«Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede»

La XXVI GMG del 2011, celebrata a livello mondiale, seguì quella del 2008 di Sidney. I giovani furono convocati da Papa Ratzinger a Madrid, dal 16 al 21 agosto, ma già nel 1989, con san Giovanni Paolo II, a Santiago di Compostela in Spagna, si radunarono migliaia di giovani pellegrini. Dal tema e dal luogo scelto già si intuisce la preoccupazione del Papa: l’evangelizzazione del vecchio continente “in un momento in cui l’Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue radici cristiane, ci siamo dati appuntamento a Madrid”. Il Papa intende sollecitare nei giovani un chiaro e forte impeto missionario e per fare questo parte da lontano, ricorda la sua giovinezza, “Volevamo ciò che è grande, nuovo. Volevamo trovare la vita stessa nella sua vastità e bellezza (…) volevamo uscire all’aperto per entrare nell’ampiezza delle possibilità dell’essere uomo.”

Il Pontefice è ancora più incisivo nel suo invito quando afferma che “l’uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente. Sant’Agostino aveva ragione: il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te”.

Questa grandezza a volte rischia di non essere colta. Nel messaggio si sottolinea quanto, in alcune culture, pur avendo condiviso i valori del vangelo, emerga un’eclissi di Dio, una negazione della fede ricevuta, una strada che porta alla perdita della propria identità. I giovani invece, continua il Papa, hanno il diritto di ricevere dalle generazioni che li hanno preceduti, il patrimonio della fede, “come una giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici, per diventare, poi, un albero robusto, capace di portare frutto”.

L’immagine della pianta è ripresa anche in altri passi del messaggio, quando il Papa delinea il profilo del giovane credente e missionario: “Radicato”, ovvero fortemente ancorato al terreno, come lo sono gli alberi per mezzo delle loro radici. Avere radici significa ricevere nutrimento, confidare e affidarsi a Dio. “Fondato”, rimanda all’idea delle fondamenta di una casa, essenziali perché non crolli: “Mediante la fede, noi siamo fondati in Cristo (cfr Col 2,7), come una casa è costruita sulle fondamenta. Nella storia sacra abbiamo numerosi esempi di santi che hanno edificato la loro vita sulla Parola di Dio. Il primo è Abramo”.

Costruire una casa sulla roccia equivale a renderla molto solida e capace di resistere nel tempo, così edificare la propria vita sulla fede, significa rendere l’uomo capace di affrontare tutte le difficoltà. Essere saldi significa invece non cedere alle lusinghe e alle tentazioni del mondo, non cedere ai suoi inganni che sono anche e soprattutto di carattere culturale: “c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un “paradiso” senza di Lui.

Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un “inferno”: prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza”. Essere radicati, fondati e saldi sono quindi le tre coordinate che Papa Ratzinger indica ai giovani, affinché possano ritrovarsi ad aprire e coltivare un dialogo personale con Gesù. La prospettiva è quella dell’essere testimoni di Cristo perché Egli non è un bene privato, un bene solo per noi stessi: “Quanti cristiani sono stati e sono (…) artigiani di pace, promotori di giustizia, animatori di un mondo più umano, un mondo secondo Dio; si sono impegnati nei vari ambiti della vita sociale, con competenza e professionalità, contribuendo efficacemente al bene di tutti. La carità che scaturisce dalla fede li ha condotti ad una testimonianza molto concreta, negli atti e nelle parole”.

L’invito del Papa è quindi chiaro, vivere e testimoniare la fede giorno per giorno, per “(…) far ritrovare ad altri giovani come voi il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo!”.