Gridando insulti antisemiti Robert Bowers ha scaricato il suo fucile d’assalto AR-15 e probabilmente ha usato almeno altre tre pistole che sono state ritrovate nell’edificio, dove si è fermato per circa 20 minuti.
«Una delle peggiori scene del crimine che abbia mai visto durante tutta la mia carriera», ha commentato un agente dell’FBI, con 22 anni di servizio alle spalle.
“More light. More life – Più luce. Più vita”, sono le parole incise sullo stemma in legno della sinagoga Tree of Life * Or L’Simcha Congregation in Pennsylvania, dove ieri mattina Robert Bowers ha ucciso 11 persone radunate durante lo Shabatt, la preghiera settimanale degli ebrei.
La sinagoga situata nel tranquillo quartiere di Squirrel Hill, il cuore ebraico di Pittsburgh, da oltre cento anni punto di riferimento per la comunità ebraica. La particolarità della zona sono le case familiari, i ristoranti kosher, i negozi ebraici, tutti posti al centro della cittadina e non in periferia, come è spesso accaduto ad altre comunità. Il sabato, il tempio accoglie ben tre gruppi di fedeli e uno di loro stava celebrando la festa del nome, per un bimbo nato da qualche settimana. La polizia non ha ancora rivelato i nomi delle vittime ma ha assicurato che tra loro non ci sono bambini, mentre tra i sei feriti c’è una coppia di anziani e quattro poliziotti che sono intervenuti mettendo a repentaglio la propria vita, pur di salvare i fedeli intrappolati.
Il killer stava uscendo dall’ingresso principale quando gli agenti all’ingresso hanno cercato di bloccarlo ingaggiando uno scontro a fuoco che lo ha leggermente ferito, ma non gli ha impedito di rifugiarsi nello studio del rabbino prima di decidere la resa.
Robert Bowers, proprio cinque minuti prima di entrare in azione aveva pubblicato un post su Gab, un social network che si autoproclama “un paradiso per la libertà di parola”, mentre in realtà è un’app nata come luogo di incontro per attivisti di estrema destra e nazionalisti bianchi le cui opinioni non sono gradite su altre piattaforme social media. Nel post Bowers avvertiva di non poter restare seduto e guardare la sua gente venire massacrata, “sto entrando”. Il killer si riferiva alla carovana di immigrati che partita dall’Honduras si sta avviando verso gli Usa e che nelle ultime settimane continuava a definire “invasori”, convinto che questi sfollati fossero violenti poiché provenivano da Paesi violenti.
Studiando le sue interazioni social, si è scoperto che 17 giorni prima della strage, Bowers, aveva inviato messaggi antisemiti al sito di Hias, un’organizzazione ebraica sorta nel 1881 per aiutare gli ebrei in fuga dall’Europa orientale, ma che a partire dal 2000 aveva ampliato il suo ambito d’azione verso i rifugiati non ebrei, da Afghanistan, Bosnia, Bulgaria, Cecoslovacchia, Etiopia, Haiti, Marocco, Vietnam. Hias proprio la scorsa settimana aveva invitato tutte le congregazioni ebraica a dedicare uno Shabbat ai rifugiati e la sinagoga di Tree of life vi aveva aderito, come si può vedere sul sito. Forse sarà stato questo a far scattare il piano di Bowers che aveva commentato con disprezzo un post su “camion contrassegnati con la Stella di David che stavano portando i migranti dell’America centrale negli Stati Uniti”.
E sempre in settembre aveva postato una foto dove esponeva il suo arsenale di 21 fucili, acquistati con regolare licenza e pronti ad entrare in azione. Si attendono sviluppi delle indagini, intanto il procuratore generale ha annunciato che per le imputazioni a cui è soggetto, Bowers rischia la pena di morte.
L’attentato alla sinagoga è il quarto perpetrato in un luogo di culto, edifici ritenuti sacri e inviolabili e che invece, negli ultimi anni, sono stati anch’essi scenari di stragi: nel 2017 nella chiesa battista in Texas dove morirono 26 persone, nel 2015 era stata la volta del Connecticut e dell’assassioni di 9 afroamericani da parte di un giovane bianco, mentre nel Wisconsin ad essere stato preso di mira era stato un tempio sik dove a morire erano stati in sei.
Ieri sera una veglia di preghiera interreligiosa ha percorso le strade attorno alla sinagoga, mentre la gente esponeva cartelli con scritto “Ama il tuo vicino senza nessuna eccezione” e cantava “Shabbat- Shalom”.
Il presidente Trump ha dichiarato che «i cuori di tutti gli americani sono pieni di dolore» e ha invitato a lavorare «insieme per estrarre dalla nostra società l’odioso veleno dell’antisemitismo. La piaga dell’antisemitismo non può essere ignorata».
Ha ricordato poi che se ci fosse stata un’opportuna difesa, l’eccidio poteva essere evitato. In realtà la sinagoga ha svolto corsi di formazione per sfuggire ad attacchi terroristici e grazie a questo training molte vite si sono salvate. Il presidente non ha annullato il suo comizio in Illinois e durante il suo discorso non ha mancato di attaccare i democratici, imputandogli la responsabilità del clima al vetriolo delle ultime settimane di campagna elettorale. Il Paese in questi giorni è scosso dai pacchi bomba inviati a diverse personalità democratiche e persino agli ex presidenti Obama e Clinton. Tra i destinatari di una bomba artigianale c’era anche Soros, il miliardiario ebreo accusato di finanziare la carovana di immigrati del Centro america, anche lui al centro di attacchi antisemiti violenti.
I vescovi americani, invocando «il conforto di Dio per i fratelli e le sorelle della comunità ebraica” hanno espresso «ferma condanna per tutti gli atti di violenza e di odio contro una delle nostre comunità».
Il cardinale Daniel DiNardo, presidente della Conferenza episcopale, ha richiamato i funzionari pubblici e l’intera nazione «ad affrontare la piaga della violenza armata: la violenza come risposta a differenze politiche, razziali o religiose deve essere affrontata con ogni possibile sforzo, Dio non chiede niente di meno da tutti noi».
«Mai Più», ha ribadito in una nota il vescovo David Zubik che, invitando a mettere in pratica le preghiere amando concretamente chi ci è vicino, ha denunciato «la bigotteria anti-ebraica» come un «peccato terribile».
Dal Sir