Valle Santa

Quando il perdono è “per… dono”

L'esperienza delle famiglie nella Marcia francescana per esser testimoni del perdono sperimentato dal Poverello d’Assisi a Poggio Bustone

La riscoperta per riscoprirsi, grazie al pellegrinaggio nel tempo della festa del perdono di Assisi che si è tenuto nella Valle Santa reatina dal 30 luglio al 2 agosto.

Quest’anno non è stata la classica Marcia francescana delle famiglie a caratterizzare la festa del perdono di Assisi ma, allo stesso modo, al grido di “essenzialità, servizio, adattamento, condivisione” una ventina di famiglie e qualche coppia si sono mosse per trascorrere quattro giorni intensi di gioia e di cammino, preziosi di spiritualità e di contenuti, per esser testimoni del perdono sperimentato dal Poverello d’Assisi a Poggio Bustone.

Stanchi, sporchi ma felici, in braccio alla Verità, alla ricerca di risposte, ci mettiamo in viaggio affaticati, sofferenti, sommersi da difficoltà, con la paura di non farcela a vivere a pieno l’esperienza, di non farcela a camminare portando un passeggino o un figlio in braccio o nel marsupio eppure penso: «Io e mio marito siamo due genitori per due figli, come faranno due genitori per tre figli? Missione impossibile!». E invece no. Fin quando non dai un volto ai tuoi fratelli di avventura sei estranea a tutta la bellezza che vivrai e sei ignara della loro tempestività, loro sono pronti ad aiutarti e a spronarti, ad alleggerirti nei momenti di difficoltà.

Si parte, pellegrini per i quattro santuari della Valle. Solchi per anni il Cammino di Francesco, in tutte le formule: a piedi, in bici, passando per strada, nel bosco, da sola, con gli amici, con mio marito, in silenzio, pregando, cantando ma ancora non hai apprezzato, valorizzato, interiorizzato, messo a fuoco tutti i dubbi dai quali sfuggi e  che in Cammino tornano ridondanti, dubbi che fino al 29 agosto trovavano risposte esclusivamente tangibili, materiali, superflue. Il pellegrinaggio ti dà la possibilità di guardare le cose della vita da altre angolazioni e ti rende noto, grazie alle parole dei frati che sembrerebbero testimonianza viva di San Francesco, che dovremmo decentrarci, spostarci dall’Io per vivere in Dio e con Dio.

«Perché siete venuti in pellegrinaggio?». A questa domanda nessuno della famiglia si assume la responsabilità della risposta, il marito indica la moglie, la moglie indica i figli, i figli si girano verso il padre. La verità sta nell’essercelo imposto, sì, ci siamo imposti il pellegrinaggio per placare quella confusione dentro e fuori da noi stessi, per fermarsi e fare il punto della situazione, per ripartire nonostante tutto perché è ora che ho la possibilità di superare molteplici difficoltà, è ora che ho la possibilità di chiarire le mie debolezze e con tanta pazienza prendermene cura, è ora che una parte di me è di tutti e tutti saranno in me, ora non sono più sola e fragile, ora è il momento di tornare a Lui.

La stanchezza si annulla, la carica è inspiegabile, la sveglia non pesa, i momenti di preghiera li attendi ardentemente, l’eucarestia più che mai è vitale, la catechesi è pura realtà dalla quale non puoi esimerti, la visita guidata aggiunge tasselli alle proprie conoscenze, i fratelli ti spiazzano perché sono tanti, tutti belli, dannatamente forti e tu puoi solo essere grata per tutto ciò che stai vivendo. Sei in pellegrinaggio perché quando tua figlia ripete ininterrottamente «Voglio tornare a casa» prontamente le viene detto «Oggi tutto il mondo è casa». Resti spiazzata, a bocca aperta. Il pellegrinaggio smonta tutto e da esso riparti per sistemare tutti i pezzi in un modo che fino ad allora non avevi previsto.

Il miracolo della fraternità, il passaggio dal dolore alla festa, dal superfluo all’essenziale, il dono della vita e la fortuna che ho di poter vivere liberamente il Vangelo, il coraggio di perdonare e perdonarsi, di esser misericordiosi, coscienti delle proprie possibilità e vivere nelle proprie possibilità, saper attendere ed essere sempre se stessi, il pellegrinaggio insegna che ci vuole coraggio nella vita! San Francesco che ha abbandonato la mondanità per sperimentare la bontà di Dio ne è l’esempio massimo.

Ogni parola ti trafigge come una “spina nella carne”, ti mette a nudo davanti alla realtà e ti concede l’occasione di fare i conti con te stesso.

Il pellegrinaggio risulta essere l’inizio di un percorso di crescita interiore e di riconciliazione con il prossimo e con Dio per cui davvero comprendi il “Per…dono”: dono è il creato, dono sei tu per l’altro e dono è l’altro per te.