla gestione dei servizi da parte dei comuni in forma associata. Terzo settore, associazionismo, cooperazione e impresa sociale saranno chiamati ad una partecipazione sistematica alla programmazione degli interventi per promuovere la progettualità e l’innovazione sociale.

ZINGARETTI E VISINI: “GRANDE RISULTATO, ABBIAMO MANTENUTO UNA PROMESSA”

Per l’Assessore alle Politiche sociali Rita Visini “la costruzione di questo testo è frutto di un percorso costruttivo e inclusivo, perché fatto in collaborazione con tutte le parti sociali. Abbiamo recepito il 99% delle proposte di modifica, abbiamo accolto tutte le istanze e per noi è stato un grande risultato perché siamo riusciti a creare un equilibrio che accontenta e accoglie tutti”.

Anche il Presidente della Regione Nicola Zingaretti ha espresso soddisfazione per l’approvazione della proposta: “Abbiamo mantenuto una promessa, dopo 13 anni offriamo al Lazio una legge quadro sulle politiche sociali con l’ambizione di voltare pagina in un momento di crisi. Oggi è un giro di boa importante, ora il testimone passa al Consiglio per un confronto che servirà a chiudere una lacuna drammatica della nostra Regione”.

VERSO LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI E DELLA SPESA SOCIALE

Fino a oggi i servizi sociali nel Lazio sono stati gestiti soprattutto a livello comunale: dall’ultima indagine Istat sulla spesa sociale emerge che nel 2009 i comuni del Lazio hanno speso in forma non associata complessivamente 767 milioni di euro e in forma associata soltanto 38 milioni.

Con questa riforma, il sistema regionale opterà con decisione per la gestione associata dei servizi, per migliorare la qualità degli interventi e della spesa. La legge prevede la possibilità di mantenere a livello comunale soltanto quei servizi che hanno non rilevanza sanitaria e che comportano una modesta complessità gestionale (assistenza economica e alloggiativa, aiuto personale, mensa sociale e accoglienza notturna, trasporto sociale, centri ludico-ricreativi e di aggregazione sociale). Tutti gli altri interventi dovranno essere gestiti invece a livello associato. Con il trasferimento delle funzioni saranno potenziati gli uffici dei distretti socio-assistenziali, attraverso il distacco del personale degli uffici dei singoli comuni dedicati ai servizi sociali.

Oltre al livello organizzativo, la riforma ribalterà radicalmente anche i meccanismi finanziari della spesa sociale. Finora i comuni utilizzavano le risorse dei propri bilanci esclusivamente per i servizi da essi stessi singolarmente erogati ai loro cittadini, mentre i piani sociali di zona distrettuali venivano finanziati quasi interamente dalla Regione per fornire soltanto servizi integrativi all’offerta comunale. Con la nuova legge i comuni dovranno destinare la maggior parte delle loro risorse al finanziamento dei piani di zona distrettuali e la Regione interverrà con fondi integrativi per riequilibrare e garantire servizi uniformi su tutto il territorio.

PRESTAZIONI ESSENZIALI ASSICURATE IN TUTTO IL LAZIO

La legge individua i soggetti verso i quali la Regione, in via prioritaria, attua le politiche sociali integrate: famiglia e minori, persone con disabilità o con disagio psichico, anziani, immigrati e minoranze, persone vittime di violenza e donne incinte o madri in situazione di disagio sociale, persone sottoposte a provvedimenti penali, persone dimesse dagli ex ospedali psichiatrici giudiziari, persone senza dimora, persone con dipendenze, persone svantaggiate con necessità di alloggio o di inserimento lavorativo. Il testo fissa anche le tipologie di prestazioni essenziali da assicurare in modo uniforme a livello di distretto socio-assistenziale, senza differenze tra comuni grandi e piccoli o tra diversi territori della Regione: il servizio di segretariato sociale, il servizio sociale professionale, il servizio di assistenza domiciliare, il servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale, le strutture socio-assistenziali residenziali e semiresidenziali, il servizio di assistenza economica, il servizio di mensa sociale e di accoglienza notturna, i centri diurni e i centri anziani.

OBIETTIVO INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA

La riforma garantirà finalmente un raccordo più forte fra gli interventi sociali e quelli sanitari a livello di programmazione, organizzazione, erogazione e finanziamento. Finora si è avuto un sostanziale scollamento tra sistema sociale e sanitario, con una cattiva qualità degli interventi e un conseguente speco di risorse.

La legge individua nel distretto socio-sanitario l’ambito territoriale ottimale sia per la gestione associata dei servizi sociali, sia per l’integrazione socio-sanitaria. Comuni associati e Asl dovranno adottare una specifica convenzione per l’integrazione socio-sanitaria, secondo uno schema-tipo che sarà approvato dalla Giunta regionale. Il raggiungimento degli obiettivi di integrazione sarà un elemento fondamentale per la valutazione sia per i responsabili dei piani sociali di zona, sia per i direttori dei distretti sanitari. Inoltre la legge stabilisce il potenziamento della Conferenza locale per la sanità (che riunisce i sindaci dei comuni di ciascuna Asl), che verrà trasformata nella Conferenza locale sociale e sanitaria.

PROGRAMMAZIONE REGIONALE PARTECIPATA E VERIFICATA

La legge porterà il Lazio ad adottare finalmente il Piano sociale regionale, che sarà lo strumento privilegiato della programmazione delle politiche sociali sul territorio. Per la stesura del Piano è previsto esplicitamente il coinvolgimento degli organismi del Terzo settore, delle organizzazioni sindacali e delle Asl. La Regione avrà l’obbligo di verificare la coerenza dei piani sociali di zona con il Piano regionale e il loro stato di attuazione.

La legge prevede anche una serie di strumenti per garantire la qualità degli interventi e dei servizi: l’adozione da parte dei Comuni del distretto di una carta dei diritti di cittadinanza sociale, l’attuazione di processi di valutazione da parte dei cittadini e delle associazioni di tutela degli utenti e un monitoraggio periodico attraverso il Sistema informativo dei servizi sociali e l’Anagrafe elettronica dei servizi sociali. Infine, l’affidamento dei servizi dovrà avvenire secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa escludendo il criterio del solo massimo ribasso.

UN OSSERVATORIO PER COMBATTERE LA POVERTÀ

Il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale è una delle grandi sfide di questa legge di riforma. Nel Lazio, secondo i dati Istat, ci sono un milione e 200mila tra disoccupati, precari, cassintegrati e nuovi poveri con un reddito tra 0 e 800 euro al mese, mentre il 38% delle famiglie che non riesce a fronteggiare una spesa imprevista di 700 euro.

La proposta di legge prevede l’istituzione di un Osservatorio regionale sulla povertà. Oggi una struttura simile esiste presso l’Assessorato alle Politiche sociali solo in forma sperimentale, attraverso un protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e la Comunità di Sant’Egidio. L’Osservatorio diventerà a tutti gli effetti un organismo della Regione e avrà il compito di analizzare il fenomeno della povertà nel Lazio e di elaborare politiche innovative di inclusione sociale. La partecipazione all’Osservatorio sarà allargata ai rappresentanti delle organizzazioni del Terzo settore che lavorano nel contrasto alla povertà, in modo da creare un coordinamento stabile tra le realtà che operano sul territorio.