Televisione

Rai 1, l’altruismo di “Mina Settembre”

Mina Settembre racconta la storia di un'assistente sociale alla continua ricerca di una soluzione ai problemi degli altri, mentre ha difficoltà a risolvere i propri sul versante sentimentale

La fiction di Rai 1 sembra aver trovato un punto di riferimento nei racconti dello scrittore napoletano Maurizio de Giovanni. A lui in questo momento si rifanno addirittura tre serie: I bastardi di Pizzofalcone, di cui attendiamo la numero tre; Il commissario Ricciardi, al debutto il 25 gennaio; e Mina Settembre, in onda in queste settimane, la domenica sera, dopo il doppio appuntamento del 17 e 18 scorsi con i quattro episodi delle prime due puntate delle sei previste. Mina Settembre racconta la storia di un’assistente sociale (interpretata da Serena Rossi) alla continua ricerca di una soluzione ai problemi degli altri, mentre ha difficoltà a risolvere i propri sul versante sentimentale. Forte e fragile allo stesso tempo, Mina (diminutivo di Gelsomina) è divisa tra il suo ex marito Claudio (Giorgio Pasotti), che l’ha tradita, e Domenico (Giuseppe Zeno), il nuovo ginecologo del consultorio nel Rione Sanità dove lavora.

Le vicende amorose, che si presume viaggeranno incerte fino alla fine, sono il filo conduttore, mentre di volta in volta, con uno schema ripetitivo, si presentano i vari casi umani da risolvere: dal padre di famiglia disoccupato che minaccia il suicidio ai turbamenti sessuali del giovane figlio dell’amica. Da questo si capisce anche il livello diverso delle storie, al di là del fatto che per Mina tutti i casi sono uguali e cerca sempre di risolverli, con sistemi spesso poco ortodossi, coinvolgendo le persone che le stanno accanto a partire dai due uomini e dalle amiche del cuore.

A tutto questo, sotto la regia di Tiziana Aristarco, si aggiungono altri ingredienti: sul piano narrativo il mistero sulla vita privata del padre di Mina scomparso da poco; sul piano delle ambientazioni una Napoli dal doppio volto, borghese e popolare, ma sempre da cartolina; infine, sul piano della recitazione, la grande prova di attori napoletani come la stessa Serena Rossi, che affascina per la sua disarmante semplicità, per non parlare di caratterizzazioni come quelle di Marina Confalone (la madre) e di Nando Paone (l’usciere). Alla fine, in mezzo a un po’ di sentimentalismo, restano forti i valori dell’amicizia e della solidarietà, ma soprattutto dello spendersi per gli altri.

da avvenire.it, foto Ufficio Stampa Rai