Erano oltre 40 gli espositori coinvolti dall’associazione “Ci vuole un senso” nella manifestazione dei “Presepi in chiesa”. L’iniziativa realizzata in collaborazione con la parrocchia e accolta tra quelle segnalate dal percorso diocesano della Valle del Primo Presepe ha attirato quest’anno artigiani, artisti e associazioni anche dalle frazioni vicine, dalla città di Rieti e da alcuni Comuni dei dintorni.
Segno di un rinnovato interesse per il presepe, favorito anche dalla visita al santuario di Greccio da parte di papa Francesco, che è tornato a pregare nella grotta in cui san Francesco ha ideato la prima rappresentazione della Natività, per poi firmare sul posto la lettera apostolica Admirabile signum, scritta proprio per tornare sul significato e sul valore del presepe.
Una intuizione che vede la Chiesa di Rieti impegnata già da tre anni, insieme ai comuni di Greccio e del capoluogo, con un percorso che collega il santuario francescano non solo a Rieti, ma anche agli altri luoghi significativi della Valle Santa.
In questo contesto, l’iniziativa promossa a Piani di Poggio Fidoni è un buon esempio di lavoro di gruppo, che vede oltre alla collaborazione tra la parrocchia e l’associazione “Ci vuole un senso”, il patrocinio del Comune e della Provincia di Rieti. Un impegno di lungo periodo perché parrocchia e associazione da diversi anni promuovono la mostra con l’obiettivo di trasmettere il messaggio di fede della Natività e tenere viva la tradizione del presepe nei luoghi in cui è nato.
«I presepi in chiesa sono semplici ed artigianali, fatti col cuore e con le mani delle persone della nostra valle – dice il presidente di “Ci vuole un senso”, Alessio Pitotti – ogni presepe ha le sue particolarità. È interessante scoprire, oltre alle diverse interpretazioni della Natività, alla varietà degli scenari e dei paesaggi ricostruiti, la qualità dei materiali utilizzati: argilla, pietre, sassi, radici, legno, gesso, plastica, tegole, rottami metallici, pelle, carta e cartone, composti, plasmati e impiegati in maniera originale».