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Pena di morte, anche la Malesia la abolisce. Impagliazzo: «Togliere legittimità a tutte le violenze»

143 i Paesi che hanno abolito la pena di morte, ma sono 56 quelli che ancora la mantengono in vigore e 23 quelli in cui le condanne sono eseguite. In Europa, è la Bielorussia l’ultima nazione nel cui ordinamento è contemplata la pena capitale e le esecuzioni avvengono senza nemmeno informare i familiari dei condannati. Su questo fronte, dunque, si sono raggiunti importanti traguardi, ma resta ancora molto fare.

143 i Paesi che hanno abolito la pena di morte, ma sono 56 quelli che ancora la mantengono in vigore e 23 quelli in cui le condanne sono eseguite. In Europa, è la Bielorussia l’ultima nazione nel cui ordinamento è contemplata la pena capitale e le esecuzioni avvengono senza nemmeno informare i familiari dei condannati. Su questo fronte, dunque, si sono raggiunti importanti traguardi, ma resta ancora molto fare. Specialmente a livello culturale, in un tempo “in cui dominano le emozioni”, come spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha promosso l’XI Incontro internazionale dei Ministri della Giustizia sul tema “Un mondo senza la pena di morte”.

Sono 143 i Paesi che hanno abolito la pena di morte, ma sono 56 quelli che ancora la mantengono in vigore e 23 quelli in cui le condanne sono eseguite. In Europa, è la Bielorussia l’ultima nazione nel cui ordinamento è contemplata la pena capitale e le esecuzioni avvengono senza nemmeno informare i familiari dei condannati. La Malesia invece ha annunciato l’abolizione della pena di morte e la moratoria delle esecuzioni. Su questo fronte, dunque, si sono raggiunti importanti traguardi, ma resta ancora molto fare. Specialmente a livello culturale, in un tempo “in cui dominano le emozioni”, come spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha promosso l’XI Incontro internazionale dei Ministri della Giustizia sul tema “Un mondo senza la pena di morte”.

Presidente, quale è la situazione della pena di morte nel mondo?
Ci sono importanti novità positive, a partire dall’abolizione della pena di morte in Malesia che sottrarrà a questa pena ingiusta centinaia e centinaia di persone: sono 1.281 i condannati nel braccio della morte delle carceri malesiane. Questa è una grande notizia che ci ha fatto rallegrare. Inoltre c’è stato il voto in sede Onu per una moratoria delle esecuzioni capitali che ha coinvolto nuovi Paesi: 123 si sono dichiarati a favore 36 gli astenuti e 30 contrari. C’è dunque un movimento che cresce a livello internazionale e multilaterale.

La Comunità di Sant’Egidio è in prima linea da anni nella battaglia contro la pena di morte…
Sant’Egidio si sta impegnando perché abolire la pena di morte significa togliere legittimità a tutte le violenze, che purtroppo sono in aumento nel nostro mondo. Tra l’altro, è stato dimostrato come la pena di morte non sia un deterrente: dagli Stati Uniti ci è stato detto che gli Stati che lo hanno abolito hanno visto diminuire i reati di omicidio. Il problema quindi è quello di coinvolgere l’opinione pubblica in un tempo di emozioni, in cui sembra che il ricorso alla pena di morte sia la soluzione più semplice anche se in realtà non è vero.

La modifica del Catechismo della Chiesa cattolica riguardo alla pena di morte, dichiarata “inammissibile”, rappresenta uno stimolo per i cristiani per continuare ad impegnarsi a difesa della vita?
Sì, si tratta di un importante cambiamento impresso da Papa Francesco che ha dato molta forza non solo a noi, ma a tutte le associazioni cattoliche e laiche che lavorano a questo livello. Impegna le Chiese e sostiene le Conferenze episcopali – come quelle americana, ugandese, filippina – che stanno lavorando su questo tema. È un grande sostegno per tutti.

Perché la lotta per l’abolizione della pena di morte è una battaglia culturale?
Lo è perché nell’emotività c’è una santa ignoranza, come la definisce Olivier Roy. E noi dobbiamo superare tutte queste forme di ignoranza sia su base religiosa che su base laica che danno soluzioni semplificate a problemi complessi e non servono o sono letali quando toccano il diritto alla vita.

Il 30 novembre torna l’appuntamento di “Cities for Life”, la mobilitazione mondiale contro la pena capitale…
Quest’anno sono più di 2.000 le città per la vita che aderiscono all’iniziativa, giunta alla sua 17° edizione, che si celebra nella data in cui si ricorda la prima abolizione della pena di morte nel 1786 da parte del Gran Ducato di Toscana. È bello diffondere l’idea delle città per la vita, di città che si mobilitano insieme all’opinione pubblica. Noi avremo il centro dell’iniziativa al Colosseo, che sarà nuovamente illuminato per l’occasione.

dal Sir