Pedalate francescane

S’è allungata di molto la Ciclovia della Conca reatina. S’è più che raddoppiata e da Rieti, passando per Terria, è giunta fin sotto Contigliano.

Pochi sanno la novità della Ciclovia, perché non è stato ancora diffuso un avviso di apertura, mancando la colorazione di alcuni chilometri, rossa e prescritta per legge, e la segnaletica di rito, necessarie ad una inaugurazione che si rispetti, quando tutto avrà i cosiddetti sacri crismi. Ma coloro che sono, fin dalla prima ora, affezionati fruitori della Ciclovia, e costoro sono sempre in costante crescita di numero, l’hanno saputo, si sono lanciati a percorrerla, infischiandosene del formale segnale d’apertura, poiché non ci sono reti di plastica e sbarramenti diversi che possano impedirlo e bloccare l’accesso ai cittadini smaniosi di godere di un luogo ove star tranquilli e correndo o pedalando, vivere alcune ore in un posto d’incanto, ove si esprime in tutta la sua completezza, quello slogan che è stato banalmente rinfoderato dal sistema pubblicitario locale e che però bene riassumeva il senso dello spettacolo e dello stupore che è contenuto in La provincia di Rieti attraente per natura! innanzi ai siti che essa racchiude e circoscrive.

Il primo tratto della pista era partito due anni fa da Rieti ed era giunto fino a Colle Aluffi, fiancheggiando la strada provinciale per Finocchieto – Greccio con il suo nastro rosso bruciato, uguale a quello del campi di tennis. E qui s’è arrestato, perché la Provincia era a corto di soldi per proseguire. Era il tratto cosiddetto corto, che ha svolto bene il suo compito ospitando sportivi, ciclisti, podisti, famiglie, bambini, pattinatori, triciclisti. Ora è stato completato il tratto lungo (ma non è ancora concluso, né è il definitivo!) che è pressoché il doppio del primo ed ha tardato un poco ad aggiungersi al primo, perché ci sono sempre ostacoli da superare e impedimenti che si frappongono ai cantieri aperti nel Reatino, come ci gravasse sopra una maledizione.

La pista ciclabile è sempre più doble-face, perché non solo è multi-sport, ma è diventata il percorso preferito dai pellegrini della Via Francigena, i quali ne approfittano per godersi la Valle Santa in tutta pace e silenzio, spostandosi da una santuario all’altro, da Poggio Bustone a Greccio o a Fontecolombo, in quanto per un lungo tratto del Cammino di Francesco non sono più costretti ad andare per le strade dove corrono auto, tir e motociclette, ma seguono il tragitto che li introduce a lambire i campi di frumento e di granoturco, quello dei girasoli, che sono coloratissimi di giallo e di verde tenue quelli della soia in fiore.

Almeno per la pista doble-face della Conca reatina, è proprio come in Galizia e nelle campagne spagnole. Qui ci sono itinerari realizzati proprio per i pellegrini che si snodano sui tracciati francesi, portoghesi, galleghi e toccano città e paesi, luoghi di ristoro, agriturismi o addirittura dormitori pubblici da fruire gratuitamente, puntando con le gambe e maggiormente con il cuore e con lo spirito verso la tomba di Santiago Matamoros nel nome del quale la Cristianità ricacciò gli arabi in Africa grazie alla reconquista.

Nella Valle Santa reatina, anima e muscoli spingono in direzione dei luoghi di quel Francescanesimo povero che sembra ormai sempre più incerto ad Assisi, ricca di opere d’arte e di avvenimenti politici e perfino di festival canori, che si avvalgono delle suggestioni delle luci colorate accese sui monumenti medievali e sulla basilica voluta da Sant’Elia, che a Fontecolombo, ai suoi tempi, era di casa. Nei santuari della pista doble-face ancora alberga lo spirito povero dell’Assisiate, che percorse questa valle a piedi scalzi, su di una barchetta nel lago e dove lui si nutrì di pesci, né raffinati e né squisiti, e digiunò a lungo come a Poggio Bustone per quaranta giorni e predicò il perdono dei peccati, che era il Vangelo del suo Cristo e che i nostri Minori richiamano alla memoria dei pellegrini un poco esausti per la fatica, un poco preoccupati per trovare un tetto sotto cui dormire e mangiare, quando giungono ai conventi della Regola, a quello del Presepe e poi a quello del Cantico delle Creature, che è alla Foresta. Ma è qui lo spirito del camminare ed è qui che è soddisfatta la ricerca del silenzio e il bisogno di sfogare le angosce, scioglierle in preghiere, lunghe e appena mormorate, cadenzandole sui passi dei sandali o anche delle adidas e delle nike che percorrono la Ciclovia doble-face.

Ora, partendo dal Mulino della Salce, il percorsocorto gira sulla via che costeggia la ferrovia a sinistra e sulla destra il Velino e giunge fino al Ponticello, per interrompersi subito appresso. Da Piazza Angelucci, andando a destra, il percorsolungo giunge fin alla Chiesa Nuova e chi vuole entra nella bella chiesa di Santa Barbara in Agro e prega. Colle Aluffi viene aggirato sulla destra e già si è nel nuovo itinerario della pista. A seguire la Ciclovia essa tocca alcuni casali divenuti ville, che fino ad ora restavano nascosti, per poi immettersi prima di Terria entro boschetti e radure e riprendendo il percorso ombroso delle piante secolari che ancora lambiscono il fiume. A Ponte Quattro Novembre la Ciclovia bypassa la strada provinciale che va verso le scuderie dei purosangue della famiglia Rosati-Colarieti, ricosteggia il Velino e poi il Turano per toccare le case sotto il Castello dei duchi camerti di Varano a Terria, si inoltra al di qua di Monticchio, luogo dei marchesi Vecchiarelli, sorpassa un maneggio di gran moda e punta dritto al centro della Piana, dove si biforca: a sinistra va al Turano a destra giunge fino alla stazione ferroviaria di Contigliano.

Dal ponte sulla Finocchieto fino alla ferrovia, la Ciclovia vesirà ancora per poco il suo look di asfalto nero. In settimana, dicono, sarà dipinta in rosso e rifinita con segnali e arricchita di fontanelle, tabelle e tavoli e panche in legno che, speriamo, resistano agli assalti scatenati degli incivili e dei barbari.

Visto dal nuovo percorso, dopo Colle Aluffi, il Terminillo commuove, tanto la cartolina che si ha è suggestiva. Dopo Terria, la Ciclovia doble-face scopre i siti francescani di Greccio, in mezzo c’è la ricostruita Abbazia cistercense di San Pastore e quindi la Collegiata di Contigliano. Andate di fretta a comprare una bicicletta e a munirvi di un salterio. Di mattino presto merita correre sulla double-face e se avete fede, farà bene anche pregare le Lodi.