Povertà, mons. Pompili: «ci si può accontentare di discutere in panciolle?»

Che vuol dire, concretamente, stare con i poveri? È la domanda posta dal vescovo Domenico Pompili durante la veglia alla vigilia della Giornata Missionaria mondiale, «che ci apprestiamo a vivere insieme domenica prossima e che segna il culmine dell’intero ottobre missionario».

Un appuntamento che quest’anno viene condotto proprio sul tema “Dalla parte dei poveri”, e secondo il vescovo la frase «suscita mille altri interrogativi nel nostro mondo ricco, sia pure in preda alla crisi economica». Ma «ci si può accontentare di discutere in panciolle di certi problemi drammatici?»

A soccorrere don Domenico nel ragionamento c’è «la parola del frammento tratto dal libro dell’Esodo» (Esodo, 22, 20-26) che «ci aiuta ad uscire da un generico sentimento, da una emozione passeggera o da una reazione intermittente e ci lascia comprendere la posta in gioco. Con estrema concretezza vengono snocciolati quattro casi concreti, due relativi ai forestieri e due invece relativi al prossimo».

Il primo è: “Non molesterai il forestiero ne’ l’opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto”.

«Qualche volta penso che se Papa Francesco non fosse salpato da bambino sulla nave degli immigrati che dal Piemonte lo conduceva in Argentina, non avremmo avuto la sua parola così netta sull’argomento. Lui – ha spiegato mons. Pompili – non dimentica di essere stato forestiero, di aver vissuto la condizione di chi si ritrova spaesato e non capisce neanche la lingua per orientarsi. Anche Israele era stato forestiero, ma rischia di dimenticarlo. Quando questo accade, diventa semplice “molestare ed opprimere il forestiero”. Molestare significa approfittarsi di chi vive una situazione di debolezza: senza un terreno su cui lavorare, senza i riferimenti familiari. Si diventa allora come oggi facile preda degli approfittatori. Ma guai a a cedere a questo piano inclinato. Sfruttare alla lunga si ritorce contro».

Poi è la volta delle vedove e degli orfani.

«Due categorie che oggi definiremmo disgraziate. La donna, in particolare, che viveva in una condizione di subalternità totale, quasi una ’cosa’ tra le altre, come induce a ritenere perfino il Decalogo che affianca nella proibizione di non desiderare tra la roba del prossimo, oltre che la casa e il terreno pure la donna! La donna da sola era quasi una maledizione, soggetta a mille ricatti e sostanzialmente indifesa, alla mercé dei maschi. Così come l’organo privo di qualsiasi sussidio e sospeso alla benevolenza dell’altro. Si comprende allora la dura parola dell’Esodo: “Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani”. Certe volte – ha sottolineato don Domenico – quando accade che qualche uomo di una certa età scappa con la badante di turno vien da pensare che più che una maledizione dall’alto sia piuttosto una rivendicazione dal basso. Così come quando certi anziani coniugi finiscono per lasciare tutto in eredità a estranei invece che ai figli, divenuti ‘de facto’ orfani a loro volta! Quando si produce violenza non sorprende che altra violenza sia appena dietro l’angolo».