Pompili, bilancio di 8 anni

Il futuro presule a colloquio col direttore dell’Ufficio diocesano reatino: «Necessario conciliare verità di un’identità chiara e capacità di dialogare con tutti».

Sul sito dell’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali, all’interno del portale della Cei www.chiesacattolica.it, risulta già il nuovo organigramma: il nominativo di don Ivan Maffeis, fino all’altra settimana vice direttore, ha già rimpiazzato quello di monsignor Domenico Pompili nell’incarico di direttore. Il sacerdote trentino, dopo la nomina del consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana riunitosi a margine dell’assemblea generale, ha dunque preso il posto del confratello di Anagni–Alatri di cui era vice negli ultimi cinque anni, da papa Francesco destinato alla cattedra episcopale reatina. On line, nella pagina dell’ufficio che coordina il pianeta mediatico della Chiesa italiana, anche il bilancio degli otto anni che monsignor Pompili ha trascorso alla direzione.

Un bilancio che il vescovo eletto di Rieti ha voluto tracciare in occasione dell’incontro che giovedì scorso, presso la sede della Cei, ha riunito i delegati regionali e i direttori diocesani delle Comunicazioni sociali. Il futuro presule ha passato in rassegna gli impegni portati avanti, il cammino di formazione svolto con incontri, convegni, seminari di studio, le attività di rinnovamento e di promozione dell’intero “pacchetto” massmediale che fa capo alla comunità cattolica d’Italia. E dopo aver ringraziato e augurato buon lavoro a don Maffeis e a tutto lo staff dell’ufficio nazionale, ha concluso con il profilare quella che si prepara come «una stagione nuova e perciò stessa interessante». E ha concluso: «Con la stessa persuasione nel cuore il prossimo 5 settembre andrò a Rieti per “iniziare” il nuovo servizio che papa Francesco mi ha affidato».

Ad ascoltarlo, tra i convenuti all’incontro che riuniva i responsabili del settore mass media nelle diocesi e nelle regioni ecclesiastiche, anche il rappresentante della diocesi reatina, Massimo Casciani, accompagnato dal factotum del settimanale diocesano David Fabrizi. Proprio di comunicazioni sociali Casciani (che monsignor Lucarelli ha voluto negli ultimi anni in Curia alla direzione di tale ufficio, dopo che aveva guidato in precedenza quello deputato alla scuola) ha voluto parlare nel breve colloquio con Pompili, ripreso dalla videocamera di Frontiera e pubblicato nella web tv diocesana sul sito frontierarieti.com. Rispetto allo “stato dell’arte” della realtà comunicativa delle diocesi italiane, il vescovo eletto ha voluto ribadire quanto «la stagione di un impegno più sistematico» avviata nel campo dei media dopo il Vaticano II «con una presenza maggioritaria dei laici, uomini e donne» abbia bisogno di farsi più incisiva, investendo «ancora di più sulla competenza e sulla disponibilità dei laici che possano su questo fronte della comunicazione aiutare la Chiesa a rendersi comprensibile anche verso i lontani».

Ha parlato poi del rapporto tra identità forte e capacità di dialogo nel presentare come Chiesa il proprio punto di vista sui media: «Comunica chi riesce a dare dei messaggi forti: anche oggi, paradossalmente, nella babele del mondo digitale, è riconoscibile chi ha un’identità, perché si sa dove va a parare. Nello stesso tempo, però, un’identità netta non deve significare comunicazione intransigente, tantomeno arroccata, ma deve piuttosto esporsi al confronto». Quindi, in relazione al comunicare la famiglia, in vista del secondo Sinodo dei vescovi su tale tema, monsignor Pompili ha evidenziato quanto alla Chiesa stia a cuore «riproporre l’elemento che attraversa tutti i tempi, e cioè la dinamica delle generazioni e la dinamica dell’incrocio tra i generi, maschi e femmine», ribadendo che, al di là dell’inesistente dicotomia tra famiglia “tradizionale” e “moderna”, «ciò che è veramente importante è superare l’individualismo, che è un po’ il virus» che causa la crisi della vita sociale.

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